Il periodo della gravidanza ha un inizio (il concepimento), un’evoluzione (le settimane nei vari trimestri) e una fine. La data del parto non è solamente un dato indicativo, ma un elemento fondamentale che consente di distinguere se la gravidanza è a termine, pretermine o protratta. Solitamente si tende a porre l’attenzione esclusivamente sulle prime due tipologie, sottovalutando i casi di gravidanza protratta, ovvero quella che termina oltre una determinata data.

La durata della gravidanza, espressa in settimane, si calcola a partire dalla data dell’ultimo ciclo mestruale e rappresenta un indicatore importantissimo per valutare i rischi per la salute sia del bambino sia della mamma.

Se il parto avviene troppo prima o troppo dopo quello che viene considerato come il termine naturale di una gravidanza, aumentano le complicazioni per il parto, ma anche per la sopravvivenza del bambino (specialmente nei casi di parto pretermine).

Quando si parla di gravidanza protratta?

Una gravidanza è considerata a termine quando il parto avviene tra la trentasettesima e la quarantunesima settimana. Secondo quanto indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità si parla di gravidanza protratta (gravidanza Post-Termine) quando “la gravidanza che continua oltre 42+0 settimane (294 giorni) di età gestazionale”.

Gravidanza protratta: le possibili cause

Parliamo di una condizione che si verifica in circa il 7% delle gravidanze e ha diversi fattori che possono determinarne la causa. La gravidanza protratta è più probabile nei casi di obesità, problemi ormonali, nelle prime gravidanze, quando il parto precedente è stato post termine e, ancora, se la futura mamma è essa stessa nata a seguito di una gravidanza protratta.

Non esiste un’unica spiegazione a questo fenomeno, tanto che in molti casi si può parlare di una predisposizione genetica che può favorire il protrarsi della gravidanza oltre il termine. Questi sono fattori di rischio che però non hanno un rapporto di causalità diretta, in quanto non è stato spiegato come l’indice di massa corporea incida sul termine del parto, ma è un’evidenza che dovrebbe far riflettere. Ci sono anche condizioni fetali e placentari che possono incidere sul protrarsi della gravidanza.

Un problema diffuso che può determinare una gravidanza protratta è legato a un’imprecisa datazione. Per stabilire l’inizio del periodo di gestazione, infatti, si prende come riferimento, per convenzione, il primo giorno dell’ultima mestruazione, ma è una stima e non un dato preciso, in quanto non è possibile sapere con esattezza quando è avvenuto il concepimento.

Gravidanza protratta: le linee guida

Le linee guida raccomandano innanzitutto di eseguire una datazione ecografica, o nei casi di gravidanza precoce di una biometria fetale ultrasonora, che, essendo più precise, hanno significativamente ridotto il numero di gravidanze post termine.

Le linee guida raccomandano anche di confrontare i risultati delle ecografie per avere una datazione sempre più precisa. Nel corso del primo trimestre, infatti, per stimare la data del parto viene utilizzata la misura del CRL, la lunghezza cranio-caudale del feto. Nel corso dell’ecografia morfologica, invece, è la misurazione del diametro biparietale a essere presa in considerazione. Eventuali discrepanze dovrebbero portare a eseguire ulteriori test per individuare le cause che potrebbero favorire un parto dopo la quarantaduesima settimana.

Anche per quel che riguarda il trattamento le linee guida raccomandano, dopo l’attenzione per la datazione dell’età gestazionale, di indurre il travaglio prima della quarantaduesima settimana o ricorrere al parto cesareo. In tutti i casi è fondamentale l’attenta sorveglianza della condizione del bambino e della mamma, intervenendo laddove necessario.

Gravidanza protratta: complicanze e rischi

Come abbiamo anticipato all’inizio l’attenzione verso la data del parto è di estrema importanza per salvaguardare la salute della mamma e del bambino. Un parto oltre la data di termine, infatti, è pericoloso per la donna perché questa condizione può provocare un travaglio disfunzionale, un parto cesareo, delle lacerazioni perineali e dei traumi ostetrici, tra cui il più grave è quello di un’emorragia post-partum.

Le complicazioni per il bambino vanno invece distinte in fetali e neonatali, essendoci dei rischi sia prima che dopo il parto.

Per quel che riguarda le principali complicazioni fetali sono da segnalare la presenza di meconio nel liquido amniotico, le anomalie della crescita del feto e, nei casi più gravi, la morte del feto.

Per le complicazioni neonatali, invece, le principali associata alla gravidanza protratta sono la paralisi brachiale, la frattura della clavicola e la necessità di ricovero del bambino in terapia intensiva neonatale.

Seguici anche su Google News!
Ti è stato utile?
Rating: 4.5/5. Su un totale di 2 voti.
Attendere prego...

Categorie

  • Gravidanza