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All'inizio della gestazione un anomali sviluppo di una massa di cellule al posto della placenta può causare la cosiddetta mola vescicolare, una forma benigna di tumore che è incompatibile con il proseguimento della gravidanza.
Si tratta di una forma benigna di un tumore che riguarda il trofoblasto, ovvero lo strato cellulare periferico dell’ovulo che ha la funzione di nutrire il feto. In questo tipo di condizione vi è una proliferazione disordinata di villi coriali ed è una realtà che non consente il proseguimento della gravidanza e può provocare gravi conseguenze, tra cui l’insorgenza di una rara forma di cancro, motivo per cui è necessario un trattamento tempestivo e precoce.
Si parla di mola vescicolare in riferimento al fenomeno per cui i villi coriali degenerano formando delle vescicole. La mola vescicolare è la forma completa di una gravidanza molare. In questi casi, infatti, vi è l’anormale rigonfiamento del tessuto placentare che provoca la formazione di queste vescicole piene di liquido. In questa condizione non vi è la formazione di tessuto fetale.
Viceversa nella gravidanza molare parziale la presenza del tessuto placentare anormale non è esclusiva e può persistere insieme a una parte di tessuto normale, tanto che il feto può formarsi, anche se non è in grado di sopravvivere e vi è un aborto spontaneo nelle prime settimane.
A determinare una gravidanza molare è un difetto della fecondazione. In questi casi, infatti, l’uovo fecondato, infatti, non riceve le 23 coppie di cromosomi come dovrebbe, ma in maniera anormale. Nella mola vescicolare l’uovo è vuoto e viene fecondato da uno o due spermatozoi e il materiale genetico proviene completamente dal padre in quanto i cromosomi materni vengono persi o rimangono inattivati.
Nella forma parziale, invece, i cromosomi materni rimangono così come la doppia serie di quelli paterni con un embrione che risulta avere 69 cromosomi.
Tra i fattori di rischio che possono provocare una gravidanza molare rientra l’età materna (inferiore ai 20 anni o superiore ai 35 anni), una precedente gravidanza molare così come il fumo, le carenze di carotene e grassi animali da particolari regimi alimentari, problemi di infertilità o ripetuti casi di aborti spontanei.
Nella maggior parte dei casi la mola vescicolare è asintomatica e la si diagnostica solamente tramite un esame istologico dell’aborto spontaneo. In presenza di sintomi, invece, il principale è quello delle perdite di sangue e più raramente vomito, nausea, dolore pelvico, un utero più grande rispetto all’epoca gestazionale e la presenza di cisti ovariche.
Se inizialmente la gravidanza molare è simile a una normale, successivamente ai controlli di rito (esami del sangue, ecografia e biopsia) mostra segni quali anemia, bassi livelli di liquido amniotico, anomalie alla placenta, aumento della pressione sanguigna, eccessiva produzione dell’ormone beta hCG e ipertiroidismo.
Non esiste una cura per la mola vescicolare il cui esito è inevitabilmente la morte dell’embrione formato. Il trattamento è finalizzato alla stabilizzazione clinica della donna (specialmente in presenza di sintomi più gravi) e parallelamente a prevenire altre complicazioni. I principali pericoli associati alla mola vescicolare sono quelli di un’infezione dell’utero, un’iperemesi gravidica, una sepsi, una pressione sanguigna troppo bassa o una troppo altra con aumento delle proteine nell’urina (la preeclampsia).
Dopo l’aborto spontaneo il tessuto della mola vescicolare può rimanere e continuare a crescere e in questi casi si parla di neoplasia trofoblastica gestazionale persistente. In questi casi il trattamento prevede la rimozione della mola vescicolare tramite curettage (la procedura chirurgica di raschiamento e aspirazione del prodotto del concepimento), chemioterapia (che assicura elevati tassi di successo) o isterectomia, ovvero la rimozione dell’utero.
Più raramente la mola vescicolare può portare alla formazione di un coriocarcinoma, un raro tumore maligno che può essere trattato con successo attraverso la chemioterapia e che consente la possibilità di ricercare una gravidanza dopo la guarigione.
La mola vescicolare, una volta rimossa e trattata, non impedisce la ricerca di una nuova gravidanza. L’indicazione è quella di aspettare dai 6 ai 12 mesi e nel frattempo utilizzare contraccettivi ormonali (o di altro tipo). Nonostante il rischio di recidiva sia basso, infatti, è comunque più alto nelle donne che hanno avuto una precedente mola vescicolare.
Dopo il concepimento il ginecologo programma delle ecografie precoci ed eventuali test genetici prenatali in modo da monitorare le prime fasi dello sviluppo embrionale e diagnosticare per tempo l’eventuale formazione di una nuova mola vescicolare.
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