
Le perdite di sangue in gravidanza possono avere diverse cause: non sono da sottovalutare, ma non sempre sono il segnale di qualcosa di grave.
Il liquido amniotico è il liquido che avvolge il bambino in utero durante i nove mesi di gravidanza. È grazie al liquido amniotico che il feto rimane al caldo e protetto, e assume alcune sostanze per crescere bene.
Proprio per la presenza di liquido amniotico il feto si sviluppa nel modo corretto evitando di distorcere le strutture anatomiche del corpo, l’apparato digerente e respiratorio. Il liquido amniotico fuoriesce dal sacco amniotico e aiuta anche il bambino ad uscire dalla pancia al momento della nascita.
Il liquido si compone di un misto di acqua, sali minerali, lipidi e proteine. Viene prodotto a partire dal plasma della madre attraverso la placenta. Dal terzo-quarto mese, viene secreto principalmente dal rene attraverso l’urina fetale, che ne garantisce anche il controllo e il ricambio durante i mesi successivi.
Nella maggior parte dei casi il liquido amniotico è inizialmente di colore giallo citrino, fino all’inizio del terzo mese, quindi diventa incolore e si presenta dunque trasparente. Per valutare il colore del liquido, in corso di travaglio di parto e quando le membrane sono ancora integre, si ricorre all’amnioscopia, che fornisce anche un esame citogenetico del feto.
Il liquido può essere di colore verdastro e in questo caso può trattarsi una sofferenza fetale per cui può essere indicato l’espletamento del parto nel più breve tempo possibile.
Quando il liquido è rosso o bruno, si tratta invece di perdite di sangue, più o meno recenti e se si presenta una vera e propria emorragia può trattarsi del distacco della placenta che richiede l’immediato espletamento del parto mediante taglio cesareo per salvaguardare la vita del feto e della gestante.
La quantità di liquido amniotico presente all’interno del sacco amniotico in gravidanza può essere rilevata attraverso un’ecografia. L’utero viene generalmente diviso in 4 quadranti. Attraverso la misurazione delle massime falde di liquido nei quadranti di utero, si ottiene l’Amniotic Fluid Index (AFI).
La quantità di liquido amniotico deve essere controllata sempre, poiché deve mantenersi tra i 5 e i 20 cm per essere nella norma. Grazie all’AFI si possono scoprire eventuali situazioni in cui c’è troppo liquido amniotico o troppo poco. Se il livello è più basso della norma si parla di oligoidramnios, mentre se è molto superiore si parla di polidramnios.
Quando l’indice AFI ha un valore minore di 5,1 cm, si parla di oligoidramnios. Questa condizione interessa circa l’1% delle gravidanze e si manifesta per la presenza di poco liquido amniotico, causato da situazioni patologie della madre o fetali. Ci può essere un aumentato riassorbimento, alterata permeabilità delle membrane, come in corso di infezioni vaginali, oppure situazioni più gravi come rottura delle membrane, ritardo di crescita del feto e patologie malformative fetali, specialmente a carico dell’apparato urinario. La quantità di liquido amniotico diminuisce anche avvicinandosi o superando il termine della gravidanza.
Le conseguenze dell’oligoidramnios sono diverse, poiché essendoci poco liquido amniotico avvengono deficit di sviluppo del feto. Il liquido non è in grado di permeare i polmoni fetali, causando atelettasie (i polmoni alla nascita non si distendono come dovrebbero), e insufficienze nello sviluppo polmonare. Inoltre, mancando la componente protettiva del liquido amniotico, il feto è schiacciato contro le pareti uterine, con ridotti movimenti fetali e patologie malformative delle estremità. Nel caso in cui la condizione persiste troppo a lungo, potrebbe verificarsi un generale iposviluppo fetale.
Quando il valore dell’AFI è superiore a 20-24 cm, la quantità di liquido amniotico è ritenuta troppo alta. Si parla allora di polidramnios che interessa circa il 3% delle gravidanze. Le cause di questa condizione possono derivare da un aumento della produzione urinaria fetale, da una ridotta deglutizione fetale o da malattie infettive in gravidanza.
Nel primo caso l’origine principale della aumentata produzione urinaria è il diabete gestazionale della madre, che causa spesso la macrosomia nel bambino alzando molto il livello degli zuccheri nel sangue del feto. Per questo il bambino urina di più. Ma può anche essere causata da Sindrome da Trasfusione Feto-Fetale (TTTS) nel gemello ricevente: in questa situazione, due o più gemelli condividono la stessa placenta e lo stesso corion, e si può presentare una alterazione della circolazione fetale che comporta una distribuzione ineguale della quantità di sangue che si porta dalla placenta ai gemelli.
La ridotta deglutizione del feto può essere causata da ostruzioni del tratto gastrointestinale, molto difficile da identificare in utero, e patologie neuromuscolari che si escludono facilmente notando i movimenti del feto. Oppure anche da anencefalia, una patologia che porta come sintomi la difficoltà del feto di deglutire, ma viene esclusa già con le prime ecografie.
Il polidramnios non comporta comunque danni gravi per il bambino e la madre. Nel caso in cui questo invece determina difficoltà di respirazione o dolori per la madre, si può procedere con uno svuotamento detto amnioriduzione. I rischio più frequente è quello del parto pre termine.
Durante la gravidanza è possibile che si presentino diversi tipi di perdite, ed è quindi importante riconoscere quando si tratta di perdite vaginali e quando di liquido amniotico. Solitamente le perdite di liquido amniotico rappresentano l’avvicinarsi della rottura delle acque e dunque del travaglio. Il liquido amniotico è caldo, incolore e inodore e non provoca nessun tipo di fastidio o dolore nella donna, poiché il sacco amniotico non ha terminazioni nervose. Le perdite vaginali in gravidanza, come la leucorrea, sono più vischiose.
Se la perdita di liquido è poca, la mamma avverte soltanto gli slip bagnati, anche più volte al giorno. Se le perdite iniziano ad aumentare, è bene andare in ospedale, perché significa che c’è stata probabilmente una rottura prematura delle membrane.
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