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Nei primi mesi di vita, il rigurgito nel neonato può impensierire i genitori. Si tratta di una vera e propria malattia o di un disturbo funzionale nel neonato e nel lattante? Il parere dell'esperta, la pediatra Maria Maranò.
Nei primi mesi di vita, il rigurgito nel neonato può essere motivo di preoccupazione per i genitori. Si tratta di una vera e propria malattia o di un disturbo funzionale nel neonato e nel lattante? Lo abbiamo chiesto all’esperta, la pediatra Maria Maranò, per aiutare le mamme a capire il loro neonato con la giusta serenità, senza generare paure infondate.
Occorre chiarire subito che il rigurgito di piccole quantità di latte nel neonato si considera quasi fisiologico e non deve impensierire eccessivamente i genitori. Se le condizioni di salute generali del bebè sono buone e il piccolo cresce bene, quindi, non c’è motivo di allarme. Se invece, oltre ai rigurgiti compare tosse eccessiva, calo ponderale, mancato accrescimento, pianto inconsolabile e debolezza diffusa, meglio rivolgersi al pediatra di fiducia. Il reflusso gastroesofageo o un’allergia alle proteine del latte vaccino potrebbero essere due ipotesi di indagine.
Si definisce reflusso gastroesofageo quella condizione in cui il materiale alimentare contenuto nello stomaco, tramite l’esofago, “ritorna” nella bocca. Si tratta di un vomito “involontario” e avviene poiché lo sfintere esofageo inferiore, che collega l’esofago allo stomaco, rimane parzialmente aperto. Questo sfintere è un anello muscolare che si comporta come una valvola capace di aprirsi e chiudersi spontaneamente al bisogno. Dopo il passaggio del materiale alimentare che dall’esofago passa nello stomaco, la valvola si chiude evitando così la risalita del bolo alimentare.
Nel bambino, soprattutto nei neonati nati piccoli o prematuri, questo anello muscolare può essere ancora immaturo. Si parla, quindi, di “cardias beante”, ossia l’anello muscolare che rimane aperto: succede spesso durante il cambio di posizione del bambino. Durante il cambio pannolino o la nanna in posizione orizzontale, durante il ruttino in posizione verticale, il bolo alimentare quindi può “risalire”.
La dottoressa Maranò non ha dubbi: questo è un fenomeno molto comune che causa spesso molta apprensione nei genitori. Numerosi sono, infatti, gli accessi dal pediatra per capire cause e conseguenze del rigurgito e fugare dubbi e paure che il neonato possa soffocare. Nella maggior parte dei casi, però, è un sintomo meccanico fisiologico e molto frequente che non deve destare allarme se il bambino cresce bene.
Vi sono dei segnali che permettono di capire quando preoccuparsi e quando no, distinguendo se si tratta di rigurgito piuttosto che di reflusso gastroesofageo. La pediatra suggerisce:
Se il rigurgito è di modesta entità con piccole boccatine di latte e il bambino cresce regolarmente, allora il genitore può rimanere tranquillo.
Paradossalmente, infatti, più il bambino è vorace, più andrà incontro a piccoli rigurgiti. Questi sono dovuti al fatto che la quantità di latte ingerita è molta e, a volte, assunta troppo in fretta. Il latte materno, inoltre, è molto liquido e può essere rigettato facilmente non appena il bambino viene messo in posizione orizzontale.
Con lo sviluppo del bambino, maturerà anche lo sfintere esofageo inferiore e il rigurgito scomparirà spontaneamente. Con la crescita, infatti, lo sfintere diventa più capace nella sua contrazione e nella sua funzione di valvola muscolare. Inoltre, il bambino crescendo passerà all’alimentazione semi-solida e solida e acquisirà la postura verticale durante i pasti, con notevoli benefici anti-rigurgito.
Cosa diversa è, invece, la malattia da reflusso grastroesofageo (MRGE): una situazione più importante che potrebbe preludere a una vera e propria patologia. I rigurgiti acidi frequenti possono portare a esofagite, un’infiammazione della mucosa dell’esofago inferiore facile da riconoscere grazie al comportamento del bambino. In questo caso, infatti, il bambino piange inconsolabilmente quando deve mangiare, ha crisi di dolore, è fortemente sofferente fino ad arrivare a rifiutare la poppata.
Si ha, quindi un bambino che non cresce, con problemi di malnutrizione che potrebbero nascondere allergie alle proteine del latte vaccino. In questo caso, occorre rivolgersi al pediatra o allo specialista gastroenterologo infantile per ulteriori accertamenti, uno dei quali è la pH-metria, l’attuale gold standard per determinare l’entità del reflusso gastroesofageo nelle 24 ore.
Può capitare che il bambino rigurgiti materiale alimentare in cui si notano alcune striature di sangue. Questo può verificarsi nel caso il bambino abbia già sviluppato una infiammazione all’esofago (esofagite) a causa di forti e violenti conati di vomito. Una condizione che esula dai modesti rigurgiti di latte fisiologici e che indica la chiara presenza dell’infiammazione già in corso.
In questo caso, occorre contattare subito il pediatra poiché la patologia è già manifesta e va trattata opportunamente.
La pediatra Maranò conferma:
Se si trovano delle striature di sangue è perché dei piccoli capillari durante il rigurgito possono essersi rotti. E quindi aver provocato delle piccole macchie di sangue. In questo caso, è bene consultare il medico.
Un altro caso spesso fonte di apprensione per i genitori è il rigurgito accompagnato dalle classiche coliche. Se queste hanno una certa durata e puntualmente si ripresentano nel bambino insieme ad un alvo alternato o stipsi o diarrea, occorre fare attenzione. Potrebbe essere l’anticamera di un’allergia che può sfociare in un disturbo gastroesofageo. Meglio consultare il pediatra.
Un neonato che rigurgita crea sempre apprensione nella madre e scomodità in chi lo accudisce per i frequenti cambi di vestiario sia del piccolo che dell’adulto. La prima cosa da non fare è cedere alla preoccupazione e allo sconforto. Il rigurgito di latte nei neonati è molto frequente e, se il neonato cresce bene, è energico e ha appetito, non vi è motivo di preoccupazione.
Se il rigurgito si presenta insieme ad altri sintomi, primo tra tutti la scarsa crescita del bebè, è consigliabile rivolgersi al pediatra. Solo dopo una visita al bambino, il dottore consiglierà accertamenti specifici e il consulto dello specialista. Questo potrebbe essere necessario nel caso di presunta allergia al latte vaccino, eventuali infezioni, vero e proprio reflusso gastresofageo o patologie a carico delle vie aeree.
Esistono alcuni accorgimenti da adottare per tentare di ridurre il rigurgito nel neonato. Sono potenziali rimedi che riguardano principalmente la posizione e il tipo di latte ingerito.
In ogni caso, è sempre bene che il genitore riesca a controllare la sua preoccupazione, onde evitare di trasferirla al bebè. Anche la serenità tra madre e figlio può aiutare psicologicamente il bambino a non spaventarsi per il rigurgito, in attesa che il piccolo disturbo passi definitivamente con la crescita entro qualche mese.
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