Può talvolta capitare di avere una defecazione difficoltosa, anche dopo uno sforzo prolungato. Si parla in questi casi di dischezia ed è una problematica comune a grandi e piccini e coinvolge anche i neonati, ma che non ha nulla a che vedere con l’alimentazione. Ecco di cosa si tratta, nello specifico.

Cos’è la dischezia?

La dischezia è causata dalla mancata coordinazione tra i muscoli del pavimento pelvico e gli sfinteri anali. Il contenuto intestinale rimane fermo nell’ampolla rettale, generando dolori dovuti alla sensazione di blocco delle feci. Se prolungata nel tempo può peggiorare, degenerando in ulcerazione o addirittura prolasso rettale.

Nei bambini il fenomeno può derivare dalla cattiva abitudine di rimandare l’atto della defecazione, mentre nel caso degli adulti può essere dovuto a malattie del retto, malformazioni dell’ano, alterazione dei riflessi nervosi a livello del tratto finale dell’intestino, lesioni midollari, morbo di Parkinson o tumori. Nelle donne è uno dei principali sintomi dell’endometriosi.

Dischezia neonatale

La dischezia può colpire anche i neonati, a causa della mancata coordinazione tra l’aumento della pressione intraaddominale e il rilascio dei muscoli del pavimento pelvico. Dunque, anche se le feci sono morbide, l’evacuazione non avviene spontaneamente. La diagnosi viene fatta, in caso di lattante di età inferiore ai 9 mesi, in presenza di questi due elementi:

  • almeno 10 minuti di sforzo e di pianto prima del tentativo di evacuare, con o senza successo, feci morbide;
  • assenza di altri problemi di salute.

Non c’è comunque da preoccuparsi eccessivamente, perché la problematica è comune e di solito rientra spontaneamente nel giro di due o tre mesi.

Cause della dischezia neonatale

Dischezia non è sinonimo di stitichezza, dunque è bene chiarire che la prima non ha nulla a che vedere con gli alimenti ingeriti o con la qualità della dieta, elementi che condizionano molto, invece, la seconda.

La dischezia neonatale, infatti, va ricondotta unicamente all’immaturità del sistema escretore. Le feci del neonato sono molli, ma il piccolo non riesce a rilassarsi, aprire lo sfintere ed emetterle. Al contrario, quando il bambino soffre di stitichezza è perché le sue feci sono secche, dure e difficili da espellere.

Inoltre, mentre in caso di stitichezza il piccolo potrebbe non evacuare in un’intera giornata, quando c’è dischezia le defecazioni possono essere anche numerose, seppur difficoltose, nell’arco delle 24 ore.

Per questi motivi, in caso di dischezia non c’è bisogno di apportare modifiche all’alimentazione o alla quantità/tipologia di latte, essendo riconducibile solo a un sistema escretore poco maturo.

Dischezia neonatale: rimedi

Maria Assunta Castelluzzo, Flora Tarsitano e Licia Pensabene dell’Unità Operativa di Pediatria – Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università Magna Grecia di Catanzaro hanno messo a punto il documento Approccio al bambino con disturbi funzionali gastrointestinali.

Tale documento si sofferma su tutti i disordini funzionali gastrointestinali riconosciuti come disordini dell’interazione cervello-intestino. Nello specifico, si sofferma sulle linee guide chiamate Criteri di Roma, pensate da un gruppo di lavoro internazionale e che permettono la diagnosi e il trattamento dei suddetti disordini.

Nello specifico in caso di dischezia neonatale si consiglia di procedere innanzitutto con un’accurata anamnesi e con un esame obiettivo. Per evitare che il piccolo venga condizionato ad attendere una “stimolazione artificiale”, sarebbe meglio non procedere con stimolazione rettale e non abusare dell’apposito sondino. I pediatri sono solitamente contrari anche all’uso di lassativi e infusi.

Piuttosto, per far rilassare il bambino si può procedere con il massaggio infantile, un massaggio specifico per i più piccoli indicato proprio per superare disturbi gastrici e intestinali. Ma non solo. Serve anche per migliorare il sonno, stimolare la coordinazione motoria, correggere la postura con la distensione dei muscoli.

Ma attenzione, si tratta di manovre ben precise, dunque il massaggio deve essere praticato dai genitori solo se hanno seguito l’apposito corso: no all’improvvisazione. Altrimenti, meglio affidarsi a personale specializzato nella tecnica.

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