È una preoccupazione abbastanza diffusa tra i neo-genitori: la stitichezza nel neonato, o stipsi, eventualmente associata, nella percezione di mamma e papà, a mal di pancia o altri fastidi. In realtà, la stitichezza nel neonato non è una condizione così diffusa, e in realtà non è neanche molto facile da diagnosticare.

Quando il neonato soffre di stitichezza?

Non basta, infatti, fare riferimento al solo numero delle evacuazioni, che può essere molto variabile da bambino a bambino. I fattori che vanno individuati per individuare la eventuale stitichezza nel neonato sono molteplici, e includono, tanto per cominciare, la consistenza delle feci.

Se il neonato è allattato al seno, per esempio, la frequenza delle evacuazioni può variare da una per ogni poppata fino ad una ogni due o tre giorni.

Secondo le indicazioni contenute nel testo redatto da Deborah M. Consolini del duPont Hospital for Children

La stipsi è responsabile fino al 5% di visite ambulatoriali pediatriche. È definita come ritardo o difficoltà ad evacuare. La normale frequenza e la consistenza delle feci varia con l’età dei bambini e la dieta; vi è anche una notevole variazione da bambino a bambino. La maggior parte (90%) dei neonati normali emette il meconio entro le prime 24 h di vita. Durante la prima settimana di vita, i lattanti evacuano con una media di 4-8 evacuazioni/giorno; neonati allattati al seno hanno in genere più evacuazioni rispetto ai bambini alimentati con latte artificiale. Durante i primi mesi di vita, i bambini allattati al seno evacuano con una media di 3 evacuazioni/die, contro circa 2 evacuazioni/die per i bambini alimentati con latte artificiale. Dall’età di 2 anni, il numero di evacuazioni è diminuito leggermente < 2/die. Dopo l’età di 4 anni, è ridotto leggermente > 1/die.
In generale, segni di sforzo (p. es., sforzarsi) in un piccolo lattante non significano stipsi. I lattanti solo gradualmente sviluppano i muscoli per contribuire all’evacuazione.

Come si individua la stitichezza nel neonato

Quello che invece deve trarre in allarme e portare a pensare a una condizione di stitichezza nel neonato, è la presenza di feci dure o scarse (normalmente, dopo i primi giorni di vita le feci di un neonato sono di consistenza molto molle e di colore ocra o verdognolo).

Questo problema riguarda più spesso i piccoli allattati con il latte artificiale, mentre è più raro tra i neonati che prendono il seno. Anche la presenza di dolore o sforzo al momento dell’evacuazione può essere un segnale di stitichezza nel neonato, anche se va detto che all’inizio il bambino deve imparare a “spingere” con i muscoli giusti, il che gli richiede un po’ di tempo e, appunto, un certo sforzo.

I bambini, spiega ancora Consolini, sono inclini a sviluppare forme di stitichezza in questi tre periodi in particolare:

  • Dopo l’introduzione di cereali e cibi solidi (svezzamento)
  • Durante l’allenamento alla toilette (“spannolinamento”)
  • Durante l’inizio della scuola o l’inserimento al nido

Nella maggior parte dei casi la stitichezza è riconducibile a uno di questi eventi, mentre in una percentuale stimata del 5% del totale la stitichezza del neonato può avere cause organiche (fisiche), e rappresentare il sintomo di una patologia da indagare.

Stitichezza nel neonato: cosa fare

stitichezza neonato

Intanto, è consigliabile non allarmarsi. Parlare innanzitutto con il pediatra, monitorare i sintomi, avere la pazienza di capire se si è davvero in presenza di stitichezza. È opportuno magari prendere nota delle evacuazioni e della consistenza e colorazione delle feci, in modo da confrontarsi poi con il medico.

Per i bambini allattati al seno, se compaiono i primi segnali della stitichezza si consiglia di continuare ad allattare a richiesta, mentre per quelli che prendono il biberon si può valutare il passaggio a formule diverse o specifiche.  I bimbi in fase di svezzamento (un momento in cui è facile che si presenti la stitichezza, visto il cambiamento nelle abitudini alimentari) possono essere aiutati aggiungendo verdure alla pappa e soprattutto mantenendo alto il loro livello di idratazione, offrendo acqua naturale, spremute fatte in casa e, se ancora allattati, il seno a richiesta.

Nel caso di bambini svezzati può essere opportuno introdurre alcune modifiche alla abitudini alimentari introducendo una maggiore quantità di fibre e diminuendo ad esempio l’assunzione di formaggi e latticini, sempre dopo essersi consultati con il proprio pediatra di riferimento.

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