Formicolio, dolore e intorpidimento alle mani sono considerati comuni in gravidanza e spesso conseguenza della sindrome del tunnel carpale, una condizione che interessa tra il 21% e il 62% delle gestanti (dati delle Linee guida del Ministero della Salute) e che in gravidanza tende a migliorare con un trattamento conservativo per poi attenuarsi dopo il parto.

Nonostante questo andamento, è importante non sottovalutare il disturbo, in quanto tende a peggiorare nel tempo. Facciamo quindi chiarezza sulle cause, i rischi e le terapie disponibili per la sindrome del tunnel carpale in gravidanza.

Cos’è la sindrome del tunnel carpale?

La sindrome del tunnel carpale è la conseguenza della compressione del nervo mediano del polso che si trova all’interno di un canale chiamato, appunto, tunnel carpale. Questo canale, spiega l’I.R.C.C.S. Ospedale San Raffaele, è composto dalle ossa del carpo e dal legamento anulare del carpo.

Il nervo mediano, che è responsabile della sensibilità delle prime tre dita (e in parte anche del quarto), si può comprimere a seguito di un restringimento del tunnel o per un’infiammazione.

Perché si verifica durante la gravidanza

Sono diversi i fattori responsabili dell’insorgenza della sindrome del tunnel carpale in gravidanza e tutti riconducibili ai cambiamenti che normalmente avvengono durante la gestazione.

In gravidanza, la sindrome del tunnel carpale è comune nel secondo e nel terzo trimestre. Le cause principali sono i cambiamenti ormonali tipici della gestazione e l’accumulo di fluido nei tessuti di questa zona del polso. L’accumulo di fluidi (ritenzione idrica), che causa il gonfiore in gravidanza, può essere responsabile anche della compromissione del nervo, provocando i sintomi tipici della sindrome.

Oltre alle fluttuazioni ormonali e all’accumulo di fluidi, sono da considerare anche i cambiamenti muscoloscheletrici che avvengono durante i mesi della gravidanza. Sono considerate possibili cause anche il diabete, l’artrite o l’ipotiroidismo; condizioni che possono incidere sull’accumulo di liquidi nel polso e nel tunnel carpale.

Inoltre, durante la gravidanza il nervo mediano può essere compromesso anche in altri punti (radice nervosa del collo, spalla e parte superiore della gabbia toracica) come conseguenza dell’aumento di peso, dell’ingrossamento del seno e dell’assunzione di una postura scorretta.

I sintomi della sindrome del tunnel carpale

La sindrome del tunnel carpale provoca diversi sintomi particolarmente fastidiosi e invalidanti. I principali sono:

  • formicolio
  • intorpidimento
  • dolore (che può peggiorare durante la notte)
  • debolezza
  • dolori lancinanti al polso
  • bruciore alle dita

Il dolore può irradiarsi al braccio e alla spalla e si può andare incontro a una difficoltà nell’afferrare gli oggetti e a svolgere i movimenti fini.

Il Journal of Personalized Medicine pone attenzione al rischio di sottovalutare e sottodiagnosticare la sindrome del tunnel carpale in gravidanza. Questo perché si tende a considerarla come uno dei normali cambiamenti tipici della gestazione.

In realtà, se non trattata adeguatamente, questa condizione può portare a danni permanenti ai nervi tali da influenzare negativamente la qualità della vita delle donne, sia durante che dopo la gravidanza.

Rimedi, trattamenti e terapie

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Fonte: iStock

Esistono diverse opzioni, sia per la gestione dei sintomi, che per prevenire l’insorgenza di questa condizione. I primi interventi riguardano le abitudini quotidiane. Soprattutto in gravidanza e nel puerperio è consigliato evitare, laddove possibile, tutte quelle attività che potrebbero causare i sintomi.

Inoltre, è utile prevedere frequenti pause, soprattutto dalle attività ripetitive e utilizzare una stecca da polso (soprattutto di notte) per mantenerlo dritto. L’immobilizzazione del polso, infatti risolve fino all’80% dei sintomi di sindrome del tunnel carpale correlata alla gravidanza.

Per alleviare i sintomi può essere utile evitare posizioni di completa flessione ed estensione del polso, farvi scorrere dell’acqua fredda, applicarvi del ghiaccio (per 20-30 minuti) ogni 2-3 ore, indossare una benda compressiva, eseguire massaggi di drenaggio dei liquidi e non fumare.

Oltre al riposo molto efficace si rivela anche l’esercizio fisico. L’NHS Borders suggerisce di eseguire questa routine di esercizi 3 volte al giorno:

  • Piega e raddrizza delicatamente il polso (10 volte)
  • Allunga delicatamente le dita e poi chiudi il pugno (10 volte)
  • Tocca la punta di ogni dito sulla punta del pollice (5 volte)

L’approccio conservativo prevede anche esercizi per allungare e rafforzare i muscoli della mano e del braccio, l’assunzione di integratori neurotrofici e l’attenzione alla correzione della postura.

La terapia fisica, inoltre, si basa su esercizi volti al recupero e al miglioramento della flessibilità, della forza, della resistenza e dell’ampiezza del movimento, così come agli esercizi di scorrimento dei nervi e dei tendini, alla rieducazione neuromuscolare e all’uso del nastro kinesiologico.

Quando rivolgersi a uno specialista?

Nel caso in cui l’approccio conservativo si rivelasse insufficiente, si valuta il ricorso all’intervento chirurgico. Questo può avvenire in due modi (a cielo aperto o in modalità endoscopica) svolti in anestesia locale, che prevedono il taglio del legamento per liberare il nervo.

Laddove i sintomi risultassero dolorosi e invalidanti e l’approccio conservativo non risolutivo, è indispensabile rivolgersi a uno specialista per indagare la gravità della condizione e valutare, caso per caso, la terapia migliore da seguire, anche considerando il ricorso ai farmaci per la gestione del dolore.

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