Il 5-8% delle nascite in Europa (e il 12% di quelle negli Stati Uniti) avviene mediante parti pretermine (fonte: studio pubblicato su ScienceDirect). Nel corso degli ultimi anni, anche grazie all’approfondimento delle conoscenze mediche e al miglioramento tecnologico delle unità di terapia intensiva neonatale, è stato possibile aumentare i tassi di sopravvivenza di bambini nati estremamente pretermine e di quelli con basso peso alla nascita.

Questa realtà ha fatto emergere un nuovo problema: quello di garantire ai neonati prematuri (e alle loro famiglie) un supporto adeguato. Anche perché, come emerge da questo studio, il prematuro passaggio del neonato dall’ambiente uterino a quello della terapia intensiva rappresenta un potenziale insieme di problemi di salute fisica e mentale a lungo termine e disabilità dello sviluppo. Questo perché tale passaggio avviene in un momento di rapida crescita del cervello che viene interrotto improvvisamente.

L’aumento dei tassi di sopravvivenza grazie alle terapie intensive, infatti, si è associato anche a un crescente numero di disabilità maggiori (come i gravi ritardi mentali, la paralisi cerebrale e i disturbi sensoriali) e di disturbi cerebrali minimi. Un bambino pretermine (molto dipende anche dalla settimana di gestazione) è un organismo con un sistema nervoso centrale, caratteristiche somatiche, abilità e capacità immature che viene catapultato in un ambiente pieno di stimoli e di condizioni potenzialmente avverse e stressanti.

Per prevenire e ridurre gli impatti di questi problemi è stato sviluppato il metodo NIDCAP.

Che cos’è il metodo NIDCAP?

Il Newborn Individualized Developmental Care and Assessment Program, noto come metodo NIDCAP, è un approccio di cura globale che, come spiegato dalla Società Italiana di Neonatologia, ha l’obiettivo di ridurre al minimo le esperienze stressanti e la separazione tra genitori e neonati prematuri al fine di sostenere uno sviluppo adeguato tramite un’assistenza individualizzata.

I bambini prematuri, infatti, vanno incontro a un distacco precoce dalla madre e completa il suo sviluppo in un ambiente come la terapia intensiva neonatale che, per quanto indispensabile alla sua sopravvivenza, non è fisiologico. La combinazione tra l’immaturità dello sviluppo del neonato e l’ambiente della terapia intensiva rappresenta una fonte di stress che può influire negativamente sulle capacità di adattamento del bambino che può andare incontro a disturbi comportamentali e difficoltà emotive, anche perché privato del processo di attaccamento con i suoi genitori.

Parallelamente anche i genitori vivono una separazione che, unita alla preoccupazione per lo stato di salute del bambino, provocano un senso di impotenza e di stress particolarmente forte che non deve essere sottovalutato.

Come funziona il metodo NIDCAP

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Fonte: iStock

Il metodo NIDCAP, come riportato dal dipartimento della Commissione Europea sull’occupazione, gli affari sociali e l’inclusione, offre un approccio individualizzato alla cura dei neonati centrato sulla famiglia e sull’idea che la collaborazione dei genitori sia fondamentale per migliorare la crescita e la salute fisica, mentale ed emotiva dei neonati prematuri.

Quello del metodo NIDCAP, come visto, è un programma personalizzato che tiene conto delle condizioni mediche e delle necessità del bambino prevedendo un coinvolgimento attivo da parte dei genitori. Il metodo prevede un’attenzione nell’evitare le stimolazioni, lo stress, il dolore e l’isolamento. Il metodo si basa sulla lettura dei segni comportamentali di ogni neonato e sull’elaborazione di un piano di cura individuale che tenga conto tanto delle vulnerabilità quanto dei punti di forza del bambino.

Nell’approfondimento dedicato all’argomento dell’Ordine delle professioni Infermieristiche di Como si precisa come l’osservazione propedeutica alla lettura dei segni comportamentali debba essere eseguita da un professionista certificato (che ha ottenuto il diploma NIDCAP Professional) che consenta di ottenere una valutazione neurocomportamentale.

La valutazione si basa sull’analisi di segnali di stabilità e disorganizzazione relativa ai seguenti sottosistemi:

  • sistema autonomo;
  • sistema motorio;
  • stati comportamentali;
  • attenzione e interazione;
  • autoregolazione.

I 5 sottosistemi vengono analizzati ogni 2 minuti per 2 minuti dei 91 segni che vengono presi in esame e che consentono, insieme alla valutazione del contesto (caratteristiche dell’ambiente e dell’incubatrice dove è ricoverato il bambino) di monitorare le condizioni del neonato. La valutazione inizia prima che il caregiver interagisca con il neonato e prosegue dopo in modo da osservare quanto questa influisca sullo stato del bambino.

La fase successiva prevede la redazione di una scheda nella quale sono riportate le capacità del neonato, le difficoltà e gli obiettivi che si intendono raggiungere.

Quando si può applicare?

Perché il metodo NIDCAP possa essere applicato è necessario, come abbiamo visto, che il personale medico sia adeguatamente formato e preparato a condurre un approccio di questo tipo. È infatti necessario che venga previsto un approccio collaborativo basato sula relazione orientata all’osservazione e all’ascolto delle esigenze del neonato prima ancora del rigoroso rispetto di standard, protocolli e regole.

Questo perché, rispetto al passato, si ha un approccio che considera l’unicità del neonato prematuro. Egli è di fatto impreparato alla vita extrauterina in quanto l’ambiente uterino è completamente diverso da quello esterno e il bambino ha dovuto interrompere improvvisamente la maturazione fisica e psicologica necessaria.

Metodo NIDCAP: benefici e risultati

Dagli studi condotti in materia emerge chiaramente come l’utilizzo del metodo NIDCAP sia associato al miglioramento dello sviluppo del cervello, della salute, delle competenze funzionali e della qualità della vita del bambino. L’applicazione di questo metodo, infatti, favorisce lo sviluppo del Sistema Nervoso Centrale, favorisce la relazione tra neonato e genitori e facilita da parte loro l’accudimento del bambino.

È un approccio umano ed etico, oltre che conveniente, basato sull’autoregolazione comportamentale del neonato che passa dalla prevenzione di input inappropriati e promuovendo azioni mirati a consentire al cervello e all’organismo del bambino di recuperare armonicamente quanto il parto prematuro gli ha sottratto.

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  • Neonato (0-1 anno)