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Cosa succede dopo il parto? Ecco tutto quello che c'è da sapere sulla prima settimana del neonato, in ospedale e casa!
Ecco tutto quello che c’è da sapere per affrontarla al meglio.
Soprattutto… si dorme! Nelle prime ore dopo il parto, fatti tutti gli esami di routine (spiegati in questa intervista dalla dottoressa Giulia Spina), è normale che il piccolo dorma molto. Se avete scelto un ospedale o una clinica che pratica il rooming in, lo farà vicino a voi, in caso contrario potete chiedere di farlo dormire nella nursery per recuperare un po’ di sonno e di forze.
Subito dopo il parto – se le condizioni lo consentono – proverete ad allattare il bambino, e così nelle ore immediatamente successive, ogni volta che si sveglierà e avrà fame. Le prime volte sarà difficile trovare l’attacco e la posizione giusta: non preoccupatevi, è assolutamente normale e non vergognatevi a chiedere aiuto per trovare l’incastro giusto per voi.
Non sorprendetevi se il piccolo sembra mangiare poco o se la montata lattea non è ancora arrivata: in attesa del latte vero e proprio, a nutrire il bambino o la bambina sarà il colostro, che è “concentrato” ma molto nutriente e contiene tutto quello di cui i piccoli hanno bisogno.
Normalmente, si rimane in ospedale per circa 48 ore dopo un parto naturale e 72 dopo un cesareo, ma saranno i medici a stabilire quando è il momento di andare a casa. Nel frattempo, faranno una serie di test al neonato per verificare che tutto sia nella norma e, prima di rilasciare il nulla osta per uscire, sottoporranno il piccolo o la piccola e la mamma a una visita di controllo, per assicurarsi che tutto proceda nel migliore dei modi.
Nei primi giorni dopo la nascita, è comune che i piccoli non prendano peso ma che, anzi, lo perdano: si parla in questo caso di calo ponderale fisiologico, perdita di peso transitoria che va dal 5 al 10% rispetto al peso iniziale. Generalmente, il peso viene recuperato in un paio di settimane.
La crescita del piccolo nella prima settimana è quindi molto variabile e non è l’unico parametro che il pediatra valuterà nella visita di controllo; anche nelle settimane successive, sarà possibile osservare oscillazioni da una settimana a un’altra, con incrementi settimanali di 100-300 grammi (o anche più) o crescite variabili.
Il momento di tornare a casa è sempre una grande emozione, ma richiede la giusta preparazione. Innanzitutto, assicuratevi di aver svolto tutte le pratiche burocratiche presso l’ospedale o la clinica: sembra superfluo dirlo, ma nel caos delle prime ore di vita è facile scordarsi qualcosa.
Non dimenticate che l’ovetto (o la carrozzina omologata, anche se il primo è maggiormente consigliato dagli esperti) è obbligatorio per poter trasportare il piccolo in auto e che molti ospedali non vi lasceranno uscire senza avere la certezza che il rientro avvenga in sicurezza.
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Se potete, chiedete a una persona di fiducia di farvi trovare il frigo pieno e alcuni piatti già pronti che potrete riscaldare, eliminando una preoccupazione dalla lista.
Se avete un animale ad aspettarvi a casa, soprattutto se si tratta di cani, un buon suggerimento per far accettare meglio il nuovo arrivato o la nuova arrivata e fargli annusare prima la tutina indossata in ospedale: al momento del rientro è bene che la mamma sia la prima ad entrare, da sola, per poter dare attenzione al cane e, una volta calmata l’emozione, sia lei a fare le presentazioni.
Anche se tutta la famiglia non vede l’ora di conoscere il bebè, non abbiate paura a imporre i vostri limiti, decidendo quando, come e per quanto aprire la casa alle visite.
Il primo controllo sarà quello con il pediatra a circa una settimana dal parto. Al momento della dimissione in ospedale o alla prima visita pediatrica vi indicheranno anche gli esami – come la visita cardiologica e l’ecografia delle anche – e i periodi in cui devono essere effettuati, oltre al calendario vaccinale (il primo vaccino si effettua generalmente a partire dal secondo mese di vita).
Durante le prime settimane dovrete prendervi cura del moncone del cordone ombelicale secondo le indicazioni dell’ospedale o dell’ostetrica al corso preparto: una volta seccato e caduto, sarà il momento del primo bagnetto!
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Anche se il marketing dell’infanzia ci spinge a credere di aver bisogno di un’infinità di cose, i neonati hanno bisogno di molto poco, oltre alla mamma e al papà.
Oltre al corredo di abitini, pigiamini, cappellini (tutto in formato mini), può essere utile avere dei sacchi nanna per la notte e, se avete intenzione di fasciare il bambino, delle mussole per la nanna di giorno.
Nella prima settimana non c’è bisogno della vaschetta (perché come abbiamo visto non si può ancora fare il bagnetto) né di una culla, perché i piccoli possono dormire comodamente nella carrozzina, più avvolgente dei lettini che hanno solitamente dimensioni maggiori e un po’ “spaesanti” per i piccoli abituati ad essere stretti nell’utero materno.
Fasciatoio, pannolini, salviette e crema cambio sono invece fondamentali (cercate di averne una scorta per non dover correre al supermercato), così come un tiralatte, biberon e una confezione di latte artificiale, che potrebbero rivelarsi inutili ma è bene avere a portata per ogni necessità.
La prima settimana è un turbinio di sentimenti: finalmente, il piccolo o la piccola tanto immaginati sono lì e, improvvisamente, ci si ritrova genitori o la famiglia si allarga.
Non è detto, però, che tutto debba essere bello o estatico: è normale sentirsi esausti, spaventati e nervosi davanti a un evento che cambia il mondo a cui eravamo abituati. Per questo, è importante non avere paura di chiedere aiuto, ricordando allo stesso tempo che siete voi a dettare le regole in questo momento così delicato.
Arginare le ingerenze di chi “vuole solo dare una mano” non è facile, ma necessario per tutelare voi stessi e il piccolo: spiegate cosa potrebbe aiutarvi davvero, senza piegarvi alle condizioni imposte da altri.
Fate attenzione a tutti i segnali che possono indicare condizioni comuni ma potenzialmente rischiose come la depressione post partum: non solo le mamme, che non devono sentirsi “sbagliate”, ma devono accettare quello che sta succedendo e parlarne, per superarlo, ma anche i papà.
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