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I dati dell'indagine condotta da Altroconsumo porta alla luce l'aumento delle rette mensili in metà degli asili nido privati italiani. A pagare le spese delle difficoltà riscontrate dall'emergenza sanitaria sono, come sempre, le famiglie.
Con l’avanzare dell’emergenza sanitaria da Covid-19 molti asili nido privati hanno aumentato le rette mensili. Questo ha destabilizzato molte famiglie italiane che si sono trovate ad affrontare (anche) il problema “salato” dei servizi scolastici per i propri figli.
Dall’inchiesta svolta da Altroconsumo, si evince come quasi la metà delle strutture, per la maggior parte private, si sono trovate costrette a dover presentare il conto – gonfiato – a molti genitori. Scopriamo i motivi di questo aumento delle rette mensili.
Se è vero che gli asili nido sono una ricchezza per i bambini, soprattutto in tempo di Pandemia da Covid-19, mandare i propri figli all’asilo diventa una necessità prioritaria anche e soprattutto per i genitori lavoratori.
Avere una struttura educativa che si prenda cura dei propri bimbi è fondamentale per continuare la vita di tutti i giorni, seppur con infinite ristrettezze sociali e finanziarie. Ma con il progredire della Pandemia molti asili nido italiani, sia pubblici che privati, hanno pensato bene di aumentare le rette mensili con grande stupore per le famiglie che non ne comprendono bene le motivazioni.
I motivi, dunque, che hanno portato alcune di queste strutture ad aumentare mensilmente le rette scolastiche sono accomunate tutte dallo stesso problema che la crisi pandemica ha portato alla luce: le modifiche apportate alla struttura per mettersi in regola con le norme contenute nelle linee guida del Ministero dell’Istruzione.
I responsabili degli asili nido per adeguarsi a tali richieste hanno apportato modifiche, alcune di queste, però, hanno richiesto un aumento delle spese.
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C’è da ribadire che, ovviamente, non tutti gli asili nido hanno aumentato le spese. Dall’inchiesta eseguita a ottobre dello scorso anno, si nota che la metà degli asili nido privati ha aumentato le tariffe, mentre il 43% delle strutture hanno mantenuto invariate le rette non apportando nessun aumento e, infine, solo il 7% le ha ridotte.
Gli asili coinvolti nell’indagine sono stati 145 in totale suddivisi da nord a sud: da Milano a Reggio Calabria, passando per Bari, Padova e Pescara.
L’aumento deciso dalle metà delle strutture per l’infanzia si attesta mediamente sul 6%, ovvero 36 euro in più al mese. In sostanza, confrontando tutti gli asili nido coinvolti e riferendosi anche all’anno precedente, l’aumento complessivo è stato del 3%, corrispondente a circa 18 euro al mese, oscillando di qualche euro di differenza (minimo 16 euro, massimo 21 euro) a seconda della fascia di frequenza del bambino.
Quindi, le difficoltà che gli asili nido hanno dovuto – e ancora – affrontano a causa della Pandemia da Covid-19, hanno inciso sulle finanze e le tasche delle famiglie italiane.
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Sembra una barzelletta ma è così e, in verità, c’è poco da riderci su. Le difficoltà causate per la riapertura in sicurezza di asili nido e scuole per l’infanzia, in modo particolare per i centri privati, ricade sulle famiglie (come sempre d’altronde).
Le difficoltà che alcune strutture hanno affrontato nella riapertura e che, conseguentemente, hanno inciso sull’aumento delle rette mensili sono state:
L’incremento delle tariffe è stato messo in atto dagli asili nido in 3 diverse modalità:
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Tra le città italiane che hanno maggiormente aumentato le rette mensili spicca Bari con un incremento di ben 45 euro in più (mensili) rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda Reggio Calabria l’aumento è di 9 euro, pari al 3%, così come Padova e Milano, anche se gli importi per la città meneghina, in valore assoluto, sono più elevati (ovvero 16, 17 euro).
Emerge che i nidi comunali di Reggio Calabria sono i meno cari per tutte le fasce di reddito Isee, a differenza della città di Milano che si attesta al primo posto in fatto di aumento, con una retta di 684 euro al mese.
Anche se Bari, come abbiamo visto, risulta avere un incremento maggiore, analizzando le tariffe in valore assoluto di tutte le città in riferimento allo scorso anno, resta comunque una delle città meno care.
In merito a tali aumenti, a volte pienamente giustificati, altri meno, i genitori prima di firmare un qualsiasi contratto o accordo tra struttura privata educativa e persona fisica, dovrebbero leggere attentamente tutte le clausole all’interno dei documenti.
Solo così la tutela è garantita e, qualora non fosse specificato alcun aumento mamma e papà hanno il diritto al rimborso che si può far valere tramite una richiesta scritta inviata tramite raccomandata online o servizio di posta certificata (Pec).
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