Europa chiama, Italia risponde. I ricercatori della European Society of Human Reproduction and Embryology lanciano una call per condurre uno studio clinico randomizzato al fine di studiare il ruolo della supplementazione della vitamina D per migliorare il tasso di natalità in seguito al trattamento di riproduzione assistita (ART).

Da una revisione sistematica che riassume i dati provenienti della letteratura scientifica in PMA, emerge un forte legame tra basse concentrazioni di vitamina D nelle donne e tassi di natalità più bassi dopo cicli di PMA rispetto alle donne che non sono carenti di vitamina D.

I ricercatori della Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU), fra cui Paola Viganò, biologa presso l’Ospedale San Raffaele di Milano e Presidente SIRU rispondono alla chiamata pubblicata sulla rivista Human Reproduction, dando il via ad uno studio clinico randomizzato controllato in Italia con il finanziamento del Ministero della Salute.

Creare una cultura della Evidence Based Medicine in PMA, una medicina basata sulle prove di efficacia e le migliori evidenze disponibili” è il messaggio rivolto soprattutto ai giovani, che la neo Presidente Paola Viganò ha lanciato nel corso del 1° Congresso sulla Riproduzione Umana (SIRU).

La SIRU, – dichiara la Viganò – data la numerosità e la molteplicità di professionisti iscritti, può mettere in campo i ‘numeri’ per realizzare studi con alti livelli di evidenza scientifica, come lo studio appena iniziato con l’obiettivo di studiare il ruolo della vitamina D sulla natalità i cui primi risultati si avranno alla fine del 2018.

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