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Un'infezione batterica particolare che in gravidanza può avere serie conseguenze; ecco cosa c'è da sapere sul mycoplasma.
Grazie all’evoluzione della biologia molecolare è oggi possibile scoprire una quantità maggiore di specie di micoplasmi, così da consentire una loro migliore identificazione anche in termini di terapia e trattamento.
Scopriamo più nel dettaglio quali sono i rischi e le conseguenze di un’infezione da mycoplasma in gravidanza.
Propriamente, i micoplasmi sono dei batteri responsabili di infezioni alle vie respiratorie e all’apparato urogenitale. Come riportato dal Manuale MSD, questi differiscono dagli altri batteri in quanto sono privi di parete cellulare. Questo non è un dettaglio marginale se si considera come l’azione di numerosi antibiotici sia proprio quella di indebolire la parete cellulare, motivo per cui si rivelano inefficaci per il trattamento delle infezioni da micoplasma.
Come suggerito dal portale WebMD, esistono circa 200 tipologie di micoplasma che possono colpire diverse parti del corpo. Sebbene la maggior parte di essi sia innocua, esistono alcune forme di mycoplasma che costituiscono un problema. Si tratta del mycoplasma pneumoniae, del mycoplasma genitale, del mycoplasma hominis, dell’ureaplasma urealyticum e dell’ureaplasma parvum.
La sintomatologia legata a un’infezione da mycoplasma varia a seconda del tipo di infezione e, ovviamente, della parte del colpo interessata. Nel mycoplasma pneumoniae, una forma di polmonite detta “atipica”, si hanno sintomi prevalentemente lievi come febbre, stanchezza, tosse e mal di gola.
Nel mycoplasma genitale, un’infezione a trasmissione sessuale, si possono non avere sintomi o, negli uomini, bruciore durante la minzione, secrezioni dal pene e il rigonfiamento dell’uretra (uretrite).
Nelle donne, come riportato nel foglio informativo dell’International Union Against Sexual Transimitted Infections Europe (IUSTI), registrano cambiamenti nelle secrezioni vaginali, sanguinamenti intermestruali, mestruazioni più abbondanti, sanguinamento dopo il rapporto sessuale, bruciore durante la minzione, fastidio o dolore a livello addominale.
Normalmente questi batteri sono spesso presenti nell’ambiente vaginale e non sempre costituiscono un pericolo per le donne in gravidanza. L’infezione, però, può essere trasmessa al neonato durante il parto e in alcuni casi, anche se le prove sono spesso contrastanti o insufficienti, come riferito dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) possono esserci serie conseguenze sia per la donna che per il feto.
Per la donna sono da considerare il rischio di malattia infiammatoria pelvica, setticemia postpartum ed endometrite. Per il feto, invece, il rischio di parto pretermine, la malattia broncopolmonare del neonato pretermine, un aumento della possibilità di aborti spontanei e, come riportato da uno studio pubblicato su ScienceDirect, anche distress respiratorio, polmonite congenite e meningite.
Le principali cause di parto pretermine, come riportato dallo studio pubblicato sul Journal of Clinical Microbiology dell’American Society for Microbiology, sono rottura prematura delle membrane, preeclampsia, ritardo di crescita fetale e infezione intrauterina.
Per la diagnosi del mycoplasma in gravidanza o nelle altre forme di infezione è spesso (ma non sempre) possibile ricorrere al test di amplificazione degli acidi nucleici (NAAT). Questi vengono eseguiti su un campione di secrezioni respiratorie o attraverso un tampone vaginale o uretrale.
I NAAT individuano il materiale genetico specifico di un microrganismo sfruttando un processo che aumenta la quantità di DNA o RNA batterico, in modo da consentire un’individuazione più rapida del microrganismo.
Le infezioni da mycoplasma vengono trattate con un ciclo di terapia antibiotica che può prevedere l’utilizzo dell’azitromicina o della doxiciclina e in alcuni casi la levofloxacina o la moxifloxacina. Come detto, i micoplasmi sono generalmente resistenti all’azione degli antibiotici ed è per questo che il trattamento prevede un ciclo di terapie maggiore a seconda della resistenza dell’agente patogeno. È importante ricordare come è fondamentale che il trattamento inizi il prima possibile per evitare le complicanze associate all’infezione da mycoplasma.
Un aspetto cruciale riguarda anche la prevenzione. Specialmente per quel che riguarda il mycoplasma genitale, al pari delle altre infezioni a trasmissione sessuale è necessario avere rapporti protetti tramite l’utilizzo del preservativo, l’unico metodo contraccettivo che assicura la massima protezione possibile dal rischio di infezioni.
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