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L'epatite neonatale è un'infiammazione del fegato che ha, solitamente, causa virale. Può essere trasmessa al neonato dalla madre durante il parto.
Il sintomo tipico che può portare alla diagnosi della malattia è la presenza di ittero nel bambino anche oltre le due settimane di vita. Sono però necessari esami ulteriori per confermare che si tratti proprio di epatite neonatale.
L’epatite neonatale è un’infiammazione del fegato che si verifica nel primo o nel secondo mese di vita. La frequenza della malattia è di circa 1 caso ogni 2500 neonati nati vivi. Le cause, come vedremo, posso essere diverse, ma la maggior parte delle volte la malattia è di origine virale.
In genere, il virus dell’epatite B viene contratto durante il parto. La prevalenza dell’infezione cronica nelle donne in gravidanza risulta essere dello 0,82%. La trasmissione dalla madre al figlio può avvenire mediante:
La trasmissione post-partum si verifica raramente, attraverso il contatto con sangue materno infetto, saliva, feci, urine o latte materno.
L’epatite neonatale è una malattia asintomatica, il più delle volte, ma può provocare una malattia cronica nella tarda infanzia o nell’età adulta.
L’infiammazione del fegato dovuta all’epatite neonatale può dipendere da:
Solitamente, la maggior parte dei neonati con infezione da virus dell’epatite B non presenta sintomi alla nascita. L’infezione resta però nell’organismo e può dare origine a una patologia cronica al fegato, come epatite cronica o cirrosi, che diventa sintomatica nell’età adulta.
I neonati infetti possono sviluppare sintomi come:
Raramente, l’infezione è grave e letale.
Per arrivare alla diagnosi, il primo sintomo che deve far sospettare un’epatite neonatale è l’ittero che si protrae oltre le prime due settimane di vita del bambino. In questi casi, è opportuno dosare gli enzimi del fegato e i fattori della coagulazione. Attraverso un’ecografia, è possibile valutare anche l’aspetto e le dimensioni del fegato e dei dotti biliari.
Molto importante è anche effettuare una biopsia epatica, ovvero viene prelevato con un ago una piccola porzione del fegato. Questo esame permette di distinguere l’epatite neonatale da altre patologie più gravi e con sintomi simili.
Il trattamento dell’epatite neonatale ha lo scopo di alleviare i sintomi, ma una cura specifica non esiste.
Fondamentale è correggere la dieta del neonato, attraverso latte con formulazione specifica, ad esempio, per ridurre il malassorbimento dei grassi. Possono essere prescritti anche integratori con vitamine liposolubili (vitamine A, D, E e K) per contribuire a promuovere la crescita e lo sviluppo del bambino.
I neonati che nascono da madri infette ricevono un preparato di anticorpi contro l’epatite B entro le 12 ore successive alla nascita.
Di solito, l’epatite neonatale tende a migliorare nei primi sei mesi di vita. Conseguenza più grave che può verificarsi, se la causa è di origine virale, è che il bambino sviluppi una cirrosi epatica con necessità di un trapianto di fegato.
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