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È tra le infezioni più contagiose che può provocare seri pericoli per il parto e per la trasmissione della malattia al feto (con conseguenze molto gravi). Scopriamo come prevenire e gestire il morbillo in gravidanza.
Nel caso del morbillo in gravidanza si ha una condizione di per sé non pericolosa per il feto, ma che espone la donna al rischio di polmonite, creando potenziali criticità anche per il parto e per il neonato.
Uno studio del 2020 che analizza l’immunità e l’immunizzazione delle donne in gravidanza proprio in relazione al morbillo segnala come questa sia una malattia estremamente contagiosa. Ma non solo: per le donne in gravidanza non vaccinate c’è un alto rischio di gravi complicanze. Queste sono la conseguenza delle alterazioni che il morbillo provoca all’intero sistema immunitario.
Il morbillo si sviluppa come conseguenza dell’infezione da parte del Paramyxovirus, un virus che ha una breve sopravvivenza nell’ambiente ma che, come detto, ha un’elevata contagiosità. L’Istituto Superiore di Sanità riferisce come il morbillo sia considerata una malattia infantile, al pari di rosolia, varicella, pertosse e parotite, in quanto colpisce prevalentemente i bambini da 1 a 3 anni, soprattutto al termine del periodo invernale e in primavera.
Di per sé il morbillo non è associato a sintomi particolarmente gravi e, come precisato dal National Health Service (il servizio sanitario inglese), i segni iniziali sono simili a quelli del raffreddore: naso chiuso o che cola, febbre alta, tosse secca, starnuti e congiuntivite. Solo successivamente compaiono dei puntini bianchi nella bocca e dopo 3-4 giorni l’esantema tipico del morbillo.
L’eruzione cutanea è caratterizzata da piccoli punti di colore rosso vivo che compaiono inizialmente sul viso e dietro le orecchie e poi si estendono su tutto il resto del corpo. L’esantema scompare entro una settimana lasciando a volte per alcuni giorni una desquamazione.
Di per sé il morbillo non dà complicanze gravi e quelle osservate sono molto rare, ma rimane un’importante causa di morte a livello globale (nel 2017 secondo quanto registrato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sono morti 110000 bambini sotto i 5 anni) soprattutto nei soggetti non vaccinati contro il morbillo.
Tra le conseguenze che il morbillo può provocare ci sono l’otite media, la diarrea, la laringite, la polmonite e anche l’encefalite.
Il morbillo si contrae tramite le secrezioni faringee e nasali il più delle volte per via aerea tramite le goccioline che si espandono nell’aria quando la persona malata starnutisce o tossisce. Contrarre il morbillo in gravidanza determina cambiamenti nei meccanismi di risposta all’infezione da parte del sistema immunitario che possono interferire con il normale decorso della gestazione.
Il virus del morbillo non è legato a malformazioni del feto, ma può alterare i meccanismi di immunotolleranza causando reazioni simili a quelle che si verificano in occasione di aborti spontanei o parti prematuri.
Come ricordato dall’Ospedale Bambino Gesù, il morbillo è una condizione che nelle gestanti ha una duplice criticità:
A differenza di quanto accade negli adulti, specialmente quelli vaccinati, il morbillo congenito è una patologia molto seria che può mettere a rischio la sopravvivenza del bambino. In questi casi, se il bambino manifesta i sintomi del morbillo, viene ricoverato per essere sottoposto alle relative terapie; altrimenti viene eseguita un’infusione endovenosa di immunoglobuline subito dopo la nascita. Inoltre contrarre il morbillo in gravidanza aumenta il rischio di parto prematuro.
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Di per sé non esiste una cura per il morbillo e la terapia è sintomatica. Generalmente il paracetamolo è utilizzato per abbassare la febbre, mentre viene prescritta l’assunzione di gocce per la congiuntivite e di sciroppi per calmare la tosse.
Un attenzione fondamentale va riservata alla prevenzione. Esiste un apposito vaccino contro il morbillo (vaccino morbillo-parotite-rosolia), che è però controindicato durante la gravidanza. Il vaccino contro il morbillo è solitamente somministrato in età infantile ma per le donne in gravidanza è sempre consigliato, come ribadito dall’Ospedale Niguarda di Milano, verificare l’eventuale decadimento della copertura anticorpale. Teoricamente il morbillo una volta contratto dà un’immunizzazione definitiva, ma è sempre preferibile verificare la propria situazione.
Alle donne che non hanno ricevuto il vaccino in età infantile il Ministero della Salute raccomanda di sottoporvisi durante l’età fertile e in previsione di una gravidanza, in quanto il morbillo, così come altre malattie infettive, può incidere negativamente sulla fertilità.
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