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Gli estrogeni sono ormoni sessuali – prodotti principalmente dalle donne ma in piccole quantità anche dagli uomini – che vengono secreti dall’ovaio in risposta allo stimolo di un ormone ipofisario chiamato LH (o “luteinizzante”).
Questi ormoni – tra cui figurano l’estradiolo (presente soprattutto nella fase fertile), l’estriolo (di cui si registrano altre concentrazioni durante la gravidanza), l’estrone (che prevale in menopausa) e i cosiddetti “ormoni steroidei” – hanno un’importanza determinante in una serie di processi che coinvolgono il corpo femminile, come:
- regolare la distribuzione del grasso corporeo, favorendo il deposito in natiche, anche, cosce e nell’addome al di sotto dell’ombelico;
- stimolare la lipolisi nel tessuto adiposo e muscolare, questo rende migliori le prestazioni negli sport di lunga durata, dato che favorisce il consumo degli acidi grassi al posto del glicogeno muscolare (energia subito disponibile per lunghi sforzi muscolari);
- occuparsi di regolare molte funzioni cerebrali tra cui la memoria e l’attenzione;
- mantenere sane le ossa e ridurre il rischio di osteoporosi;
- indurre la chiusura della cartilagine che coniuga le ossa lunghe, terminando la fase di crescita della statura dopo la pubertà;
- stimolare lo sviluppo stromale della mammella ed il mantenimento delle caratteristiche femminili secondarie (ossatura, crescita delle mammelle, statura, voce, distribuzione dei peli, distribuzione del grasso);
- stimolare l’aumento delle lipoproteine ad alta densità (HDL o colesterolo buono) e la sintesi di trigliceridi, proteggendo le pareti vasali dal danno arteriosclerotico. È per questo che per le donne fino alla menopausa, avendo più estrogeni rispetto agli uomini, il rischio di malattie cardiovascolari è inferiore;
- stimolare la sintesi epatica di molte proteine (SHBG, angiotensinogeno) ed enzimi.
Soprattutto, però, gli estrogeni sono gli ormoni deputati allo sviluppo dell’apparato genitale, alla regolarizzazione delle mestruazioni e, più in generale, a permettere la fecondazione e la gravidanza.
Il ruolo degli estrogeni è fondamentale per la fertilità e, quindi, per il concepimento; allo stesso modo, lo è l’instaurazione e il buono sviluppo della gravidanza.
Dopo la fecondazione, infatti, il corpo luteo prima e la placenta poi iniziano a produrre questi ormoni, che assieme al progesterone contribuiscono a sostenere la gravidanza e la salute della placenta.
Gli estrogeni sono i responsabili di molti dei primi sintomi della gravidanza: stimolano, infatti, l’aumento di volume e la tensione del seno e, insieme all’HCG, causano la nausea e il vomito che molte donne sperimentano nel primo trimestre.
L’importanza degli estrogeni in gravidanza, però, non si limita a questi poco graditi effetti, anzi.
Oltre all’ingrossamento delle mammelle e delle ghiandole mammarie, infatti, favoriscono l’ingrossamento dell’utero e dei genitali esterni, aiutano lo sviluppo dei dotti galattofori – i canalini che portano il latte al capezzolo – stimolano la secrezione di prolattina e partecipano attivamente allo sviluppo del feto, incrementando il flusso sanguigno placentare e permettendo al feto di ricevere tutti i nutrienti necessari alla crescita.
Inoltre, in sinergia con la relaxina placentare, inducono il rilassamento dei legamenti pelvici in modo da rendere il corpo più elastico in vista del parto.
Gli estrogeni tendono anche a enfatizzare la contrattilità uterina, uno stimolo che fino a poche settimane prima dal parto viene però compensato dal proporzionale aumento di progesterone.
Assieme agli estrogeni, il progesterone è uno degli ormoni sessuali più importanti prima e durante la gravidanza e uno di quelli la cui concentrazione è massima durante il periodo della gestazione.
Se da un lato questo comporta alcuni effetti poco piacevoli – come la stitichezza in gravidanza – dall’altro fa sì che l’embrione possa impiantarsi correttamente e, successivamente, svilupparsi correttamente fino al termine.
È il progesterone, infatti, a contribuire allo sviluppo del prodotto del concepimento prima ancora che si impianti, preparando nel contempo un ambiente uterino idoneo ad un eventuale impianto e inducendo lo sviluppo delle cellule deciduali nell’endometrio, fondamentali per la nutrizione dell’embrione nei primi stadi.
In seguito, blocca l’attività contrattile dell’utero – riducendo il rischio di aborti spontanei – e prepara il seno all’allattamento, aumentando l’afflusso di sangue alle mammelle e favorendo lo sviluppo tubulo-alveolare.
Se in alcune fasi della vita – come durante la gravidanza – una concentrazione più alta di estrogeni è fisiologica, è importante conoscere i segnali che potrebbero indicare un tasso di estrogeni alti nel sangue.
Tachicardia, mal di testa, vertigini e sbalzi d’umore possono essere dei sintomi generali, ma andando più nello specifico si possono riscontrare:
In presenza di questi sintomi, è necessario indagarne la causa, soprattutto perché l’iperestrogenismo (questo il nome scientifico di valori troppo alti di estrogeni nel sangue) può avere conseguenze anche gravi, dalla difficoltà a concepire fino alla comparsa di tumori al seno o all’endometrio.
Come nel caso di valori alti, anche gli estrogeni bassi possono dipendere da una condizione fisiologica, come la prepubertà o la post menopausa. I livelli di estrogeni, infatti, si abbassano naturalmente dopo la menopausa, così come dopo il parto e durante le prime fasi dell’allattamento, quando il corpo deve ripristinare il normale assetto ormonale.
Anche la mancanza di estrogeni, però, può avere cause patologiche (tra cui Sindrome di Turner, anoressia, ipogonadismo o malfunzionamento di alcune ghiandole) o essere dovuto, ad esempio, al fatto di sottoporsi troppo frequentemente ad allenamenti ad alta intensità.
Anche in questo caso, uno dei sintomi è il ciclo irregolare o l’amenorrea, a cui si aggiungono spotting, vampate di calore e perdita dei capelli. Gli estrogeni bassi, inoltre, possono essere responsabili del calo del desiderio sessuale, così come di sbalzi d’umore, insonnia e difficoltà di concentrazione.
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