Quello che per gli adulti può apparire come un semplice e innocuo raffreddore stagionale rischia di essere per i bambini, specie quelli più piccoli, un problema anche molto serio. È il caso della bronchiolite, un’infezione virale acuta la cui diffusione è legata al Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), ma anche altri virus quali adenovirus, coronavirus, rinovirus e virus influenzali e parainfluenzali.

È una condizione che si manifesta prevalentemente primi sei mesi di vita (e in generale entro i primi due anni di vita del bambino) con una maggiore incidenza tra novembre e marzo (dall’autunno all’inverno).

Nonostante nella maggior parte dei casi la bronchiolite si manifesti con una forma lieve, con una prognosi positiva e una risoluzione breve (entro due o tre settimane) senza il ricorso ad alcun tipo di cura, è un’infezione che può dare sintomi gravi (e preoccupanti) e richiedere il ricovero in ospedale.

Facciamo quindi chiarezza individuando le cause, i sintomi per riconoscerla, le conseguenze, i rischi e le cure per la bronchiolite.

Cos’è la bronchiolite?

Propriamente la bronchiolite è un’infezione che colpisce la parte finale dei bronchi provocando infiammazione e congestione delle piccole vie aeree dei polmoni. Ha un’incidenza del 10% che aumenta in occasione di alcune epidemie.

È da distinguere dalla bronchite, nonostante le similitudini, in quanto la bronchiolite colpisce le vie aeree più piccole, mentre la bronchite quelle più grandi (i bronchi). Inoltre la bronchite è prevalente nei bambini più grandi e negli adulti a differenza della bronchiolite che, come abbiamo visto, ha un’incidenza maggiore nei neonati.

Le cause della bronchiolite

Cause-bronchiolite

La causa della bronchiolite è quasi sempre un virus e nel 75% dei casi è il virus respiratorio sinciziale. È una condizione particolarmente contagiosa avendo una trasmissione molto rapida da persona a persona tramite il contatto diretto sia con la saliva e le secrezioni nasali che tramite le microparticelle che, con starnuti e colpi di tosse, si diffondono nell’aria.

Inoltre il virus sopravvive per ore su diverse superfici, tanto che spesso il contagio avviene toccando i giocattoli contaminati e in ambienti chiusi e ristretti come gli asili nei quali vi è la presenza di gruppi di bambini. Nel corso della pandemia da Covid-19, complice l’uso delle mascherine, del gel sanificante, del distanziamento e della chiusura degli asili, si è assistito a una diminuzione dei casi di bronchiolite e nelle fasi di rallentamento delle misure di contenimento del contagio, invece, sono state frequenti in diversi Paesi del mondo le epidemie da virus sinciziale.

Le cardiopatie congenite, la fibrosi cistica, anomalie congenite alle vie aeree, la nascita pretermine, la displasia broncopolmonare e le immunodeficienze (le malattie che compromettono il sistema immunitario) sono fattori di rischio per forme più gravi della bronchiolite. Anche l’aver fumato in gravidanza e dopo la nascita del bambino aumenta la diffusione del virus, mentre questa è minore nei neonati allattati al seno.

Bronchiolite: i sintomi

Nelle forme leggere, la bronchiolite ha una sintomatologia simile a quella di un raffreddore. Inizialmente la bronchiolite si manifesta con febbre non elevata e infiammazione nasale, naso chiuso, aumento della produzione di muco, tosse e ostruzione delle vie aeree. In una fase successiva la tosse può diventare più grave e insistente, provocando difficoltà respiratorie e una dispnea (ovvero rumorosità nella respirazione).

Nelle forme più gravi e maggiormente nei neonati nei primi sei mesi di vita, la bronchiolite può portare a un basso livello di ossigeno nel sangue (calo dei livelli di saturimetria) e nelle prime settimane di vita è maggiore il rischio di apnee.

La prima fase, quella con i sintomi più lievi, può durare poche ore o qualche giorno e solo successivamente compare la difficoltà respiratoria durante la quale il piccolo respira rapidamente. C’è un alto rischio di ricadute e gli episodi di respiro sibilante tendono a risolversi definitivamente e in maniera spontanea verso i seni, tranne nei casi in cui il bambino sviluppi una forma di asma.

Nelle forme più gravi la respirazione può diventare più rumorosa (e assomigliare a dei grugniti), vi è una difficoltà nella suzione e nel deglutire (tanto da rendere difficoltosa l’alimentazione), le labbra e le estremità delle dita possono diventare di colore blu o grigie. Inoltre, data la rapidità della respirazione, il la pelle del petto del bambino, aderendo alla gabbia toracica, si ritrae così forte che sembra affossarsi verso le costole.

Le tipologie di bronchiolite

Le bronchioliti vengono distinte e classificate in base al virus che provoca l’infezione. Vi è una forma di bronchiolite, detta Mycoplasma pneumoniae che colpisce i bambini in età scolare, mentre quella causata dal batterio della clamidia provoca un una forma più aggressiva di bronchiolite.

Esiste anche una tipologia, detta, bronchiolite obliterante, causata dagli adenovirus di tipo 1, 2 e 5, per cui vi è una lesione delle vie respiratorie con lo sviluppo di una malattia cronica.

Bronchiolite: conseguenze e rischi

La diagnosi per la conferma della bronchiolite è clinica, sull’osservazione dei sintomi. In casi particolari può essere necessario ricorrere a una radiografia del torace o a un tampone nasale per individuare il virus responsabile dell’infezione.

Le conseguenze più gravi sono quelle che portano al ricovero in ospedale con il rischio di ricorrere alla respirazione assistita con intubazione. Inoltre i bambini affetti da forme gravi di bronchiolite sperimentano disidratazione a causa del vomito e della difficoltà di reintegrare i liquidi.

In alcuni casi è possibile anche riscontrare un infezioni all’orecchio, episodi ricorrenti di broncospasmo e cianosi a causa della mancanza di ossigeno. L’insufficienza respiratoria è la complicanza più grave da monitorare.

Come si cura la bronchiolite?

Di per sé non esistono farmaci per eliminare il virus responsabile della bronchiolite e comunque è una condizione che generalmente si risolve nel giro di un paio di settimane senza il riscorso ad alcun tipo di trattamento.

L’attenzione va posta alla costante idratazione, al monitoraggio dei sintomi che non diventino più gravi e al seguire le indicazioni del pediatra. Può essere raccomandata una costante pulizia del naso (i famosi lavaggi nasali) con soluzione ipertonica la quale, avendo una concentrazione di sali maggiore, consente di rimuovere meglio il muco presente.

Solo in casi particolari e sempre dopo indicazione medica è possibile procedere con la somministrazione di broncodilatatori per via inalatoria e cortisone per via orale. Oltre all’attenzione all’idratazione e al mantenimento dell’allattamento al seno è utile ridurre la quantità di pasti e aumentarne la frequenza.

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