C’è sempre un misto di emozione quando i bambini piccoli pronunciano le prime parole. È il segno che stanno crescendo e che stanno maturando una propria autonomia.

L’acquisizione e lo sviluppo del linguaggio è una caratteristica estremamente importante per gli esseri umani fin dalla più tenera età perché tramite le parole si comunica e si instaurano relazioni. Pronunciare le prime parole è un traguardo in quanto è il frutto di importanti maturazioni neurologiche e cerebrali, ma è anche il punto di partenza di un percorso che andrà perfezionandosi nel corso del tempo e che avrà bisogno, anche, del supporto dei genitori.

L’attenzione verso lo sviluppo del linguaggio non è solo emozionale. Il 14% dei bambini, infatti, presenta una difficoltà linguistica che, come evidenziato in questo studio, spesso viene diagnosticata in maniera erronea, con una serie di conseguenze importanti sulla crescita del bambino.

A quanti mesi arrivano le prime parole di un neonato?

I neonati comunicano fin dalla nascita. Inizialmente lo fanno con il pianto, poi con il passare dei mesi iniziano in maniera graduale “esercitare la funzione linguistica”. Propriamente la lingua, come riportato su News Medical, è l’insieme della fonologia (il modo in cui sono strutturati i suoni e sequenziati nel parlato), della semantica (il significato delle parole), la grammatica (il modo in cui disporre le parole in una frase) e la pragmatica (le abilità utilizzate per comunicare).

L’acquisizione di queste competenze richiede tempo e ogni bambino ha il suo percorso, tanto che non è possibile indicare delle scadenze precise entro cui si raggiungono determinati progressi. Certo è che i primi 3-5 anni sono quelli più importanti per l’acquisizione delle abilità linguistiche. Anzi, il National Institute on Deafness and Other Communication Disorders riferisce come sembrano esserci dei periodi più delicati nei quali lo sviluppo della parola nei neonati sia migliore perché il cervello è in grado di assorbire meglio il linguaggio.

Il portale WebMD spiega che entro la fine del terzo mese di vita il neonato inizia a vocalizzare ed entro il sesto mese a produrre sillabe (ba-ba e da-da); è la lallazione. In questa fase il cervello dei neonati è predisposto per registrare i suoni utilizzati nel parlato così che possa provare a ripeterli e imitarli.

È il periodo nel quale i genitori comunicano mediante il baby talk e, anche se non si tratta propriamente di prime parole (anche se a volte le scambiamo per tali), è tutto un processo indispensabile che porterà il bambino a parlare. Entro il sesto-settimo mese il neonato riconosce la voce dei suoi genitori, risponde se viene chiamato e cambia il tono di voce (anche se la produzione di sillabe è casuale e priva di significato) per comunicare le sue emozioni.

Dopo i nove mesi il bambino comprende alcune semplici parole ed espressioni (come il no e il saluto) mentre per la pronuncia delle prime parole vere e proprie bisogna generalmente attendere il compimento del primo anno. È tra i 12 e i 18 mesi, infatti, che i bambini pronunciano parole semplici come mamma e papà e, aspetto fondamentale, lo fanno con consapevolezza.

Da questo momento in poi, se il bambino continua a essere stimolato e non ci sono problemi di altra natura, l’acquisizione del linguaggio prosegue con la capacità di ripetere suoni e parole, come l’ultima di una frase che hanno appena ascoltato, (a partire dai 18 mesi), iniziano a comporre brevi frasi e a comprendere il diverso significato delle parole (a 2 anni) e ad andare incontro a una vera e propria esplosione del vocabolario (a 3 anni).

Quali sono le prime parole che un bambino pronuncia?

In un’interessante intervista della BBC, la logopedista Janet Cooper spiega perché i neonati pronuncino alcune parole prima delle altre. Ci sono sostanzialmente due ragioni. La prima è legata alle parole che ascoltano e che sperimentano quotidianamente; per questo le prime parole sono spesso mamma e papà, ma anche pappa, nanna, ciuccio e cacca.

La seconda ragione è legata alla facilità di riprodurre questi suoni. La chiusura delle labbra e il portare la lingua dietro i denti superiori consente di riprodurre suoni bilabiali e dentali; questi sono i movimenti non solo più semplici ma anche quelli che il neonato è abituato a fare perché sono quelli che esegue per alimentarsi.

Come stimolare il neonato a parlare: da 0 a 18 mesi

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Fonte: iStock

Ogni bambino ha, anche nello sviluppo del linguaggio, i suoi tempi. Così come per imparare a camminare ha bisogno inizialmente di qualcuno che gli dia stabilità, anche per imparare a dire le prime parole e sviluppare il linguaggio necessita del coinvolgimento dei genitori e delle persone che si prendono cura di lui.

In tutte le tappe dello sviluppo del linguaggio ci sono delle regole generali che è sempre bene seguire. Innanzitutto parlare con il neonato. Il piccolo impara ascoltando e questa, oltre a essere una modalità di legame con i bambini, gli permette di sviluppare le abilità che gli serviranno per parlare. È utile parargli in qualsiasi occasione: durante il gioco, quando mangia, mentre ci si occupa della sua igiene, eccetera.

Fondamentale quando si parla con un neonato è stabilire un contatto visivo. Specialmente nei primi mesi, la dimensione visiva è centrale nei bambini e questa si rivela utile anche per imparare a parlare. È importante anche utilizzare un linguaggio semplice nella costruzione delle frasi ed evitare, quando tenta di parlare, di completargli le frasi, ma di aspettare che termini da solo e lasciare spazio anche alle pause.

0-3 mesi

Nei primissimi mesi il neonato non comunica con le parole e ciò di cui ha bisogno dal punto di vista linguistico è, per quanto possa apparire paradossale, essere circondato da parole. La lettura di libri semplici, il cantargli le canzoncine o lo spiegargli ciò che accade intorno a lui è utile per favorire lo sviluppo del linguaggio.

3-6 mesi

Il neonato inizia a sperimentare i vocalizzi e per i genitori può essere utile ripetere i suoni emessi dal bambino mantenendo con lui un’interazione costante. Seguirlo nei tentativi di comunicazione, interrogarlo e avere una sorta di dialogo aiuta il bambino a familiarizzare con questa forma di comunicazione.

6-9 mesi

Intorno ai sei mesi il bambino oltre alle parole unisce i gesti, indicando oggetti e salutando le persone. Questa è un’occasione utile per associare un nome ai gesti, alle persone e agli oggetti. Parallelamente è utile descrivere ciò che al bambino interessa e ricorrere a giochi, libri e canzoni che incoraggiano l’uso dei gesti.

9-12 mesi

Oltre ad aver iniziato a pronunciare sillabe anche lunghe e articolate il neonato è in questa fase in grado di associare enfasi alle “parole” che pronuncia. Questo facilita la comprensione delle sue intenzioni e ogni occasione di interazione può essere utile per i genitori per confermare la parola utilizzata per indicare un oggetto ampliando la frase con altre parole. In questo periodo i giochi, le canzoni e i libri che richiedono risposte sia gestuali che verbali, può essere particolarmente stimolante.

12-18 mesi

Arriva il momento in cui il bambino inizia propriamente a pronunciare le prime parole e a capirne il significato creando una vera e propria occasione di dialogo. In questa fase i genitori devono assecondare ogni tentativo di comunicazione verbale del bambino, ponendogli domande e incoraggiarlo, specialmente tramite il gioco, a esprimersi con le parole.

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  • Neonato (0-1 anno)