
Non ho scelto io di avere due volte un parto cesareo. Non immaginavo che i miei figli sarebbero nati così, e all'inizio non è stato facile accett...
Le fotografe Aimee e Jenna Hobbs parlano del progetto "A mother's beauty", con le fotografie cancellate dai social perché giudicate eccessive.
“Quindi è ok degradare il corpo di una donna e renderlo un oggetto ma non è ok mostrare i veri corpi delle mamme?” La domanda (retorica) l’hanno rivolta due fotografe di Alberta, Canada, ai microfoni della Cbc in un’intervista uscita negli scorsi giorni. Aimee e Jenna Hobbs, “sorellastre d’arte”, pubblicano sui loro canali social gli scatti che raccontano la maternità senza filtri, mostrandone anche i segni e le cicatrici.
Ma puntualmente vengono “bannate” da Facebook e Instagram per violazione delle linee guida e contenuto inappropriato. Le due fotografe, con il progetto “A mother’s beauty“, pubblicano immagini di donne sole o con i loro bambini, spesso immerse nella natura, mentre indossano biancheria intima o sono nude, mostrando con delicatezza anche le imperfezioni del corpo dopo il parto.
Immagini che molte di noi vedono ogni giorno, e per diversi mesi, dopo aver dato alla luce un figlio. Conosciamo bene quei segni, li abbiamo avuti anche noi, magari li abbiamo ancora: forse anche a noi è capitato di osservarli con dolcezza, come fanno le due fotografe, forse invece al vederli abbiamo provato rabbia, o disgusto. Li abbiamo accettati oppure no, non ancora. Per tutte noi il cambiamento del corpo lascia tracce, visibili o meno che siano. Anche questo è diventare madre, serve davvero nasconderlo?
Certo è che qualcuno – umano o algoritmo, le sorelle non sono riuscite a capirlo – quei segni li reputa troppo forti o offensivi: risultato, diverse foto vengono ripetutamente eliminate dalle loro pagine social.
Non ho scelto io di avere due volte un parto cesareo. Non immaginavo che i miei figli sarebbero nati così, e all'inizio non è stato facile accett...
“I social media odiano la maternità “, ha detto Aimee Hobbs nell’intervista all’emittente canadese Cbc. “Continuano a rimuovere le nostre foto – aggiunge – e quest’anno molte delle nostre immagini sono state rimosse. Io sono stata chiusa fuori dal mio account personale e da quello privato per tre giorni”.
Il problema, hanno ribadito le Hobbs, è che alcune delle loro immagini risultano classificate come pornografiche, vengono segnalate e quindi rimosse. In una delle fotografie cancellate una mamma, in mutande e reggiseno, tiene in braccio il suo bambino, mentre in un’altra una mamma sta allattando il proprio figlio al seno: per le regole di Facebook non è possibile pubblicare immagini di seni con i capezzoli in mostra (ad eccezione delle immagini delle cicatrici della mastectomia e dell’allattamento, almeno in teoria) come pure le immagini di bambini, che vengono rimosse nel caso in cui siano nudi o parzialmente nudi per evitare che siano riutilizzate da altri in modo inappropriato.
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“Ci sono però quantità enormi di immagini di donne in pose sessualmente provocanti e con una forte carica sessuale. Le nostre foto vogliono aiutare le donne a sentirsi a proprio agio nei loro corpi, ma cancellandole si manda il messaggio sbagliato“, sottolinea Hobbs.
Il progetto A Mother’s beauty è iniziato 6 anni fa con la pubblicazione di una serie di scatti che mostrano il vero volto della maternità , come già altri artisti stanno facendo, per abbattere i tabù estetici legati alla gravidanza e al post-parto. Una ventina le mamme che, ogni anno, posano per il progetto delle due sorelle, che riceve centinaia di richieste di partecipazione.
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“In una cultura ossessionata dalla perfezione le fotografie delle mamme reali, con segni e cicatrici, sono difficili da trovare – ha aggiunto Aimee Hobbs – e si parla sempre di quanto velocemente qualcuno si è ripreso dopo aver partorito, ma non è quella la realtà per la maggior parte delle donne: ti cambia dentro e fuori. Anche se il tuo corpo non subisce modifiche ci sono i cambiamenti emotivi e psicologici. Mi ha stupito accorgermi di quante donne si sentano alienate rispetto ai loro corpi dopo il parto e finiscano per trovarsi isolate per il modo in cui i corpi delle donne sono giudicati sul web“.
Ogni scatto (alcuni ve li proponiamo nella gallery qui sotto, gli altri potete trovarli anche sulla pagina Instagram delle Hobbs) è accompagnato dalla storia del soggetto fotografato, per superare quella sensazione di isolamento comune a molte mamme condividendo la normalità , e la bellezza, dell’imperfezione.
“Quando ho detto a mia madre che avrei smesso di allattare ha cercato di convincermi a non farlo. Mi ha messo parecchia pressione. Non volevo deludere lei né nessun altro. Mi sentivo malissimo e volevo solo che lei appoggiasse la mia decisione. Lei aveva dato la formula a tutti e tre i suoi figli, dal momento che aveva poco latte come me, perciò pensavo che sarebbe stata più comprensiva. So che aveva buone intenzioni, ma per la prima volta nella mia vita mi sono sentita un totale fallimento”. Luisa, 38 anni.
“Se c’è una lezione che spero le mie figlie trattengano è che io ho insegnato loro a battersi. Battersi per loro stesse, battersi per gli altri, battesti per il pianeta e per ciò che è giusto. Battetevi, anche se significa farlo da sole”. Sherrell, 27 anni.
“Per molti anni dopo avere avuto la mia prima figlia non mi è stato diagnosticato un disturbo da stress post traumatico. La bimba soffriva di una grave patologia cardiaca che le è stata diagnosticata nell’utero. Ha subito 8 interventi chirurgici e due interventi a cuore aperto prima del suo terzo compleanno. Prima di ricevere un trattamento per il mio disturbo ci sono voluti più di 10 anni. Non cambierei i miei ricordi con niente al mondo, ma il trauma associato a quei ricordi finalmente se n’è andato”. Lee, 49 anni.
“Da quando ho avuto mia figlia a marzo, la sicurezza che ho di me si è abbassata parecchio. Guardarmi nello specchio è difficile, perché non mi piace quello che vedo, ma non ho nemmeno la motivazione per cambiare le cose”. Danielle, 34 anni.
“La maternità mi ha finalmente permesso di sentirmi del tutto a mio agio. Il mio corpo si sente importante, risoluto e pieno di valore per me. Avere dei figli, fare qualcosa di così normale e altruista, ha avuto un profondo impatto sul mio modo di vedermi”. Erin, 34 anni.
“Spero che i miei figli mi ricordino forte e senza paura, una donna che mantiene le posizioni e non permette a se stessa di indietreggiare. Una donna che farebbe qualsiasi cosa per la sua famiglia, per cui nutre un amore incondizionato”. Vanessa.
“Anche se l’uomo che mi ha aiutata a creare queste anime preziose non mi guarda più nello stesso modo per questi cambiamenti, ho bisogno che qualcuno mi ricordi che amo ancora me stessa”. Vanessa, 32 anni.
“La mia lotta più grande come madre è la percezione che si ha di me. Ho 23 anni e 3 figli… alcuni mi chiedono se sono la babysitter dei miei figli, perché sono una ragazzina e non è possibile che io mi prenda cura di loro. Sono stata scrutata dai medici in modo paternalistico, mentre l’infermiera della terapia intensiva neonatale mi passava sopra la testa per chiedere ai miei genitori come procedere, ignorando il fatto che io ero presente e perfettamente in grado di prendere decisioni. Sono stata giudicata per il fatto di essere troppo giovane”. Chantal, 23 anni.
“Nel 2013 ho combattuto con una grave forma di ansia e depressione. Nel mezzo della mia lotta io e mio marito abbiamo scoperto che ero incinta. La gravidanza è stata estremamente dura e difficile. Ma dopo il parto si è accesa una luce. Ero felice, mi sono concentrata e ho amato l’essere una mamma”. Esta, 30 anni.
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