Parlare di tumore al seno, e in questo caso di mammografia in gravidanza, è particolarmente delicato. Questo perché bisogna considerare come il carcinoma della mammella è , tra i tumori femminili, il più frequente e quello che con il più alto tasso di mortalità.

Allo stesso tempo, però, è uno di quelli che, se diagnosticato per tempo tramite gli appositi test di screening, può essere guarito, essendo aumentate le probabilità di cura grazie alle moderne terapie.

Cos’è e a cosa serve la mammografia?

L’Istituto Superiore di Sanità definisce la mammografia come “un esame radiografico effettuato per individuare l’eventuale presenza di noduli al seno dovuti ad una malattia tumorale”. È quindi un esame efficace per “identificare  precocemente i tumori del seno, in quanto consente di identificare i noduli, anche di piccolo dimensioni, non ancora percepibili al tatto”. Va chiarito fin da subito che una “positività alla mammografia non equivale a una diagnosi certa di cancro al seno, anche se indica una maggiore probabilità di essere affette dalla patologia”.

È stato dichiarato come la gravidanza sia, di per sé, un fattore protettivo nei confronti del un tumore al seno. Questo perché “se, per assurdo, tutte le donne avessero dieci figli il tumore al seno non esisterebbe più. La gravidanza rinnova la ghiandola mammaria e protegge”.

Ma, come detto, la gravidanza non esclude il rischio della formazione di un tumore al seno, motivo per cui comprensibilmente ci si interroga se la mammografia sia un test ammissibile in gravidanza, considerando che è un esame che utilizza dei raggi X, potenzialmente nocivi per la salute, sia della donna che del bambino.

La mammografia che viene fatta durante la gravidanza, ma anche nelle donne non gravide, utilizza una particolare pellicola radiografica che, a contatto con le radiazioni ionizzanti emesse dallo strumento e che attraversano la mammella, formano l’immagine. Per un esame corretto vengono effettuate due radiografie per ogni mammella, in modo da avere una visione completa di ogni ghiandola.

Mammografia in gravidanza: si può fare?

mammografia in gravidanza autopalpazione

Arriviamo al cuore della domanda: si può fare la mammografia alle donne che sono in gravidanza? Il problema maggiore è che, durante la gravidanza, il tumore al seno è più veloce e aggressivo, soprattutto nelle donne giovani. In aggiunta c’è da considerare come spesso i sintomi tipici (l’ingrossamento della ghiandola mammaria) non vengono riconosciuti, in quanto associati a quelli della gravidanza. Ritardare la diagnosi, però, peggiora la prognosi. Cosa fare quindi? La risposta non è del tutto univoca, anche se l’orientamento è quello di evitare, se non strettamente necessario, e di posticipare l’esame.

Date le circostanze la mammografia in gravidanza si può fare in quanto le radiazioni sono molto basse e si può optare per una schermatura della pancia. Questa consente di proteggere il feto, evitando così di nuocere al suo sviluppo. Si sconsiglia di fare una mammografia nel primo trimestre, in quanto i rischi sono maggiori, tanto che si evita di effettuare questo esame alle donne di cui non si è completamente certi che non sono incinte.

Solitamente nelle donne sotto i quarant’anni (quindi quelle tendenzialmente in età fertile) si consiglia di procedere con l’ecografia mammaria, che non sostituisce la mammografia, ma che può essere condotto in gravidanza, in quanto gli ultrasuoni utilizzati non provocano danni all’organismo. La mammografia viene svolta in gravidanza solo quando non se ne può fare a meno, ma sempre dietro prescrizione del medico.

Mammografia in gravidanza: i rischi

Il rischio maggiore è quello legato all’esposizione alle radiazioni dei raggi X. Anche se bisogna ribadire come i vantaggi ottenuti dalla diagnosi precoce siano nettamente superiori ai rischi. Esistono però anche altri rischi, come quelli legati allo stress e alla sovra-diagnosi.

Come abbiamo già detto l’esito positivo della mammografia in gravidanza non è sinonimo certo della presenza di un tumore. Per questo è necessario procedere con ulteriori approfondimenti. L’attesa dei risultati di questi test è motivo di stress e preoccupazione per la donna, incidendo negativamente sulla sua serenità e su quella del bambino.

Il problema della sovra-diagnosi, invece, è legato alla capacità di indagine della mammografia. Questa, infatti, riesce a individuare anche tumori piccolissimi e asintomatici. Tumori che, se non fossero stati individuati, non avrebbero costituito un danno per la donna, essendo non aggressivi perché a crescita lenta.

Se il medico diagnostica un tumore, non potendo prevedere la sua evoluzione, tende a prescrivere una terapia, andando quindi a trattare anche tumori che non lo richiederebbero. La diagnosi, però, è stata volutamente posta ogni due anni in quanto la periodicità dell’esame permette che i benefici della diagnosi precoce siano sempre maggiori rispetto ai rischi annessi alle radiazioni.

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