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Cosa vedono i neonati quando nascono? E quando iniziano a riconoscere i volti, i colori e le forme? Parliamo della vista dei neonati e di come cambia nei primi 12 mesi.
La vista, infatti, è solamente l’aspetto sensoriale del più complesso meccanismo che prende il nome di funzione visiva. Questa è l’insieme delle strutture e delle funzioni che collegano l’occhio al cervello. Quando si parla di funzione visiva, quindi, si fa riferimento non a una generica capacità di “vedere”, ma a capacità sensoriali quali l’acuità visiva, la sensibilità al contrasto, il senso cromatico, il movimento, la velocità, il senso di profondità e il riconoscimento della forma.
Nel neonato questo insieme di funzioni si sviluppa a partire dalla nascita (dove c’è già una, sebbene immatura, funzione visiva) e si stabilizza indicativamente intorno ai 3 anni, data dalla quale si possono ricercare eventuali disturbi oculari che comportano difetti della vista (vizi di rifrazione).
Come anticipato la vista del neonato si sviluppa a partire dalla nascita e per tutto il primo triennio di vita. La maturazione del sistema visivo è condizionata dall’interazione di tre fattori: genetici, maturativi e ambientali. Una caratteristica fondamentale dello sviluppo della vista è data dal diametro del bulbo oculare e da quella della cornea.
Alla nascita (nei bambini a termine) questo è di 16,5mm e la misura definitiva (che negli adulti è di 24,5mm) viene raggiunta solamente al terzo anno di vita. Per questo motivo gli occhi dei neonati alla nascita sono quasi tutti ipermetropi, dando quindi una vista visione maggiormente sfocata degli oggetti vicini. Il diametro corneale, invece, nei neonati a termine è di circa 9,8mm e lo sviluppo maggiore avviene nel primo anno di vita per poi assestarsi intorno agli 11,7mm verso i 7 anni.
Va poi considerato come lo sviluppo della vista di un bambino si articoli su diversi fronti. Oltre alle dimensioni del bulbo oculare e della cornea, infatti, bisogna considerare anche le inserzioni muscolari, la vascolarizzazione della retina, la maturazione della macula, il perfezionamento del sistema pupillare e la mielizzazione del nervo ottico.
Oltre a questi elementi fisici lo sviluppo della vista di un neonato passa anche e soprattutto dalla maturazione della corteccia visiva, ovvero quella parte del cervello che si occupa dell’elaborazione delle immagini.
Alla nascita il neonato è molto sensibile alla luce intensa, tanto che è in grado (così come avveniva già all’interno dell’utero) di percepire la differenza tra luce e buio. La sua visione periferica è più sviluppata di quella centrale, motivo per cui riesce a distinguere i contorni ma non i dettagli e neanche i colori. In questa fase riesce a vedere a una distanza non superiore ai 20-25cm, quanto è sufficiente perché gli occhi del neonato vedano il seno della mamma. Alla fine del primo mese si definisce il riflesso di chiusura delle palpebre alla luce intensa.
Dalla fine del primo mese il neonato segue gli oggetti in movimento e in questo periodo si stabilizza il parallelismo degli assi visivi. Entro la fine del secondo mese i neonati riescono più facilmente a focalizzare la vista sui volti dei genitori e delle persone vicine.
Durante il terzo mese di vita matura la capacità del neonato di mettere a fuoco e di fissare gli oggetti. Inoltre si perfezionano i movimenti di inseguimento degli occhi raggiungendo il loro completo sviluppo. Inoltre anche grazie all’acquisizione di queste due capacità il neonato inizia a maturare la coordinazione occhio-mano.
Dopo i primi tre mesi lo sviluppo della vista del neonato prosegue con l’aumento dell’acuità visiva (entro il quarto mese), complice anche la capacità di manipolare gli oggetti, riconosce visi e oggetti familiari, hanno una buona visione dei colori e aumenta la percezione della profondità grazie al lavoro coordinato dei due occhi che restituiscono un’immagine tridimensionale (entro il quinto mese), riesce ad afferrare gli oggetti (entro il sesto mese) e sposta lo sguardo da un oggetto all’altro avendo movimenti oculari coordinati (entro il settimo mese).
Successivamente acquisisce la capacità di manipolare gli oggetti (tra il settimo e il decimo mese) e perfeziona tutte le altre funzioni visive precedentemente acquisite.
Sono diversi i disturbi e i problemi che possono interessare la vista. Quelli che possono comportare problemi gravi nello sviluppo di una visione normale sono quelli che si verificano nei primi mesi di vita. Essi vanno dallo strabismo alla cataratta (congenita o traumatica), condizioni che possono alterare lo sviluppo visivo e provocare una riduzione della capacità visiva di un occhio (ambliopia).
I controlli alla vista (screening oculistici) vengono effettuati già prima delle dimissioni dall’ospedale con il test del riflesso rosso retinico che consente di individuare malattie gravi come il tumore oculare, la cataratta congenita e il glaucoma congenito. Al sesto mese il pediatra (o uno specialista) verifica la capacità di fissazione e inseguimento della luce, così come l’allineamento oculare.
Durante i vari bilanci di salute, specialmente quello dell’ottavo mese durante il quale viene ripetuto il test del riflesso rosso, il pediatra controlla lo sviluppo della vista del bambino.
È invece solo intorno ai 4 anni è possibile misurare la vista in maniera attendibile.
Altri segnali che possono rappresentare il sintomo di un problema alla vista (e non solo), sono una lacrimazione eccessiva, un arrossamento delle palpebre, una costante rotazione degli occhi, un’eccessiva sensibilità alla luce o una pupilla che appare di colore bianco. Questi segnali possono indicare la presenza di un’infezione, di un problema con il controllo dei muscoli oculari, di un’elevata pressione negli occhi o della presenza di un tumore oculare.
Ciascuno di questi sintomi o qualsiasi anomali della vista è da sottoporre all’attenzione del pediatra.
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