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Cosa sono quelle abbondanti perdite acquose che possono verificarsi in gravidanza e che richiedono l'utilizzo degli assorbenti? Parliamo di idrorrea gravidica e di quando bisogna preoccuparsi (e quando no).
È il caso della cosiddetta idrorrea gravidica, una condizione del tutto benigna ma che spesso viene confusa con la rottura prematura delle membrane che, specie se si verifica molto prima della data prevista del parto, è una condizione potenzialmente molto pericolosa.
Scopriamo quindi cos’è l’idrorrea gravidica, in cosa consiste, come si manifesta e come gestirla correttamente.
Si definisce idrorrea una secrezione acquosa presente in quantità abbondante nei genitali. Se si verifica durante la gestazione, si parla di idrorrea gravidica e si tratta sostanzialmente di un’eccessiva secrezione acquosa delle ghiandole dell’utero.
Le secrezioni consistono in perdite bianche acquose che potrebbero far temere si tratti di liquido amniotico anche se è opportuno fin da subito precisare che, anche se abbondanti, le perdite da idrorrea gravidica sono meno abbondanti rispetto a quelle da rottura delle acque.
Come riportato dal National Health Service britannico è normale avere perdite vaginali durante la gravidanza e, anzi, si tratta di un fenomeno utile a prevenire che eventuali agenti patogeni possano risalire dalla vagina all’utero causando delle infezioni. Le perdite vaginali sono maggiori all’inizio e alla fine della gravidanza anche se possono essere determinate da cause diverse.
In generale l’idrorrea gravidica dipende dalle caratteristiche di ogni singola donna e da fattori ormonali, soprattutto l’attività degli estrogeni, che determinano l’aumento delle secrezioni.
Come spesso accade, tra i fattori responsabili di questa abbondante produzione ci sono anche fattori psicologici ed emotivi tipici della gravidanza e che spiegano perché in alcune donne le secrezioni acquose sono particolarmente abbondanti.
La particolarità delle secrezioni da idrorrea gravidica è la quantità copiosa che richiede l’utilizzo degli assorbenti.
In realtà, oltre a questo non ci sono altri sintomi o segni e, anzi, proprio l’assenza di colorazioni, particolari, striature di sangue, dolore o prurito sono l’indicazione che si tratta di un fenomeno benigno del quale non preoccuparsi.
Come anticipato le perdite vaginali da idrorrea gravidica sono maggiori all’inizio e alla fine della gravidanza. Nella prima fase della gestazione questo è dovuto a un meccanismo di difesa che l’organismo mette in atto per impedire che batteri, virus, funghi e altri organismi responsabili di malattie possano raggiungere l’utero e, quindi, il feto.
Oltre alle cause ormonali verso la fine della gravidanza è possibile che l’aumento del volume dell’utero eserciti una pressione sulla vescica determinando anche delle piccole perdite di urina che si vanno ad aggiungere a quelle delle secrezioni vaginali.
Anche in questo caso non vi è motivo di preoccuparsi, e per escludere che si tratti di della rottura prematura delle membrane è possibile ricorrere a una visita ginecologica e al cosiddetto PROM Test. Si tratta di un esame che consente, similmente al test di gravidanza, di analizzare un campione di secrezione vaginale per individuare se si tratta di liquido amniotico o no.
Di per sé l’idrorrea gravidica non è associata ad alcun tipo di rischio o conseguenza (oltre al possibile disagio nella gestione) e l’unica preoccupazione è legata al non riuscire a distinguere se si tratta di perdite vaginali fisiologiche o patologiche.
L’American Pregnancy Association indica come elementi per determinare uno scarico vaginale anomalo la presenza di un odore forte, il colore verde o giallastro delle perdite, la presenza di arrossamento, prurito o dolore.
Va anche considerato come, riprendendo quanto riportato nelle Linee guida sulla Gestione del parto pretermine della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), la precoce rottura prematura delle membrane, responsabile del 40% dei parti pretermine, ha un’incidenza stimata intorno a 4 casi ogni 1000 gravidanze (0.37%).
Questo significa che, sebbene possibile, è un’eventualità non frequente e molto più spesso, invece, le perdite che si verificano nel corso della gestazione (se non accompagnate da altri sintomi o caratteristiche anomale) sono da considerare del tutto normali e fisiologiche.
In ogni caso il consulto con il proprio ginecologo, riferendo quanto si è sperimentato, resta sempre la miglior forma di gestione della gravidanza anche nel contesto della propria storia clinica, delle specifiche caratteristiche e degli eventuali fattori di rischio per alcune specifiche complicazioni.
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