
Quanti giorni devono stare a casa i bambini con bronchite e dopo quanto possono uscire? Quali sono le cause di questa patologia comune nei piccoli ...
Il raffreddore è una delle condizioni più diffuse in età pediatrica, che non va sottovalutata ma nemmeno esasperata. Chiediamo al pediatra come comportarsi in questi casi.
Parliamo di un’infiammazione delle mucose delle prime vie respiratorie del bambino, molto diffusa e frequente in età pediatrica.
Data l’importanza dell’argomento abbiamo intervistato il Dottor Paolo Tagliabue, specialista in pediatria e neonatologia, con il quale abbiamo avuto modo di approfondire la conoscenza di questo stato di malessere e capire come va trattato e, anche, cos’è invece assolutamente da evitare.
Dottor Tagliabue, da cosa si riconosce il raffreddore?
C’è un corredo di sintomi abbastanza caratteristico ed è quello caratterizzato generalmente da un interessamento delle prime vie aeree, quindi presenza di starnuti, mal di gola, continuo scolo di secrezioni a livello nasale, tosse e spesso anche febbre. Questi sono i sintomi classici che permettono a qualsiasi medico di fare la diagnosi, in quanto è una cosa davvero molto semplice da diagnosticare.
Cosa provoca il raffreddore nel neonato e nel bambino?
Le cause sono virali. I virus che danno il raffreddore sono tanti, in particolare il Rhinovirus è uno dei più frequenti. I Rhinovirus sono responsabili di questa forma all’incirca nel 40% dei casi. Anche i virus dell’influenza possono dare una forma tipicamente connotata come raffreddore, così come alcuni Coronavirus, non necessariamente quest’ultimo. In alcuni casi hanno un’eziologia forse virale, ma i virus che lo provocano non sono ancora perfettamente conosciuti.
Sulla base di queste differenze sono da considerare anche i diversi livelli di gravità e i differenti periodi di incubazione dei virus. Noi consideriamo il raffreddore come un’unica entità, ma in realtà, sulla base di chi lo provoca, ci sono delle differenze.
Queste differenze quali conseguenze determinano?
La differenza non è tanto nella sintomatologia che è perlopiù sovrapponibile, ma quanto tempo durano e quant’è il periodo di incubazione; questi sono gli elementi che provocano delle piccole differenze da un caso all’altro.
Dottor Tagliabue, esistono differenti tipologie di raffreddore? O com’è possibile classificarlo?
Se parliamo del raffreddore acuto come già detto è di origine infettiva virale. Se invece si parla delle forme di rinite ricorrente, lì la componente non è solo infettiva, ma a volte è allergica, a volte vasomotoria o legata a infezioni batteriche come nelle forme di rinosinusite. Però parliamo di una cosa che colpisce il bambino più grande, non il neonato, ma il bambino sopra l’anno di vita. È giusto notare che le forme allergiche prima dei quattro anni sono veramente pochissime.
Quanti giorni devono stare a casa i bambini con bronchite e dopo quanto possono uscire? Quali sono le cause di questa patologia comune nei piccoli ...
Qual è l’incidenza di questo tipo di condizione?
È molto comune, direi una delle patologie più frequenti in età pediatrica. Mediamente un bambino può avere dai sei agli otto raffreddori in un anno e il confronto con un adulto, che se ne può avere due o tre, dimostra quanto questa condizione sia frequente nei bambini.
Essendo un male di stagione comune non bisogna preoccuparsi o ci sono situazioni in cui è doveroso tenere alta la soglia di attenzione? Quando è il caso di rivolgersi al proprio pediatra?
In un bambino che ha questa sintomatologia nei primi sei mesi di vita sicuramente un controllo dal pediatra è bene farlo, indipendentemente dalla gravità della situazione. Per bambini un po’ più grandi se la febbre persiste per più di due o tre giorni oppure se compare una tosse insistente o se le condizioni generali del bambino peggiorano, cioè quando il bambino è inappetente, svogliato o che non si comporta più come i genitori sono soliti attendersi, vale la pena di consultare il medico.
Un neonato o un bambino affetto da raffreddore come deve essere curato?
Il trattamento è sempre sintomatico, quindi bisogna abbassare la febbre utilizzando gli antipiretici e fare dei lavaggi nasali con una soluzione fisiologica che vanno a ovviare all’incapacità del bambino piccolo di soffiarsi il naso. Recentemente sono stati proposti degli antivirali che possono, se somministrati precocemente ovvero prima di 48 ore dall’inizio dei sintomi, accorciare di uno o due giorni il periodo di malessere del bambino. Hanno però anche effetti collaterali rispetto ai vantaggi che sono minimi e il loro uso è spesso sproporzionato rispetto alla gravità della situazione.
Il raffreddore può provocare effetti collaterali?
Il principale effetto collaterale del raffreddore è l’insonnia. Quando il bambino respira male, anche perché ha il muco a livello del naso, molto spesso ha anche problemi di addormentamento e di mantenimento del sonno. Questa è una conseguenza che non deve preoccupare.
Quello che deve preoccupare è invece il caso in cui vi è una persistenza della febbre per un po’ di giorni che, deprimendo le difese immunitarie del bambino, può portare a una sovrainfezione batterica. Inizia con il raffreddore, che non passa, il bambino è più facilmente esposto all’aggressione dei batteri e questo porta a delle infezioni non più delle prime vie aeree, ma delle vie aeree distali, ovvero i bronchi e i polmoni.
Per concludere, ci sono raccomandazioni da dare ai genitori su comportamenti che vanno assolutamente evitati nel trattamento del raffreddore nei bambini piccoli?
Non bisogna dare antibiotici, che non servono, e non usare vasocostrittori nasali che si è visto che riducono le secrezioni del naso, ma a lungo andare portano a delle riniti croniche che peggiorano la situazione. In linea generale l’indicazione è quella di usare gli antipiretici in caso di febbre e tenere pulito il naso del bambino.
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