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Hai paura a tenere in un braccio un neonato e non sai come fare? Ecco alcuni consigli pratici per vivere serenamente questa bellissima emozione.
Se è vero che l’ansia dei genitori è probabilmente tra le più creative, è altrettanto vero che dal momento della nascita qualche preoccupazione per il benessere del proprio bambino sia più che legittima. Sui bambini piccoli non è appeso il cartello ‘maneggiare con cura’, ma è un pensiero che coinvolge tantissimi futuri genitori, soprattutto quelli in attesa di confrontarsi con il primo figlio.
Per sfatare i tanti miti che ruotano attorno all’argomento abbiamo intervistato la Dottoressa Giulia Dosi, ostetrica specializzata nell’assistere e accompagnare le famiglie al momento della nascita dei propri figli. Con lei abbiamo parlato di cosa significa tenere in braccio un neonato e, successivamente, capire quali consigli seguire e quali errori non commettere.
Dottoressa Dosi, prima di entrare più nel dettaglio della “pratica” di tenere in braccio un neonato, vorremmo un suo parere sull’idea spesso diffusa che assecondare questa necessità del bambino possa diventare un vizio. È davvero così?
Il contatto con il proprio bambino, il tenere in braccio il neonato, non è assolutamente un vizio, ma è un bisogno del neonato durante tutta la sua vita, ma soprattutto durante l’esogestazione. Nei nove mesi dopo la nascita è importante che il bambino ritrovi un po’ tutto quello che aveva nell’utero, quindi il contatto e il contenimento, sentire il cuore e i rumori respiratori della mamma che ha sentito durante tutta la gravidanza, ma anche quelli del papà e quindi è normale che una volta preso in braccio si tranquillizzi perché ritrova tutto un ambiente a lui conosciuto.
Durante l’esogestazione non è un vizio; quando rischia di diventarlo?
Non è un vizio anche perché dal punto di vista cognitivo sarebbe troppo difficile applicare un ragionamento di questo tipo, cioè del fare qualcosa apposta per instaurare una risposta nei genitori, a un bambino così piccolo. Si può parlare di vizio da un punto di vista socio-pedagogico tra il decimo e il dodicesimo mese di vita, ma prima non si può parlare di vizio.
Dottoressa, cosa consiglierebbe ai genitori timorosi di prendere in braccio un neonato?
È una cosa che viene istintiva ed è importante che i genitori abbiano fiducia nelle proprie capacità e nel loro modo di relazionarsi con il proprio bambino anche per come viene tenuto in braccio.
Il primo consiglio utile, quindi, è quello della serenità e del lasciarsi guidare dall’istinto, senza stare troppo a preoccuparsi di quali regole e indicazioni seguire.
Entrando però un po’ più nello specifico che consigli “tecnici” si devono seguire?
Ci sono però delle accortezze che è bene seguire, soprattutto quando il neonato non è in grado di reggere da solo la testina; in questi casi è importante che ci sia un sostegno della testina e del collo del bambino e del sederino, in modo che stiano sullo stesso piano. Questo è un modo, poi ce ne sono altri: si può tenere il bambino con la testina appoggiata sull’avambraccio, quindi nella classica posizione a culla, si può tenere posizionato sulla spalla in verticale mantenendo sempre l’accortezza di tenere sostenuta la testina e avere una mano sotto il sedere, oppure si può tenere a pancia in giù sull’avambraccio ed è una posizione molto utilizzata per esempio in caso di mal di pancia e coliche. In questo caso la testina può essere sostenuta dalla mano o dall’incavo del braccio.
Quando si prende o si posa il bambino dal lettino, cosa bisogna fare?
Sicuramente è importante sempre adagiarlo nel lettino, nella culla o su qualsiasi struttura o ripiano delicatamente, magari facendo appoggiare prima la testina e la parte alta della schiena e successivamente la parte posteriore del corpo. Questi, ripeto, sono consigli generali, ma poi sono dell’idea che tutti i genitori quando devono prendere in braccio il proprio bambino gli verrà istintivo prenderlo come è giusto che sia; l’importante è sempre tenere la testina, soprattutto fino a quando il bambino non ha il controllo del capo.
È vero che il neonato va trattato con delicatezza, ma è vero anche che non è fatto di cristallo, quindi si può maneggiare e si può prendere in braccio senza aver paura di fargli male; se si fa tutto delicatamente non c’è modo di fargli male.
Dottoressa Dosi, ci sono invece comportamenti da evitare nel tenere in braccio un neonato?
L’unica indicazione in questo senso è quella di evitare di scuotere il neonato. Prenderlo in braccio o maneggiarlo senza sostenere la testa e facendogli fare dei movimenti in avanti e indietro in modo molto veloce può andare a creare dei traumi a livello cervicale e a livello del cervello all’interno della scatola cranica. Però qui parliamo di sindrome da scuotimento del neonato che è un’altra cosa rispetto al tenere in braccio il neonato.
Alla luce delle indicazioni che ci ha dato, esistono posizioni migliori di altre per i neonati che hanno le coliche, hanno sonno, piangono o hanno appena finito la poppata?
Di solito la posizione preferita dai neonati dopo la poppata, sia per digerire che per calmarsi, è la posizione verticale, magari appoggiata alla spalla della mamma o del papà, in modo che sia facilitata la digestione e sia facilitato anche il rilassamento.
Si può quindi anche parlare di posizione ‘cuore a cuore’, dove il bambino è sempre in verticale ma posizionato più centrale sul petto all’altezza del cuore, e anche questa è una delle posizioni preferite dal bambino sia per rilassarsi sia in caso di colica, perché automaticamente il neonato quando è messo sul petto si rannicchia e si mette in posizione fetale e il fatto di tirare su le gambine lo porta a espellere più facilmente aria e quindi, in caso di mal di pancia, ad avere sollievo.
Per quel che riguarda invece il babywearing, è possibile tenere in braccio un neonato utilizzando una fascia o un marsupio dedicati a questo scopo?
È importante parlare anche del portare i neonati con la fascia e quindi del babywearing che può aiutare i genitori a tenere a contatto il proprio bambino. La posizione ‘cuore a cuore’ si può ottenere sia con le mani e con le braccia ma anche con un supporto che va a rispondere a tutti quelli che sono i bisogni del neonato di contatto, contenimento e di sentire il respiro e il cuore di chi lo tiene in braccio.
Di questi modelli di fascia e marsupio come scegliere il migliore per il proprio bambino?
Si può portare il bambino a contatto con una fascia, elastica o rigida, o con un marsupio, ma che sia ergonomico. L’ergonomicità viene data dal posizionamento delle gambe a M ed è importante che le ginocchia siano più in alto rispetto al bacino.
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