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Quando una coppia non riesce ad avere figli si parla di infertilità, una condizione che può essere definita anche secondaria, nel caso in cui ci sono state precedenti gravidanze andate a buon fine.
Se una coppia, a seguito di rapporti regolari e non protetti protratti per almeno due anni non riesce ad avere un figlio, viene considerata infertile. In genere la definizione si riferisce a entrambi i partner, per questo si parla di infertilità di coppia.
Le cause dell’infertilità di coppia, femminile e maschile, sono molte e differenti tra loro e non sono solamente legate all’età ma a molti altri fattori fisici, psicologici e ambientali.
Facciamo il punto della situazione, individuando i motivi che si celano dietro questa condizione, quali esami effettuare per ottenere un’attenta e precisa valutazione, come agisce la psicologia, quali sono i possibili rimedi da tentare ma prima ancora diamo una migliore definizione di infertilità di coppia primaria e secondaria e di sterilità.
Come abbiamo già anticipato, l’infertilità di coppia – che secondo le stime riportate dall’Istituto Superiore della Sanità riguarda circa il 15% delle coppie – si riferisce a due persone di sesso opposto che non riescono ad avere un figlio in un tempo, per così dire, massimo di 24 mesi, stando ai criteri dell’Organizzazione Mondale della Sanità.
Se non ci sono state precedenti gravidanze andate a buon fine, si parla di infertilità primaria. Se la coppia ha già avuto precedentemente figli, ma non riesce ad averne altri, si parla di infertilità secondaria.
Nel 15% dei casi, invece, la causa dell’infertilità non viene individuata con certezza: si parla in questo caso di infertilità idiopatica.
Esiste una terza condizione: la sterilità. Questa coinvolge, invece, le coppie che presentano una patologia precisa e irreversibile o che, dopo la diagnosi e la terapia, restano comunque infertili.
Le cause dell’infertilità di coppia sono numerose e molto diverse tra loro, ma per molte di queste si può intervenire – dopo aver analizzato tutti i dati e le persone coinvolte – con un iter terapeutico adeguato.
Per poterle individuare, bisogna considerare le cause dell’infertilità maschile, che secondo i dati raccolti dal Registro Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita, è pari al 29,3%, dell’infertilità femminile, con un valore del 37,1%, e, appunto, di coppia (17,6%).
Per quanto riguarda l’infertilità femminile, molto dipende dall’età della donna. Ad oggi si fanno figli molto tardi rispetto a qualche decennio fa e in media il primo bimbo arriva indicativamente intorno ai 30 anni.
Le motivazioni che inducono a tardare sono legate al raggiungimento della sicurezza economica e di una buona organizzazione familiare, oltre che una maturità emotiva, che consente di affrontare la genitorialità come una scelta, e non come un obbligo che la società impone.
La consapevolezza di voler diventare genitori, dopo aver messo “in ordine” la propria vita, giunge però spesso “troppo tardi” dal punto di vista procreativo. Il periodo più fertile per una donna è infatti tra i 20 e i 25 anni, ma fino ai 35, mentre si abbassa notevolmente dopo questa soglia, e ancor di più oltre i 40.
L’età fisiologica corrisponde con quella degli ovociti, che sono sempre gli stessi e maturano ad ogni ciclo mestruale. Con l’aumentare dell’età, inoltre, aumenta il rischio di patologie legate all’infertilità-sterilità, come malattie infiammatorie pelviche, patologie tubariche, sviluppo di fibromi uterini ed endometriosi.
Anche se l’età dell’uomo conta poco, c’è da dire che un individuo non più giovane produce spermatozoi meno mobili con frequenti anomalie cromosomiche; in sostanza il suo eiaculato è peggiore in qualità e anche in quantità. Ecco perché in età avanzata, anche se si riesce a concepire, si riscontra un ovocita che, spesso, va incontro ad aborto spontaneo o sarà portatore di malattie genetiche.
Tra le cause dell’infertilità maschile, inoltre, troviamo condizione patologiche che alterano struttura e funzione del testicolo o del pene, come criptorchidismo, ipospadia, varicocele.
Negli ultimi anni, la letteratura medica pone l’attenzione su un insieme di cause che influiscono sull’infertilità femminile e maschile, come i fattori psico-sociali: stile di vita, ricerca del primo di figlio in età tardiva, uso di droghe, abuso di alcol, fumo, condizione lavorative, stress e inquinamento.
Per risolvere l’infertilità, bisogna indagare sulle cause e scoprire quali sono quelle che compromettono il concepimento.
In prima battuta lo specialista esperto in fertilità richiede degli esami di tipo base alla donna: esame delle urine, tampone vaginale e pap test. Il fattore più importante per il concepimento è l’ovulazione. Il medico valuterà se è presente, rilevando la temperatura basale, il dosaggio del progesterone, effettuando un’ecografia dell’apparato riproduttivo e un prelievo di tessuto endometriale per l’istologico.
Va effettuato anche il dosaggio di ormoni specifici: prolattina, che se elevata può determinare sterilità e amenorrea, gonadotropina, e ormoni tiroidei.
La fase successiva è dedicata alle indagini interne, tra cui il cervical test, che esamina il muco cervicale, il post coital test, che verifica la recettività del muco cervicale e la capacità degli spermatozoi di raggiungere l’utero. Potranno essere richiesti anche l’isterosalpingografia, un’indagine con iniezione a contrasto, l’isteroscopia, per individuare possibili patologie malformative congenite e presenza di malformazioni, e la laparoscopia, per guardare direttamente l’apparato.
Nei casi di poliabortività lo specialista può richiedere la mappa cromosomica e la sonoisterosalpingografia, per valutare la salute delle tube di Falloppio.
Anche l’uomo deve sottoporsi a una serie di esami per individuare, o escludere, possibili cause. In genere si consiglia di fare lo spermiogramma, per valutare il liquido seminale, la spermiocoltura e l’urinocoltura, per controllare possibili infezioni, e altri esami specifici tra cui sswim-p, penetrak, mar-test a cui si aggiunge la visita uro-andrologica.
Di solito si considerano i soli aspetti biologici e medici, ma l’infertilità può essere frutto di fattori psicologici e lo stato emotivo sono indubbiamente decisivi.
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In aggiunta alle indagini e possibili terapie, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi suggerisce di porre particolare attenzione sugli aspetti psico-sociali e fornire una consulenza chiara e mirata, incentrata in particolar modo sul desiderio irrealizzato di avere un figlio, una figura che spesso la coppia (o la singola persona) immagina e su cui fantastica.
La consulenza e il relativo aiuto per superare l’impatto emotivo sulla propria infertilità si consiglia in pazienti che soffrono di forte stress. Lo stesso vale anche per ex pazienti, potenzialmente a rischio, o che richiedono di essere supportati anche a livello psicologico durante il trattamento di fertilità.
Intervenire con diagnosi tempestive consente di risolvere più efficacemente il problema. Ecco perché è importante la prevenzione e l’informazione, perché bisogna essere preparati e agire opportunamente.
Lo specialista, individuata la causa, prescriverà una terapia o una cura farmacologica, e valuterà di volta in volta lo stato di salute dei suoi pazienti.
Se nemmeno con la cure dovesse risolversi l’infertilità di coppia, sarà opportuno rivolgersi in uno dei centri per la procreazione medicalmente assistita, dove saranno condotti nuovi test e studiato un iter permettere alla coppia, salvo complicanze, di avere un figlio.
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