Tra i controlli di routine cui sottoporsi durante i mesi di gravidanza c’è l’esame delle urine, grazie al quale, attraverso l’esame chimico-fisico del campione di urina, si ha la possibilità di individuare diverse infezioni e condizioni che potrebbero generare delle complicanze.

Una delle infezioni che vengono rilevate da questi esami delle urine e che possono colpire le donne in gravidanza è quella da Escherichia coli (E. coli). Si tratta di un’infezione causata da parte di un gruppo di batteri Gram-negativi che popolano normalmente l’intestino delle persone sane, ma che durante la gestazione può rivelarsi estremamente pericolosa, soprattutto per il feto.

L’Escherichia coli in gravidanza, infatti, è una condizione, come riportato in questo studio, associata alla morte del feto principalmente per la batteriemia (la presenza di batteri nel flusso sanguigno) di origine genitale.

Bisogna considerare, come precisato dall’American Society for Microbiology, che la gravidanza rende le donne particolarmente vulnerabili alle infezioni. Nonostante questa maggiore vulnerabilità è stato dimostrato come la maggior parte delle donne non sviluppa l’infezione da Escherichia coli durante la gravidanza in quanto spesso sono protette dalla reinfezione. Aver contratto l’infezione prima della gravidanza, infatti, determina la produzione degli anticorpi necessari per evitare una nuova, pericolosissima, infezione durante la gestazione.

Cos’è l’Escherichia coli?

Con il termine Escherichia coli si fa riferimento, come spiegato in questo studio, a un gruppo di batteri che solitamente vivono sia all’interno dell’organismo. Fanno infatti parte del microbiota intestinale, ma alcuni ceppi di questi batteri, a differenza degli altri che sono innocui, possono causare gravi infezioni e malattie.

Esistono diversi modi per contrarre l’infezione da Escherichia coli e per le donne in gravidanza i rischi sono legati prevalentemente all’alimentazione. L’assunzione di frutta e verdura contaminata (cruda e non lavata), così come i formaggi a base di latte crudo (a pasta molle), la carne cruda o poco cotta e il bere latte non pastorizzato e succhi di frutta possono provocare l’infezione.

Anche nuotare in gravidanza in acqua infetta o il contatto diretto con le feci di animali da fattoria infetti sono altre modalità di trasmissione dell’infezione cui prestare la massima attenzione.

I sintomi dell’Escherichia coli in gravidanza

I sintomi dell’infezione da Escherichia coli dipendono essenzialmente dalla parte del corpo coinvolta. Nelle forme intestinali si hanno soprattutto grave dolore addominale, diarrea, nausea, stanchezza costante, vomito e nella fase iniziale del contagio anche febbre. Per alcuni ceppi di E. coli la diarrea può essere anche sanguinolenta.

Le conseguenze e i rischi per il feto

L’infezione da Escherichia coli è pericolosa per il feto, tanto da avere conseguenze potenzialmente fatali, ma anche per la donna. Come visto tra i principali sintomi vi è la diarrea che può determinare una perdita di molti liquidi che aumenta il rischio di disidratazione. Nello specifico della gravidanza è maggiore il rischio di rottura pretermine delle membrane, parto prematuro, natimortalità, basso peso alla nascita e sepsi durante la gravidanza.

Il Manuale MSD ricorda come l’Escherichia coli è il principale responsabile delle infezioni delle vie urinarie e in modo particolare della vescica, ma che può determinare anche meningite neonatale, polmonite, malattia infiammatoria pelvica, gastroenterite e, nelle forme più gravi, anche la sindrome emolitico-uremica.

Sulla base degli studi finora condotti non è invece confermato l’aumento del rischio di difetti alla nascita o problemi nel comportamento e nell’apprendimento del bambino associati all’infezione da Escherichia coli contratta durante la gravidanza.

Inoltre l’infezione da E. coli può essere responsabile anche dell’infertilità causando l’infiammazione del tratto riproduttivo. In alcune donne può essere associata anche all’endometriosi e al blocco delle tube di Falloppio. Essendo un’infezione facilmente trasmissibile, anche gli uomini possono andare incontro a problemi di infertilità quali ridotta motilità degli spermatozoi.

Escherichia coli in gravidanza: come si cura?

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Fonte: iStock

Appena confermata l’infezione (tramite la coltura di un campione di urina o di feci) è fondamentale che il paziente venga isolato. La cura prevede l’assunzione di particolari antibiotici sicuri per la gravidanza il cui utilizzo va però evitato a ridosso del parto.

In questo articolo pubblicato dall’American Academy of Family Physicians si indica l’ampicillina come l’antibiotico di riferimento utilizzati per il trattamento dell’Escherichia coli in gravidanza, sebbene negli ultimi anni sia aumentata la resistenza dell’E. coli. In alternativa si può ricorrere alla nitrofurantoina, alle cefalosporine o alla fosfomicina. L’utilizzo di sulfamidici, invece, specialmente durante il terzo trimestre aumenta il rischio che il neonato contragga l’encefalopatia bilirubinica.

Importante attenzione va posta invece alla prevenzione che passa dall’assunzione di alimenti ben cotti, frutta e verdura adeguatamente lavata e a una costante igiene delle mani dopo l’utilizzo del bagno, di lenzuola sporche, asciugamani o di oggetti con cui sono entrati a contatto degli animali.

Per quel che riguarda l’allattamento al seno, invece, non ci sono rischi per il bambino in quanto i batteri non entrano nel latte. Può capitare, sempre per effetto della diarrea, che si vada incontro a una riduzione della quantità di latte prodotta, ma l’allattamento resta fondamentale per il bambino anche e soprattutto per la capacità di potenziare le difese immunitarie del bambino.

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