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Per molti aspetti la ritenzione idrica e il gonfiore agli arti inferiori è normale in gravidanza; scopriamo perché e come alleviare questo fastidio.
Per capire questo fenomeno è necessario ricordare che l’organismo umano è composto prevalentemente di acqua e di liquidi: quest’ultima infatti rappresenta ben il 55-60% del nostro peso corporeo. Risulta chiaro che l’acqua è un bene prezioso per il corretto funzionamento dell’organismo, ma in alcuni casi il nostro corpo tende a trattenerne una quantità eccessiva nei compartimenti extracellulari, provocando dei fastidiosi edemi e sensazione di gonfiore.
La ritenzione idrica è definita in medicina, come un’alterazione dell’omeostasi dei fluidi corporei, determinata da uno accumulo di liquidi nello spazio extracellulare a causa di un cambiamento nell’equilibrio ionico-osmotico tra il compartimento intra ed extracellulare. Solitamente si localizza in alcune aree del corpo, specialmente agli arti inferiori a causa di molteplici fattori; tra i più comuni ritroviamo la forza di gravità che agisce determinando un ristagno di sangue e di liquidi nelle gambe, soprattutto quando si verifica una stasi prolungata della posizione eretta.
Il gonfiore alle gambe, alle caviglie, ai piedi e alle dita (chiamato edema) è piuttosto fisiologico durante la gravidanza e si accentua prevalentemente verso la fine della giornata e nell’ultimo trimestre di gestazione.
La causa principale è da individuare nell’aumento della produzione di liquidi e del flusso sanguigno responsabili dell’aumento di circa il 25% del peso corporeo durante la gravidanza. L’aumento dei liquidi nei tessuti, infatti, consente al corpo femminile di renderli più flessibili in modo tale da consentirne l’espansione per assecondare le esigenze del feto che con il passare delle settimane andrà aumentando di dimensioni e peso.
La ritenzione idrica, come detto in precedenza, è del tutto fisiologica durante la gravidanza, infatti alcuni cambiamenti del corpo, come l’aumento del peso, del tessuto adiposo e delle dimensioni dell’utero determinano una leggera compressione di parte della vena cava disturbando, di conseguenza, il ritorno venoso del sangue dagli arti inferiori e dalla regione pelvica al cuore.
Tra i fattori che incidono sulla ritenzione idrica e il gonfiore degli arti inferiori in gravidanza possiamo annoverare:
Durante la gravidanza, inoltre, i cambiamenti ormonali favoriscono la ritenzione idrica. Il progesterone ad esempio, agisce a livello dei vasi sanguigni favorendo la vasodilatazione e di conseguenza la stasi venosa. Verso la fine della gravidanza, inoltre, l’aumento dell’aldosterone, responsabile insieme al cortisolo dell’aumento del volume ematico materno, determina un maggiore riassorbimento del sodio, favorendo la ritenzione idrica.
Di per sé la ritenzione idrica non è pericolosa né per il bambino né per la donna, nonostante per quest’ultima possa risultare abbastanza fastidiosa (tanto da provocare pesantezza, dolori e crampi notturni). Allo stesso tempo è una condizione da non sottovalutare in quanto in alcuni casi può essere il segnare di una condizione estremamente pericolosa.
La comparsa di un edema improvviso può rappresentare il sintomo di una preeclampsia, di una trombosi venosa profonda o di una cardiomiopatia peripartum, tutte condizioni da monitorare tempestivamente per evitare che peggiorino provocando serissimi problemi di salute sia per la donna che per il feto.
Anche l’aumento della pressione sanguigna (uguale o superiore a 140/90 mmHg), il gonfiore localizzato a una sola gamba o alle mani e al volto, un dolore nella zona del torace, le alterazioni della vista, le difficoltà respiratorie, tremori, convulsioni e uno stato confusionale sono segnali da non sottovalutare e che richiedono di rivolgersi al proprio medico curante o in alternativa al pronto soccorso al fine di ridurre al minimo i gravi rischi legati a queste condizioni.
Come abbiamo visto la ritenzione idrica è fisiologica in gravidanza e per molti aspetti inevitabile, ma è possibile ridurne l’incidenza e, soprattutto, i fastidi a essa associati.
Per alleviare le conseguenze della ritenzione idrica in gravidanza sarebbe bene evitare di trascorrere troppe ore in piedi o sedute nella stessa posizione. Allo stesso tempo è utile, quando si è a casa, riposarsi tenendo i piedi sollevati. Potrebbe risultare efficace anche l’applicazione di impacchi freddi sulle gambe e l’attenzione all’abbigliamento, indossando scarpe comode e calze elastiche compressive.
La sedentarietà andrebbe evitata, infatti, nonostante i condizionamenti della gravidanza la gestante dovrebbe mantenersi attiva. L’attività fisica, consente di prevenire molti disturbi come quelli circolatori, di postura, di aumento eccessivo del peso e aiuta anche a contrastare il fenomeno della ritenzione idrica. Per alleviare i fastidi e migliorare lo stato di forma generale è utile praticare sport aerobici a bassa intensità fisica come nuoto, cyclette, ginnastica in acqua o dedicarsi a regolari camminate.
Si rivelano utilissimi anche gli esercizi specifici per i piedi (piegamento, rotazione e allungamento) e i massaggi localizzati nella zona dei piedi e delle gambe utilizzando anche creme idratanti e oli capaci di alleviare la sensazione di gonfiore e migliorare la circolazione.
Un aspetto fondamentale è quello dell’alimentazione. Alla luce di quanto esposto finora, la gestante dovrebbe alimentarsi in modo sano, cercando di arricchire la sua alimentazione con cibi ricchi di acqua, come verdure e frutta di stagione. Poiché l’idratazione riveste un ruolo cardine nella prevenzione della ritenzione idrica, si raccomanda di bere ogni giorno almeno 20/30 ml di acqua per Kg di peso corporeo. Si raccomanda inoltre di ridurre il consumo di sale, l’eccesso di sodio nei compartimenti extracellulari, peggiora infatti lo stato di ritenzione idrica. Una dieta iposodica, inoltre, consente di mantenere sotto controllo la pressione arteriosa, soprattutto nell’ultimo trimestre di gestazione.
Da evitare o limitare al massimo il consumo di zuccheri semplici, così come di bevande gassate e zuccherate.
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