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Per i neonati è meglio dormire nel letto dei genitori? Ecco cosa è il bed sharing e quali sono i rischi da conoscere.
Oggi si parla di bed sharing per indicare la condivisione del letto dei genitori, una pratica che viene scelta perché ha molti benefici, ma di cui è importante conoscere i rischi.
Il termine bed sharing, noto anche come “sharing bed” o “sleeping together”, si riferisce alla pratica di condividere il letto con il proprio neonato o bambino durante il sonno. Questo può avvenire durante tutta la notte o solo per parte di essa.
È una pratica comune in molte culture di tutto il mondo e secondo chi lo pratica ha molti benefici, ma presenta anche diversi rischi, soprattutto nel caso di bambini molto piccoli.
Spesso si utilizzano i termini “bed sharing” e “co-sleeping” come sinonimi, ma questo non è corretto.
Mentre il bed sharing si riferisce specificamente alla condivisione del letto, il co-sleeping è un termine più ampio che include diverse modalità di dormire vicino al bambino, ad esempio in un lettino attaccato al letto dei genitori (ne sono un esempio le varie culle del tipo next-to-me) o in un lettino nella stessa stanza (anche se in questo caso di parla anche di room sharing).
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Il bed sharing può offrire diversi benefici sia per i genitori che per i neonati. Per i neonati, la vicinanza fisica ai genitori durante il sonno può promuovere un attaccamento sicuro, ridurre l’ansia da separazione e facilitare l’allattamento al seno.
Per i genitori, il bed sharing può facilitare l’allattamento notturno e promuovere un sonno più riposante, poiché il bambino può essere più facilmente consolato e riaddormentato in caso di risvegli notturni. Inoltre, molti genitori trovano conforto nella vicinanza fisica al proprio bambino durante la notte.
Al di là dei benefici, il bed sharing comporta rischi e pericoli che i genitori devono prendere in considerazione se valutano la possibilità di praticarlo.
Il principale rischio associato al bed sharing è il potenziale schiacciamento o soffocamento del bambino durante il sonno, soprattutto se i genitori sono stanchi o hanno assunto sostanze che possono influenzare il sonno, come alcol o farmaci.
Non solo: la condivisione del letto può aumentare il rischio di morte in culla. Secondo il Ministero della Salute, infatti,
la condivisione del letto dei genitori (bed sharing) non è la scelta più sicura (può portare ad un aumento del rischio di SIDS nei primi mesi).
Secondo lo studio Sindrome della morte improvvisa infantile: fattori di rischio e nuove strategie di riduzione del rischio,
Il posto più sicuro in cui un neonato può dormire è su una superficie separata progettata per i neonati, vicino al letto dei genitori. Dormire nella stanza dei genitori su una superficie separata può ridurre il rischio di SIDS del 50%. Previene il soffocamento, lo strangolamento e l’intrappolamento che possono verificarsi quando il bambino dorme nel letto di un adulto.
Per questo,
I neonati dovrebbero essere sistemati vicino al letto dei genitori ma su una superficie separata e distaccata per almeno sei mesi poiché il tasso di SIDS e di altri decessi legati al sonno è più elevato nei primi sei mesi di vita. I neonati non dovrebbero mai essere lasciati a dormire su divani o poltrone.
Altri rischi includono il rischio di cadute dal letto, soprattutto se non è protetto da un’apposita barriera, e il surriscaldamento del bambino a causa della vicinanza fisica ai genitori, un altro fattore che può essere causa di SIDS.
Piuttosto che il bed sharing, quindi, l’American Association of Pediatrics consiglia il room sharing o il co-sleeping in una culla attaccata al letto: è più sicura e rendere comunque facile nutrire, confortare e riaddormentare il bambino.
Se si desidera praticarlo, è importante farlo cercando di ridurre al minimo i rischi associati, soprattutto nel caso dei neonati. Ecco alcuni aspetti a cui prestare attenzione:
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