
Molte donne lamentano di percepire dei mancamenti o, addirittura, di svenire quando sono in gravidanza. È un fenomeno normale? Scopriamo quali son...
I cambiamenti anatomici e fisici tipici della gravidanza aumentano il rischio di cadute. Ecco quando preoccuparsi e cosa fare dopo un evento di questo tipo.
Le cadute, riporta questo studio pubblicato su ScienceDirect, sono infatti la prima causa di trauma in gravidanza che si verifica prevalentemente nel terzo di trimestre. A incidere sulla gravità del trauma da caduta in gravidanza c’è l’entità dell’impatto, l’orientamento (una caduta in avanti è sicuramente più pericolosa), l’epoca gestazionale e le condizioni generali di salute della donna.
L’American Family Physician indica come 1 gravidanza su 12 sia complicata da una lesione traumatica e le cadute (insieme agli incidenti stradali, le aggressioni e i fenomeni di violenza domestica) sono tra le principali responsabili.
È un fenomeno probabilmente sottostimato di cui si conoscono prevalentemente gli esiti più critici, ma è indubbiamente una realtà da conoscere attentamente per saperla gestire in maniera adeguata.
Questo studio spiega come tra i numerosi cambiamenti determinati dalla gravidanza ci siano anche quelli ormonali, anatomici e fisiologici responsabili non solo dell’aumento di peso, ma anche della diminuzione della forza dei muscoli addominali, un aumento della lassità legamentosa e della lordosi spinale (la curvatura della colonna vertebrale) e una riduzione del controllo neuromuscolare. Anche la relaxina, l’ormone che rilassa i muscoli in preparazione del parto, aumenta significativamente durante la gravidanza e può portare a una maggiore instabilità per effetto della mobilità delle articolazioni dei piedi e delle anche.
Questa condizione tende a peggiorare con il passare delle settimane di gravidanza, quando le dimensioni del feto aumentano e si aggravano le conseguenze sul fisico femminile. In realtà qualsiasi fase della gestazione, anche se per motivi diversi, è esposta alle conseguenze di una caduta in gravidanza.
Se l’ultimo trimestre è il periodo nel quale si registrano più eventi traumatici per i cambiamenti posturali, una caduta durante il primo o il secondo trimestre, spiega questo studio, può provocare sì traumi minori ma potenzialmente responsabili di parto prematuro o bambino con basso peso alla nascita.
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Subito dopo una caduta in gravidanza, specialmente se di lieve entità, è consigliato rialzarsi, sedersi e verificare se ci sono segni e conseguenze evidenti. Ferite, dolori, perdite di sangue o fenomeni di questo tipo richiedono un controllo medico adeguato per escludere conseguenze o per gestirle tempestivamente.
Se la caduta in gravidanza è stata lieve e non ha avuto un impatto diretto sulla pancia generalmente si può stare tranquilli. L’assenza di dolore o altri sintomi particolari e la percezione dei movimenti fetali sono alcune delle principali rassicurazioni che la caduta non ha prodotto conseguenze di cui preoccuparsi.
Le principali possibili conseguenze di una caduta in gravidanza sono:
Non tutte le cadute provocano conseguenze gravi e motivo di preoccupazione e l’attenzione, specie se la caduta si verifica a partire dal secondo trimestre, è maggiore nel caso dopo l’impatto si percepiscano contrazioni uterine, non si sentono più i movimenti fetali, si ha un dolore all’addome o c’è un sanguinamento vaginale. In questi casi il ricorso al pronto soccorso è fondamentale per valutare le conseguenze della caduta.
A questo punto è importante anche sottolineare l’attenzione verso la prevenzione delle cadute in gravidanza. Questa si persegue investendo sull’esercizio fisico e sull’adozione di alcuni accorgimenti nelle abitudini quotidiane. Non indossare scarpe con i tacchi, non camminare su superfici irregolari (tenendosi alla ringhiera quando si salgono e scendono le scale) ed evitare di trasportare oggetti di grandi dimensioni o particolarmente pesanti sono tutte abitudini che contribuiscono a ridurre il rischio di cadute, aumentando la sicurezza durante la gravidanza.
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