
Una guida pratica per i genitori per riconoscere la febbre nei neonati e sapere come gestirla e quando è il caso di contattare il pediatra.
Stiamo assistendo a un crollo della copertura vaccinale di una malattia che può avere effetti devastanti sulla salute dei bambini. Conosciamo meglio il morbillo e come prevenirlo e curarlo.
È una malattia che viene detta infantile in quanto, insieme alla rosolia, la varicella, la pertosse e la parotite, è comune nei bambini tra 1 e 3 anni. Vediamo più da vicino cosa causa il morbillo nei neonati, quali i sintomi e le cure disponibili.
Il morbillo, spiega l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), è una malattia infettiva di origine virale (il virus del genere morbillivirus della famiglia dei Paramyxoviridae) che si trasmette solamente nell’uomo tramite goccioline infette e diffuse nell’ambiente da starnuti e colpi di tosse.
È altamente contagiosa, tutte le persone infette hanno dei sintomi, una volta contratta si ha un’immunizzazione definitiva e, sebbene abbia generalmente un’evoluzione benigna può essere associata a diverse complicazioni, alcune anche molto gravi. Nei Paesi con un clima temperato il morbillo nei neonati è più comune tra la fine dell’inverno e durante la primavera.
Tra le particolarità del morbillo c’è una sintomatologia generalmente lieve e confondibile con altre malattie e disturbi. Come spiegato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, la prima fase della malattia (periodo di incubazione) è quella nella quale si è stati contagiati pur non avendo ancora i sintomi o essendo molto lievi (mal di testa, debolezza fisica e malessere). Questa fase dura tra i 9 e i 15 giorni.
Nei due giorni successivi (periodo di invasione) si hanno sintomi simili a quelli di un raffreddore: febbre elevata, congiuntivite, lacrimazione, secrezioni acquose, dolore all’esposizione alla luce, naso che cola, laringite, tosse stizzosa e arrossamento del palato.
L’ultima fase della malattia (periodo esantematico) dura circa tre giorni e si ha, oltre alla febbre alta anche la comparsa della caratteristica eruzione cutanea. Questa si manifesta con papule di colore rosso vinoso su tutto il corpo accompagnate da malessere, tremori, debolezza, sete intensa e insonnia. L’esantema scompare dopo 5-6 giorni e in questo periodo di guarigione la tosse può rimanere così come una finissima desquamazione cutanea.
Il 10-15% dei casi di morbillo nei neonati sono associati a complicazioni che possono essere respiratorie o neurologiche. Nel primo caso si può andare incontro a otiti, laringiti, polmoniti interstiziali e broncopolmoniti batteriche. Le complicanze neurologiche (più rare) possono provocare encefalite acuta, panencefalite sclerosante subacuta e infiammazione dell’encefalo.
I più a rischio delle complicanze neurologiche, riporta la Fondazione Veronesi, sono i bambini con meno di 1 anno. Tra i fattori di rischio delle conseguenze fatali del morbillo, precisa il Manuale MSD, ci sono anche la denutrizione e la carenza di vitamina A.
La vaccinazione è l’unica forma di prevenzione contro il morbillo nei neonati. Esistono due tipologie di vaccini contro il morbillo: uno trivalente (MPR) e uno quadrivalente (MPRV). Entrambi sono vaccini vivi attenuati con la differenza del numero di virus che comprendono. Il vaccino trivalente MPR è costituito dai virus del morbillo, della parotite e della rosolia. Il vaccino quadrivalente MPRV, invece, dai virus del morbillo, della parotite, della rosolia e della varicella. Il piano nazionale delle vaccinazioni raccomanda il vaccino quadrivalente.
L’indicazione è quella di somministrare la prima dose del vaccino tra il dodicesimo e il quindicesimo mese di vita del bambino in quanto fino al sesto-nono mese è protetto dagli anticorpi materni (se la madre è vaccinata). La seconda dose è prevista tra i 5 e i 6 anni (insieme alla dose di richiamo del vaccino DTaP-IPV). Tutti coloro che non sono stati vaccinati devono ricevere il vaccino a qualunque età ricordando come in caso in cui si contrae la malattia da non vaccinati il vaccino nelle 72 ore successive il contagio ha la capacità di prevenire lo sviluppo della malattia.
Così come avviene per gli altri vaccini vivi attenuati, sono esentati dalla vaccinazione i soggetti con deficit immunitario e quelli che stanno seguendo una terapia immunosoppressiva.
L’efficacia del vaccino contro il morbillo è estremamente elevata (98-99%), considerando che offre un’immunità dalla malattia per tutta la vita. Nell’80% dei casi i bambini non registrano alcun tipo di effetto collaterale e quelli più comuni sono il dolore e il gonfiore nella coscia o nel braccio (punto di somministrazione del vaccino) e febbre (generalmente non superiore a 38.5°C).
In alcuni casi si possono manifestare, ma lievemente, anche i sintomi tipici della malattia, con la differenza che in questi casi non si è contagiosi.
Di per sé non esiste una cura specifica e il trattamento del morbillo nei neonati è sintomatica quindi basata sulla somministrazione di farmaci per calmare la tosse e abbassare la febbre. Nelle forme più gravi si prevedono antibiotici e farmaci a base di cortisone.
Infine si consiglia di rimanere a riposo, bere molti liquidi ed evitare la luce intensa che potrebbe risultare fastidiosa agli occhi.
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