Ogni mamma, dalla nascita del proprio figlio, monitora il respiro del neonato: durante il sonno, quando piange, quando ride, quando mangia. Così da coglierne prontamente eventuali variazioni. C’è da tener presente, però, che il respiro normale di un neonato è diverso da quello di un adulto o di un bambino più grandicello: a dei respiri rapidi si alternano pause di alcuni secondi.

In alcune situazioni possono esserci delle variazioni notevoli nel respiro che possono essere indice di difficoltà respiratorie nel neonato. Vediamo quali.

Come e quanto respira un neonato?

Il respiro di un neonato non è esattamente simile a quello di un adulto o di un bambino più grande. Nel neonato si osserva, normalmente, la presenza di un respiro periodico, ovvero dei respiri rapidi che sono seguiti da una breve pausa di meno di 10 secondi.

Diversa non è solo la modalità del respiro, ma anche la quantità: un neonato respira più rapidamente degli adulti e dei bambini, con una frequenza respiratoria normale di circa 40 atti al minuto, che possono diminuire a 20-40 al minuto durante il sonno.

Come controllare il respiro del neonato

Quali sono i campanelli d’allarme per un genitore per capire se il neonato respira male? Come controllarne il respiro?

Vediamo quali sono le situazioni in cui il respiro di un neonato risulta essere alterato e quando è il caso di preoccuparsi:

  1. la frequenza respiratoria può aumentare quando il neonato ha la febbre o piange. Solitamente, dovrebbe abbassarsi nuovamente quando la situazione si normalizza. Se invece il respiro del neonato continua a essere troppo veloce significa che c’è un problema;
  2. normalmente, il respiro periodico del neonato prevede pause tra i respiri di circa 10 secondi. Ma se il neonato ha un’apnea, cioè il respiro si ferma per più tempo, è il caso di allarmarsi;
  3. l’alitamento delle pinne nasali (l’allargamento delle pareti delle narici) potrebbe indicare una difficoltà respiratoria del neonato nel far entrare abbastanza aria nei polmoni;
  4. i rientramenti intercostali rappresentano un altro segno di difficoltà a far entrare l’aria nei polmoni;
  5. quando il neonato emette gemiti significa che ha difficoltà a respirare e il gemito aiuta a trattenere l’aria nei polmoni;
  6. in presenza di cianosi, ovvero di un colorito bluastro della cute e delle mucose, è possibile che vi sia un’insufficiente ossigenazione. Questa condizione è di solito frequente nei bambini con problemi cardiaci e non solo respiratori;
  7. occasionalmente, i neonati possono tossire o strozzarsi. Quando prendono il latte troppo velocemente, può capitare che sopraggiunga la tosse. Quando però la tosse è frequente, può essere segno di una patologia respiratoria o digestiva ed è quindi una situazione che necessita di un approfondimento.

Se il neonato ha il respiro affannoso

Le difficoltà respiratorie che alterano il normale respiro del neonato possono dunque verificarsi in diverse situazioni, dal comune raffreddore a patologie invece più serie. Ad esempio, il neonato affetto da bronchiolite, broncospasmo, laringite, febbre, polmonite, asma può respirare in maniera affannosa.

Cosa fare in questi casi? Quando si verifica una delle condizioni sopra indicate è opportuno che il neonato venga visitato da un pediatra, che si accerti delle cause che hanno portato all’alterazione del respiro e si arrivi così ad una diagnosi tempestiva.

Il trattamento dei disturbi respiratori può variare in base all’età e all’evento che li ha causati. Solitamente, la terapia può comprendere:

  • lavaggi nasali;
  • l’assunzione di broncodilatatori;
  • l’ossigenoterapia.

Talvolta, può essere necessario il ricovero del neonato. In particolare, fattori di rischio che rendono necessario il trasferimento in ospedale sono:

  • la prematurità del bimbo o l’età inferiore ai due mesi;
  • la presenza di malattie croniche, come la broncodisplasia, le cardiopatie congenite, le immunodeficienze o delle patologie neurologiche;
  • la difficoltà da parte dei genitori di assistere adeguatamente il neonato a casa.
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  • Neonato (0-1 anno)