L’attenzione verso le feci del bambino è elevata per tutta l’infanzia, o almeno per i primi mesi. Ogni cambio pannolino è, infatti, l’occasione per monitorare tanto la quantità quanto le caratteristiche delle feci potendo così avere un indicatore importante dello stato di salute del bambino.

In modo particolare l’attenzione è massima nei primi giorni di vita quando le prime feci, dette meconio, assumono un ruolo cruciale sotto diversi punti di vista.

È utile approfondire l’argomento anche tenendo conto delle condizioni critiche (anche molto gravi) legate al meconio e al fatto che esso è presente già durante la vita intrauterina e che pertanto è una realtà con la quale il feto si confronta ancor prima di nascere.

Che cos’è il meconio?

Propriamente il meconio è la sostanza inizialmente presente all’interno dell’intestino del feto. Il feto, ingerendo il liquido amniotico, accumula il meconio nell’intestino e lo espelle, solitamente, subito dopo la nascita.

Ci sono casi in cui questa espulsione avviene prima e altri in cui può essere ritardata. In questo studio si fa presente come i neonati sani nati a termine, per esempio, espellono il meconio tra le 24 e le 48 ore dopo la nascita, mentre i neonati prematuri tendenzialmente richiedono un po’ più di tempo.

Qual è la sua composizione?

Il meconio è considerato come il materiale fecale sterile, solitamente di colore verde scuro (ma anche marrone o giallo) che viene prodotto nell’intestino del feto prima della nascita. Ha una consistenza appiccicosa e densa ma non ha un particolare odore.

Quando e come si forma il meconio

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Fonte: iStock

Durante la vita intrauterina il feto, come ricordato dal portale WebMD, inizia a ingerire liquido amniotico e quindi l’organismo comincia l’attività di eliminazione dei rifiuti. Questo viene effettuato dall’apparato digestivo che filtra il liquido amniotico. Il feto urina normalmente quando è ancora nell’utero, mentre espellerà le feci solamente dopo la nascita.

Può capitare che il feto ingerisca il meconio, ma non è una condizione pericolosa, mentre è estremamente critico se il feto lo inala tramite i polmoni ed è quello che accade, come vedremo, con la sindrome da aspirazione di meconio.

Il meconio, come riportato in questi studi pubblicati su ScienceDirect, è una raccolta di secrezioni e cellule desquamate del tratto digestivo e di prodotti di scarto del liquido amniotico che il feto ingerisce. Normalmente inizia a formarsi verso l’inizio del secondo trimestre e si accumula fino alla nascita all’interno del colon.

La formazione di meconio, quindi, è del tutto normale e fisiologica e anzi la sua valutazione è estremamente utile per individuare tempestivamente condizioni cliniche rilevanti. Solitamente, come anticipato, il meconio viene evacuato subito dopo il parto quando il neonato inizia ad alimentarsi ma può capitare che ciò avvenga prima o in prossimità della nascita.

Come sottolineato dal Manuale MSD, l’evacuazione del meconio avviene come risposta a un evento stressante come un’infezione o un inadeguato livello di ossigeno nel sangue. Se l’evacuazione di meconio è tendenzialmente normale nei neonati a termine, non lo è mai nei neonati pretermine, in quanto in questi casi il bambino ha contratto un’infezione in utero.

L’attenzione viene posta nella presenza di liquido amniotico macchiato di meconio, un’eventualità che si verifica in circa il 12-20% dei parti. Il passaggio di meconio nell’utero, infatti, può indicare la normale maturazione gastrointestinale (con l’intestino che è integro e pervio), ma può anche essere il segno di un’ipossia fetale acuta o cronica. Sono diverse le condizioni patologie e critiche legate al passaggio di meconio nell’utero e tra queste rientrano:

La mancata evacuazione di meconio nelle prime 24-48 ore dopo la nascita può indicare la presenza di una malattia o un’ostruzione intestinale. Tra le patologie associate al passaggio di meconio ritardato rientrano l’ileo da meconio, le laformazioni anorettali, le atresie intestinali, la malattia di Hirschsprung così come l’ipotiroidismo, la sepsi e alcune anomalie elttrolitiche.

L’ileo da meconio, come ricordato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, è nella maggior parte dei casi la prima manifestazione della fibrosi cistica e si verifica come effetto di un’occlusione intestinale determinata da un meconio eccessivamente spesso e colloso.

Tra le condizioni critiche legate alle prime feci del neonato ci sono anche le pseudocisti da meconio. Si tratta di perforazioni intestinali che causano la fuoriuscita di meconio nel peritoneo.

La sindrome da aspirazione di meconio: cause e conseguenze

Il 3-9% dei bambini nati con il liquido amniotico macchiato di sangue sviluppa la sindrome da aspirazione di meconio. Questa è una complicanza complessa (anche dal punto di vista della gestione medica) che interessa in neonati a termine. L’Associazione dei Ginecologi Italiani Ospedalieri, del territorio e liberi professionisti (AOGOI) definisce questa sindrome (SAM) come un distress respiratorio che avviene subito dopo il parto in presenza di meconio nel liquido amniotico inspiegabile e associato a un aspetto radiografico tipico.

La sindrome da aspirazione di meconio si verifica quando lo stress respiratorio porta il feto a compiere respiri forzati e a inalare il liquido amniotico contenente il meconio. Questo si deposita nei polmoni per poi, dopo il parto, bloccare le vie respiratorie e provocare il collasso di alcune aree dei polmoni. Nel caso in cui le vie respiratorie fossero ostruite solo parzialmente il neonato riesce a inalare l’aria che raggiunge i polmoni, ma non riesce poi a espirare con il polmone interessato che può espandersi eccessivamente.

La SAM è una delle principali cause di malattie gravi e, come riportato dal John Hopkins Medicine, di morte neonatale e si verifica nel 5-10% delle nascite. Alla nascita il neonato presente insufficienza respiratoria, alta frequenza respiratoria, gemiti respiratori e cianosi della pelle o delle labbra. In alcuni casi il neonato può sviluppare anche ipotensione arteriosa e il meconio può ricoprire anche il cordone ombelicale, i letti ungueali (la zona sotto le unghie) e la pelle del bambino.

La diagnosi si basa sulla presenza di meconio nel liquido amniotico, sui problemi respiratori del neonato e sulla radiografia del torace.

Il primo trattamento per la sindrome da aspirazione prevede l’aspirazione delle vie aeree superiori per poi ricorrere all’intubazione e alla broncoaspirazione. Parallelamente, si valuta il broncolavaggio con soluzione fisiologica per la rimozione del meconio, mentre la somministrazione di ossigeno supplementare è il centro della terapia contro la SAM e nelle forme gravi l’unica terapia possibile. In alcuni casi si ricorre anche alla somministrazione di antibiotici e al trattamento delle eventuali patologie sottostanti.

La prognosi è solitamente eccellente, ma può avere un decorso grave che può evolvere in un’ipertensione polmonare persistente del neonato che in alcuni casi può risultare fatale. Inoltre i bambini nati con sindrome da aspirazione di meconio hanno un maggior rischio di asma. Nelle forme più gravi si procede al ricovero in un’unità di terapia intensiva neonatale per la gestione della malattia.

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