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Congedo per lutto: ora in Nuova Zelanda è legge. Tale diritto è riservato a tutte le coppie che hanno avuto un lutto perinatale o un aborto spontaneo durante la gravidanza. L'obiettivo della Deputata Andersen: "Apriamo la strada verso una legislazione compassionevole".
La notizia arriva dalla Nuova Zelanda e prevede un congedo per lutto di 3 giorni retribuito a tutti coloro che hanno subito un aborto spontaneo durante la gravidanza o in caso di morte alla nascita del neonato.
Dopo la liberalizzazione degli assorbenti, avvenuta con la gratuita diffusione nelle scuole neozelandesi, e la liberalizzazione, a marzo dello scorso anno, dell’aborto volontario entro le 20 settimane di gravidanza, ora la Nuova Zelanda si appresta a sdoganare un altro tabù troppo a lungo taciuto: la perdita di un figlio.
Scopriamo in cosa consiste questo nuovo congedo per le donne lavoratrici e se sarà previsto anche in Italia.
L’ok arriva all’unanimità dal Parlamento neozelandese e riguarda tutte le coppie che hanno subito un lutto perinatale o un aborto spontaneo durante i nove mesi di gestazione.
A dare notizia della nuova legge la CNN con la dichiarazione della Deputata laburista Ginny Andersen, promotrice del disegno di legge.
In questo modo le madri e i loro partner potranno affrontare la loro perdita senza prendere un congedo per malattia.
La Nuova Zelanda diventa così il secondo Paese dopo l’India (che prevede sino a 6 settimane di congedo per lutto alla mamma) a stabilire per diritto un congedo sotto forma monetaria e di astinenza dal lavoro per la perdita di un figlio nato morto o per aborto spontaneo.
La nuova norma prevede il diritto fino a 3 giorni di congedo parentale per le donne lavoratrici ma anche per i papà che hanno subito una perdita a seguito di un aborto o decesso perinatale.
Dai dati riferiti dall’organizzazione benefica Sands New Zealand e riportati dal New York Times, 1 donna su 4 in Nuova Zelanda ha subito un’interruzione di gravidanza spontanea o partorito un bambino nato morto. Tra i casi di aborto spontaneo, più del 95% di essi si verifica nelle prime 12-14 settimane di gravidanza.
La Deputata Andersen in merito a tale statistica ha aggiunto:
Il loro dolore non è una malattia, è una perdita. E la perdita richiede tempo. Spero che saremo tra i primi, ma non tra gli ultimi, e che altri Paesi cominceranno a legiferare per un sistema di congedi più umano ed equo, che riconosca le sofferenza e il dolore successivi ad aborti spontanei e morte alla nascita.
Questa forma di tutela è prevista anche nelle prime settimane di gravidanza e sarà valido anche in caso di maternità surrogata, mentre non comprenderà le interruzioni volontarie di gravidanza.
Se la Nuova Zelanda con questa nuova norma attesta il valore di parità (ancora una volta) tra donna e uomo, mettendo sullo stesso piano la genitorialità, in Italia non è ancora prevista una legge che preveda un congedo per lutto in caso di aborto spontaneo o perdita alla nascita di un figlio.
In Italia di fatto non esiste il congedo per lutto e solo dopo 180 giorni dalla data di inizio della gravidanza esiste una sorta di congedo simile alla maternità come riporta il sito dell’Inps. Se l’aborto avviene prima dei 180 giorni è considerato come malattia.
Il giorno di inizio della gravidanza coincide con il 300° giorno precedente la data presunta del parto riportata sul certificato medico di gravidanza. Se l’interruzione della gravidanza si verifica, invece, prima di 180 giorni dalla data di inizio della gravidanza, i successivi periodi di assenza dal lavoro certificati dal medico sono assenze di malattia.
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