
Le infezioni in gravidanza rappresentano un rischio molto grave per la sopravvivenza e lo sviluppo del feto. Il TORCH Test è uno strumento per ind...
Come tutte le infezioni in gravidanza, anche quella da tricomoniasi necessita di grande attenzione. Ecco cosa c'è da sapere.
Facciamo quindi chiarezza sulla tricomoniasi in gravidanza, come riconoscerla, come prevenirla e come curarla correttamente.
Propriamente la tricomoniasi è un’infezione causata dal protozoo Trichomonas vaginalis. L’infezione, spiega la Fondazione Veronesi, interessa prevalentemente le donne coinvolgendo l’apparato uro-genitale, soprattutto l’uretra, la vagina, la cervice e a volte le vie urinarie.
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Il protozoo responsabile della tricomoniasi si diffonde soprattutto per via sessuale. La trasmissione del protozoo può avvenire sia durante il sesso vaginale e anale che quello orale, ma anche (meno frequentemente) con il contatto di indumenti, biancheria infetta e sex toys (così come l’uso di servizi igienici contaminati).
Il Manuale MSD riferisce come nelle donne la trasmissione del protozoo Trichomonas vaginalis possa avvenire durante i contatti sessuali sia con gli uomini che con le donne, mentre negli uomini il contagio può avvenire solamente tramite contatto sessuale con delle donne.
Una volta che il protozoo è entrato nell’organismo, può rimanere per settimane o mesi senza determinare sintomi. Ed è uno dei motivi per cui la diffusione di questa infezione è così elevata, essendo spesso impossibile comprendere come si è contratta la malattia.
Quando presenti (nel 10-15% dei casi la tricomoniasi è asintomatica), i sintomi compaiono tra il quarto e il ventottesimo giorno dopo l’infezione e nelle donne le manifestazioni cliniche tipiche sono:
Questi sintomi possono manifestarsi in maniera lieve o grave e avere un andamento variabile. Negli uomini i principali sintomi sono il bruciore durante la minzione e una modesta secrezione uretrale.
Nelle donne in gravidanza i rischi principali della tricomoniasi sono legati al parto pretermine, alla rottura delle membrane prima del travaglio e al basso peso alla nascita. Anche se è un’eventualità rara va segnalata la possibilità di trasmettere l’infezione al neonato.
La tricomoniasi perinatale interessa i neonati di sesso femminile che contraggono il protozoo nel canale del parto e vanno incontro a infezioni del tratto vaginale e urinario.
Sono diversi i motivi di preoccupazione della tricomoniasi. C’è, infatti, un maggior rischio di contrarre la malattia infiammatoria pelvica e, come riferisce il CDC, di un aumento di 2,1% del rischio di cancro cervicale. Inoltre c’è una maggiore possibilità di contrarre o trasmettere l’HIV ed è spesso associata ad altre malattie sessualmente trasmissibili.
Sono da considerare, anche se molto rare, le complicanze associate alla tricomoniasi, sebbene queste siano prevalentemente la conseguenza di un mancato trattamento. Le donne possono andare incontro a sterilità dopo che l’infezione ha coinvolto l’utero e gli uomini oltre alla sterilità anche l’irritazione al pene e l’infiammazione della prostata.
La conferma diagnostica della tricomoniasi, sebbene spesso non venga prevista per l’assenza dei sintomi o per la loro non specificità, avviene tramite test di laboratorio che vengono condotti tramite tampone (vaginale o uretrale) o analisi delle urine.
L’American Pregnancy Association indica come trattamento della tricomoniasi in gravidanza la somministrazione di una singola dose di antibiotico (solitamente metronidazolo o tinidazolo) da assumere per via orale. L’indicazione è quella di sottoporsi immediatamente alla terapia antibiotica appena si conferma la diagnosi di tricomoniasi, coinvolgendo anche il partner per evitare successive infezioni.
L’inizio precoce del trattamento è anche il metodo per proteggere il feto dal rischio di contrarre l’infezione. Durante tutto il periodo della terapia è raccomandato di astenersi dai rapporti sessuali e attendere la completa guarigione di entrambi.
Uno studio pubblicato dall’American Family Physician riferisce come la terapia antibiotica sembra ridurre la vaginosi batterica ma non il rischio di parto pretermine o altri esiti avversi.
La prevenzione per la tricomoniasi passa dall’uso corretto del preservativo (esterno e interno) e dalla limitazione del numero dei partner.
Per avere una maggiore sicurezza è importante che il trattamento contro l’infezione venga previsto anche nel partner e, in presenza di contatti sessuali dubbi o con soggetti infetti, sottoporsi a controllo medico per curare l’infezione e prevenire la trasmissione ad altre persone.
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