L'impegno di Allyson Felix, dagli asili nido nei Villaggi olimpici alla salute delle donne nere

L'ex campionessa di atletica si sta impegnando per garantire diritti e sicurezza alle madri atlete e alle donne nere, più a rischio preeclampsia negli USA.

Anche se ha smesso di gareggiare nel 2022, Allyson Felix rimane un punto di riferimento per le sportive di tutto il mondo, ed è presente anche alle attuali Olimpiadi di Parigi come membro della Commissione atleti del Comitato olimpico internazionale (CIO), per inaugurare il primo asilo nido nel Villaggio olimpico, in collaborazione con Pampers.

Madre di due figli, la pluripremiata velocista statunitense – 20 medaglie ai Campionati del mondo e 11 medaglie alle Olimpiadi –  Felix sa in prima persona quanto possa essere difficile gestire la maternità con un programma di gare estenuante, e ha voluto offrire ai genitori atleti uno spazio dedicato in cui allattare e creare un legame con i propri figli, offrendo un senso di normalità e calma in mezzo allo stress e ai rigidi programmi dei Giochi Olimpici.

Creare questo spazio era in cima alla sua lista quando è entrata a far parte del CIO, ha detto Felix durante un incontro ospitato da Sarah Kellogg Neff di The Lactation Network al Peoplehood di New York City, ma la ex campionessa ha detto di avere “un’intera lista di idee” sui cambiamenti che vuole apportare alle future Olimpiadi, tra cui continuare ad ampliare l’asilo nido e “normalizzare l’assistenza all’infanzia durante gli eventi sportivi per gli atleti professionisti”.

Come accade per qualsiasi altra professione, anche le atlete spesso si trovano a dover scegliere tra lo sport e la maternità, un dualismo che Allyson Felix si promette di voler superare. “Non voglio che nessun’altra donna si senta costretta a scegliere tra la sua professione e la maternità, e sicuramente non debba nascondere di portare una nuova vita in questo mondo”, ha condiviso Felix, spiegando che quando era incinta di sua figlia cinque anni fa, si allenava alle 4 del mattino per nascondere la sua gravidanza, temendo di perdere i suoi accordi di sponsorizzazione. Primi passi, in questo senso, si stanno già vedendo, come abbiamo osservato nel caso di Nada Hafez, schermitrice egiziana che si è presentata in pedana incinta di sette mesi.

Felix ha anche detto che sentiva la necessità di aspettare ad avere figli più avanti nella sua carriera per non compromettere i suoi obiettivi professionali. Sfortunatamente, questa è una scelta che molte donne sono costrette a fare, indipendentemente dalla loro professione. “Ho aspettato ad avere figli per molto tempo a causa di ciò che ho visto passare alle mie compagne di squadra e colleghe: non erano supportate durante le loro gravidanze”, ha ricordato.
Ora, come madre, spera di cambiare le cose, e di fornire consigli utili alle madri; in primo luogo, riconoscere di aver bisogno di un gruppo di supporto, in tutti gli aspetti della vita (maternità, sport e imprenditoria). Felix, ad esempio, ha raccontato di essersi affidata a una consulente per l’allattamento durante il suo percorso di allattamento al seno con il suo primo figlio, che faceva parte del suo team di assistenza, che comprendeva anche medici e una doula.

Ma l’atleta ha anche parlato apertamente della sua traumatica esperienza di parto durante la sua prima gravidanza, raccontando di aver avuto bisogno di un taglio cesareo d’urgenza a causa di complicazioni con la preeclampsia. Sua figlia è nata due mesi prima, trascorrendo un mese in TIN. La preeclampsia è una delle principali cause di morbilità materna ed è responsabile di oltre 70.000 decessi materni e 500.000 decessi fetali in tutto il mondo; solo negli Stati Uniti, il tasso di preeclampsia nelle donne nere è superiore del 60% rispetto alle donne bianche. Un sorprendente 84% dei decessi correlati alla gravidanza negli Stati Uniti è considerato prevenibile.

Proprio grazie al suo impegno a favore delle donne nere, Felix è riuscita ad aiutare un’amica, come raccontato durante l’incontro: “Aveva mal di testa e ha detto di aver contattato il suo medico, che le ha detto di aspettare il suo appuntamento dopo sei settimane. Questo accade ancora, ogni singolo giorno. Le ho detto di andare al pronto soccorso e le è stata diagnosticata la preeclampsia postpartum. Non sapeva esattamente cosa cercare, ma sapeva di essere a rischio”.

Anche per questo, ha aggiunto, “Il mio lavoro di advocacy sulla salute materna delle donne nere continuerà perché ogni donna nera merita di vivere appieno la gioia del parto, invece della paura a cui siamo abituate”.

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