Tutti conosciamo il termine “anoressia”, che indica un generale rifiuto del cibo, ma non tutti sanno che questo disturbo può interessare un periodo molto delicato della vita di una donna. Ecco come riconoscere l’anoressia in gravidanza e cosa fare per affrontare i suoi potenziali rischi.

Cos’è l’anoressia?

L’anoressia è un disturbo alimentare che si esprime in una malnutrizione; ciò vuol dire che la persona colpita ha un tipo di alimentazione carente, per esempio salta i pasti e gradualmente diminuisce la quantità di cibo assunta quotidianamente. Col tempo, anche la frequenza dei pasti diventa inferiore.

In alcuni casi gravi è possibile arrivare a situazioni di carenza nutrizionale severa. Se la donna è in gravidanza, questo può addirittura compromettere la crescita sana del feto, fino ad arrivare alla possibilità di aborto spontaneo

Come riconoscere l’anoressia in gravidanza

La persona colpita da questo disturbo è ossessionata dalla propria immagine: si guarda più volte allo specchio nel corso della giornata e controlla quanto pesa diverse volte al giorno.

Nelle relazioni sociali e nei momenti conviviali in cui si parla di cibo, o durante un pasto, si distacca mentalmente da quello che riguarda l’alimentazione e la cucina, si sente a disagio. Se va in bagno, solitamente vi rimane per diverso tempo.

La persona con anoressia avverte che sta aumentando in continuazione di peso; naturalmente, questo è tutto immaginario e in alcun modo reale.

Anoressia e pregoressia

La pregoressia si differenzia dall’anoressia in quanto disturbo alimentare specifico della gravidanza; è caratterizzato dall’ossessione per l’aumento di peso e può comportare rischi non indifferenti per la salute della madre e del feto.

Il nome (dall’inglese “pregnancy” e “anorexia”) fa proprio riferimento alla fase d’esordio, che avviene in gravidanza. I rischi interessano sia la mamma (tendenza alla depressione) che il bambino (maggiore possibilità di malformazioni).

Similmente all’anoressia, dietro la pregoressia c’è senza dubbio un forte disagio, una mancanza di serenità nel vivere l’esperienza della maternità. La donna teme che il suo corpo sarà trasformato dall’aumento di peso in gravidanza, ne diventa ossessionata, e quindi si concentra sul non prenderlo; in questo modo, però, trascura i rischi di questa scelta (soprattutto per il feto).

I rischi dell’anoressia in gravidanza

Il periodo compreso tra il preconcepimento e il primo trimestre di gravidanza è di importanza fondamentale per il bambino. Durante la gravidanza bisogna dare un apporto nutritivo adatto alle esigenze del feto. Questo avrà ripercussioni nella crescita non soltanto nell’infanzia ma anche nell’età adulta.

Infatti, il cibo, l’alimentazione, la nutrizione modificano i nostri geni. Se la donna in gravidanza ha mangiato troppo o troppo poco, questo avrà delle conseguenze anche sul figlio che ne eredita il patrimonio genetico.

I principati rischi legati ai disturbi alimentari sono il calo di peso eccessivo, un ritardo nella crescita del bambino e talvolta anche l’aborto. Infatti, le carenze nutrizionali minano la normale crescita del feto nonché lo sviluppo degli organi vitali; possono portare a una nascita prematura, con possibili rischi di patologie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e del neurosviluppo.

Cosa fare in caso di anoressia in gravidanza?

In gravidanza, un aumento di peso nella norma è indispensabile per il benessere e la salute di mamma e bambino. Ma allora cosa bisogna fare per minimizzare i rischi legati all’anoressia e trascorrere una gravidanza il più serena possibile?

Una donna incinta che rifiuta l’immagine del proprio corpo che cambia e aumenta (inevitabilmente) di peso, dovrebbe in primo luogo parlare delle sue preoccupazioni col ginecologo. Il professionista sarà in grado di decidere e fissare il giusto aumento di peso in gravidanza; allo stesso tempo, aiuterà la donna a trovare il modo migliore per condurre un’alimentazione sana e adeguata alla gravidanza.

Infine, anche interpellare uno psicoterapeuta potrebbe fare la differenza, perché saprà individuare e andare ad agire sulle cause profonde del malessere.

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