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Cosa succede se l'osteoporosi si verifica durante la gravidanza quando il contributo di calcio è maggiore? Conosciamo cause, sintomi e trattamento dell'osteoporosi gravidica.
Cosa succede se questa malattia si manifesta durante la gravidanza quando il fabbisogno di calcio (uno dei principali nutrienti responsabili per lo sviluppo osseo del feto) è maggiore? Si parla di osteoporosi gravidica, facendo riferimento a una condizione di per sé molto rara ma che, quando si manifesta, può risultare particolarmente pericolosa e dolorosa.
L’osteoporosi gravidica fa riferimento all’insorgenza della malattia sia durante la gravidanza che nel periodo del puerperio.
L’esatta eziologia dell’osteoporosi gravidica non è ancora del tutto chiara e resta una condizione molto rara. Generalmente, infatti, i soggetti affetti da osteoporosi sono (dati ISTAT) nell’80% dei casi donne in post menopausa, quindi solitamente con un età superiore ai 50 anni.
Solo in meno del 2% dei casi, come riferito da questo studio, l’osteoporosi colpisce le donne di età inferiore ai 50 anni e solo nell’1,2% dei casi quelle tra i 20 e i 40.
Tra le cause che possono spiegare l’insorgenza di un’osteoporosi gravidica sono state individuate:
Inoltre, durante l’allattamento al seno le donne sperimentano una diminuzione transitoria (di circa il 3-9%) della densità ossea. Anche l’inibizione dello sviluppo follicolare ovarico e la tipica amenorrea post partum possono determinare una continua riduzione della densità minerale.
Non essendo completamente chiare le cause e i meccanismi che determinano lo sviluppo di questa rara patologia, anche i fattori di rischio non sono del tutto noti. Alcuni studi hanno evidenziato come l’uso di eparina, la tireotossicosi (una condizione di ipertiroidismo) e una predisposizione genetica possono essere alla base dell’osteoporosi gravidica.
Inoltre l’Hospital for Special Surgery (HSS) segnala come alcune donne possano avere una densità ossea inferiore prima dell’inizio della gravidanza a causa di una condizione preesistente. Allo stesso tempo sono da considerare come fattori di rischio anche una storia familiare di osteoporosi, condizioni di disordini alimentari o patologie quali la malattia infiammatoria intestinale e il morbo di Crohn che possono influenzare l’assorbimento di calcio.
La Fondazione FIRMO (Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso) suggerisce come tra i fattori di rischio per l’osteoporosi gravidica siano da considerare anche:
Anche una serie di malattie, come quelle endocrine, gastro-enteriche, ematologiche, reumatiche, renali e neuromuscolari possono aumentare il rischio di sviluppare l’osteoporosi durante la gravidanza.
Va poi considerato, come evidenziato dallo studio riportato dal G.I.B.I.S., il Gruppo Italiano Bone Interdisciplinary Specialists, in presenza di fratture da osteoporosi gravidica vi è un maggior rischio di sviluppare nuove fratture in caso di successive gravidanze.
Il sintomo tipico dell’osteoporosi gravidica è il forte mal di schiena o nel luogo nel quale si è verificata la frattura, specialmente all’anca e alla colonna vertebrale.
È importante precisare come tali fratture nei soggetti con osteoporosi gravidica si manifestano anche senza un urto o una caduta. In presenza di questi dolori la diagnosi (test di imaging) generalmente restituisce un quadro composto da fratture vertebrali multiple.
Il principale effetto dell’osteoporosi in gravidanza è il dolore lancinante e invalidante che colpisce le donne con conseguente incapacità di svolgere le attività quotidiane comprese quelle di accudimento del bambino. Inoltre l’osteoporosi, proprio per l’aumento della fragilità ossea e l’elevato rischio di traumi e cedimenti delle ossa, è associata a un aumento dei casi di disabilità motoria e di mortalità.
A oggi non esistono linee guida ufficiali per il trattamento dell’osteoporosi gravidica, ma la gestione comune è quella che prevede l’integrazione di calcio e vitamina D e lo svezzamento del bambino. Nelle Linee guida per la prevenzione dell’osteoporosi redatte dal Ministero della Salute è previsto l’aumento dell’apporto di calcio (400mg al giorno) in modo da garantire al feto un rifornimento di questo minerale sufficiente (almeno 200mg al giorno).
Studi recenti hanno inoltre registrato risultati soddisfacenti nell’utilizzo dell’ormone paratiroideo ricombinante umano che aumenta la densità minerale ossea e riduce il rischio di fratture. In alcuni casi sono stati testati dei farmaci che stimolano la formazione ossea, ma la rarità dell’osteoporosi gravidica rende difficile avere dati sufficienti per valutarne al meglio l’efficacia.
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