
Il percorso di elaborazione del lutto perinatale raccontato da chi è impegnato nel supporto delle coppie che stanno affrontando una perdita che sp...
Il progetto fotografico di Ashley Sargent, che dà volto e voce alle donne che hanno vissuto l'esperienza di un aborto e hanno poi dato alla luce il loro "bambino arcobaleno".
I sintomi, il test positivo, la felicità, i primi pensieri da mamma, gli esami, altri sintomi, la sensazione che qualcosa non vada come dovrebbe, la triste conferma dell’interruzione della gravidanza. Passare da uno stato di gioia a uno di profonda angoscia è un attimo, e succede più spesso di quanto si pensi.
Molte gravidanze si interrompono precocemente, spesso senza una causa vera e propria, o meglio, senza che la causa venga individuata con certezza. Succede soprattutto nelle fasi iniziali della gravidanza, quando nonostante il test di gravidanza positivo le cose non vanno come dovrebbero. Oppure succede più avanti, per motivi diversi.
Difficile per una donna riuscire a spiegare quello che si prova di fronte a una promessa che non si realizza, difficile, soprattutto, trovare un autentico sostegno, nonostante l’importanza di affrontare quello che è un vero e proprio lutto, il lutto perinatale, sia ormai riconosciuta universalmente.
Il percorso di elaborazione del lutto perinatale raccontato da chi è impegnato nel supporto delle coppie che stanno affrontando una perdita che sp...
Riconoscere quella sofferenza, poterla esprimere, è uno dei passi più importanti per affrontarla e superarla, è il parere concorde degli esperti. E ci sono molti modi per farlo. Uno di questi è confrontarsi con altre donne, trovare conforto da una comune situazione difficile, presente o passata che sia.
Andare avanti, superando il senso di colpa, accogliendo una nuova vita che arriva con gioia, anche se velata di malinconia. E come dopo la tempesta si intravede l’arcobaleno, così i bambini che arrivano dopo un aborto sono chiamati “bambini arcobaleno”, in segno di speranza.
Così un gruppo di “mamme arcobaleno”, in ricordo dei figli mai nati e per celebrare la vita arrivate dopo l’esperienza di una perdita, ha posato per il progetto fotografico di Ashley Sargent, fotografa dell’Alabama specializzata nei ritratti di maternità e bambini.
Ashley ha coinvolto un gruppo di mamme non limitandosi a fotografarle con i loro bambini – chi appena nato chi più grande, ma anche adulto – ma chiedendo loro di raccontarsi. Ne è uscito un album commovente, fatto di immagini e parole che vi proponiamo nella gallery qui sotto: le loro storie sono le storie di molte donne, e sono un messaggio di speranza per chi sta affrontando questo dolore.
Un progetto che è partito dall’esperienza della stessa Ashley, che ha combattuto a lungo contro l’infertilità:
Sette anni fa ho iniziato ad avere il desiderio di diventare madre. Era un desiderio fortissimo, e mi aspettavo che sarebbe stato facile riuscirci. Per quasi quattro anni abbiamo combattuto con l’infertilità. Ho iniziato a perdere le speranze. Mi vergognavo moltissimo di me stessa. Mi sembrava che ci fosse qualcosa di sbagliato in me, come se fosse colpa mia per il fatto che non riuscissimo ad avere quel figlio che volevamo così disperatamente.
Ashley si è aperta confidando il proprio dolore, e così hanno fatto le altre mamme, che hanno iniziato a commentare le sue foto in studio dedicate ai bambini arcobaleno raccontando la propria storia.
Da qui l’idea di un progetto dedicato proprio alle mamme, che è riassunto anche in questo video emozionante pubblicato sulla pagina Facebook di Ashley: un set che è diventato una festa, e una celebrazione della vita e della speranza.
La storia di Alexa è quella di una coppia che è passata attraverso diversi aborti spontanei, ben 4 in poco tempo, e alla fine è riuscita a realizzare il proprio desiderio di avere un figlio: “Il nostro Liam è arrivato dopo 3 anni di aborti spontanei e molto dolore. Abbiamo scoperto di aspettare un figlio per la prima volta nel gennaio 2016. Eravamo stupiti di quanto fosse stato “facile”. Siamo andati alla visita delle 7 settimane e c’era il battito.
Tutto sembrava andare per il meglio e il medico ci ha dato solo il 3% di probabilità che la gravidanza si interrompesse. Ma a 9 settimane ho iniziato ad avere delle perdite e abbiamo scoperto che non c’era più battito. Eravamo devastati, e ho dovuto avere un raschiamento. Sei mesi dopo il test era di nuovo positivo. […] A 13 settimane abbiamo perso anche il secondo bambino.
Sono rimasta incinta per la terza volta nella primavera 2018. Le analisi del sangue erano normali e tutto sembrava a posto. Ma a 6 settimane ho abortito. A quel punto abbiamo iniziato a preoccuparci seriamente che qualcosa non andasse. Il medico mi ha prescritto degli esami, e abbiamo scoperto che soffro di problemi di coagulazione del sangue.
Circa 6 settimane dopo ero di nuovo incinta, per la quarta volta. […] Pochi giorni dopo la visita di controllo ho iniziato ad avere delle perdite, e ho abortito di nuovo.
Siamo stati indirizzati a un medico specializzato in fertilità e dopo molti esami, test genetici e altre analisi del sangue tutto sembrava “normale”. Il dottore ci ha consigliato di riprovarci. Mi ha prescritto una dose maggiore di acido folico e ci ha detto di richiamarlo quando il test fosse diventato positivo.
Abbiamo scoperto di essere in attesa di Liam nell’agosto 2018. Siamo andati ogni settimana dal medico per le visite di controllo. A 10 settimane, tutto sembrava andare per il meglio e il bambino cresceva.
A 38 settimane ho partorito Liam. A volte ancora non mi sembra reale. Ma lui è qui, nelle nostre braccia. Ecco perché questo progetto fotografico è così importante per me. L’infertilità e la perdita possono farti sentire così sola, e poche persone ne parlano davvero.
Sapere che non sei sola e che puoi vedere i miracoli che arrivano da alcuni dei momenti più bui è stata un’esperienza pazzesca. Spero che questo mostri agli altri che quando si attraversano momenti difficili come questo c’è una luce in fondo, un arcobaleno dopo la tempesta”.
“Ho sempre voluto diventare mamma. Ma sapevo che sarebbe stato difficile, perché soffro di ovaio policistico. Io e mio marito Will abbiamo provato per quasi un anno ad avere un figlio, e stavamo per iniziare i trattamenti per la fertilità quando abbiamo scoperto… che ero incinta!”, racconta Breann sulla pagina Facebook di Ashley.
“Anche se ero sapevo che sarebbe stato difficile rimanere incinta l’idea di un aborto spontaneo non mi ha mai attraversata. […] A 6-7 settimane gli esami di laboratorio non davano i risultati che avrebbero dovuto, ma il battito del bambino mi faceva sperare. […] Un paio di settimane dopo mi sono accorto che qualcosa non andava, e l’ecografia ha confermato che non c’era battito. Ero devastata“.
Breann racconta di avere sottovalutato la portata della perdita, fino a quel momento. Dopo tre mesi è rimasta incinta di nuovo: “Ho avuto una gravidanza meravigliosa e adesso abbiamo la nostra dolce Kate”.
Brittany racconta: “Dopo avere provato per MOLTO tempo eravamo così felici di scoprire che aspettavamo un figlio, e volevamo urlarlo al mondo. Scoprire che qualcosa non va è la sensazione peggiore. Sedevo nella sala d’aspetto del medico, con tutte le donne incinte e felici intorno, mentre io ero l’unica a uscire piangendo e senza sorriso. […] Vedere mio figlio di 4 anni piangere dicendo che voleva diventare un fratello maggiore mi ha spezzato il cuore”.
Dopo l’aborto Brittany ha attraversato momenti difficili, poi una nuova gravidanza, un nuovo aborto, altri esami, una nuova gravidanza, questa volta riuscita. “Il mio miracoloso bimbo arcobaleno”, scrive Brittany.
Anche Giovanna racconta la sua storia: “I miei figli avevano 8 e 7 anni quando abbiamo scoperto che avremmo aggiunto un altro membro alla nostra famiglia. […]
Sono andata in ospedale per lavoro come ogni giorno e prima di iniziare il turno ho iniziato a sentirmi strana, e sapevo che qualcosa non andava. Ho chiamato il mio ginecologo e mi ha fatto fare alcuni esami del sangue e un’ecografia. I risultati non erano quelli che speravo, ma c’era ancora una possibilità che tutto si sarebbe sistemato.
Ho fatto altri esami nel weekend e ho aspettato la visita il lunedì successivo. È stato il fine settimana più lungo della mia vita. Lunedì il medico mi ha confermato che avevo perso il bambino. Quando finalmente ho trovato il coraggio di dire ai miei bambini quello che era successo si sono messi a piangere, mi dicevano quanto avrebbero amato il loro fratellino.
Tre anni dopo, e dopo molta paura, abbiamo dato il benvenuto a Noah, 3 settimane e 3 giorni fa. Ha portato così tanta gioia nella nostra casa, ed è bellissimo vedere i miei figli più grandi con lui”.
“La mia dolce Karoline è un raggio di sole, e la mia bimba arcobaleno. Onestamente non riesco a ricordare come fosse la vita prima di lei, ma c’è stato un momento nella mia vita in cui sembrava che non sarebbe mai successo”, racconta Andrea.
“Quando io e mio marito abbiamo scoperto di aspettare un figlio lo abbiamo detto subito alla famiglia e agli amici, prima di andare dal medico. A otto settimane il nostro piccolo misurava solo come se ne avesse 6, perciò siamo andati a casa e abbiamo aspettato. Quando siamo andati di nuovo dal medico il bambino non era cresciuto, e non c’era il battito. Mi è sembrato che il mio mondo fosse finito. Pensavamo di essere così vicini a diventare genitori, ma Dio aveva preparato per noi una strada più lunga”.
Dopo aver eseguito alcuni esami Andrea e il marito hanno scoperto di avere entrambi difficoltà nel concepimento naturale, per questo si sono sottoposti a IUI, inseminazione intrauterina, ma per molto tempo senza risultato. Poi ad Andrea è stata diagnosticata l’endometriosi. La quinta IUI è andata a buon fine, e oggi è mamma di Karoline.
Anche Haley ha vissuto un aborto spontaneo, a 16 settimane, e racconta: “Mi chiedevo: perché a me? Perché lui? Perché noi? Sentivo che il mio corpo mi aveva tradita. Mi sentivo in colpa, ogni giorno. Avrei voluto poter fare qualcosa per salvare lui e la mia famiglia da questo dolore. Ma voglio che le persone sappiano che è ok impazzire. È ok piangere. È ok non avere risposte”.
Dopo un paio di mesi dalla perdita, Haley è rimasta incinta di nuovo, del suo bambino arcobaleno.
“Ero così felice di essere parte di questo progetto, per far sì che le donne e gli uomini sappiano quanto sono comuni gli aborti, perché molti semplicemente non lo sanno, soprattutto gli uomini. Quasi una gravidanza su 4-5 termina con un aborto spontaneo”, spiega NeKeshia.
E racconta: “Se ne avessi saputo di più quando ci sono passata mi avrebbe dato speranza, in quei difficili due mesi passati a piangere ogni notte”.
E rivolge quindi un messaggio alle donne: “Anche se tutti noi sappiamo in fondo che non avremmo potuto fare niente in modo diverso, penso che tutte noi mamme ci sentiamo ancora in colpa, come se in qualche modo fosse colpa nostra. Non perdete la speranza mamme”.
Quando Katie ha scoperto di essere incinta, nonostante le avessero diagnosticato alcuni problemi di salute, tra cui un disturbo del sangue, era al settimo cielo: e i bambini che aspettava erano due, racconta. Ma il giorno che temeva alla fine era arrivato e la gravidanza si è interrotta.
“È stato difficile, ma ne siamo usciti. Dopo un altro aborto, 285 punture, molte preghiere e molte lacrime abbiamo avuto il nostro Kade. L’attesa è valsa la pena”.
Jeannie e il marito erano sicuri che avere un figlio non sarebbe stato difficile, ma hanno poi scoperto di trovarsi nel mezzo di una battaglia contro l’infertilità. Hanno quindi iniziato i trattamenti per la fertilità, e Jeannie è rimasta incinta della prima figlia, Savannah.
Dopo circa un anno è rimasta incinta di nuovo, in modo naturale. “Poi mi sono svegliata una mattina e non mi sentivo bene per niente. Mi sono infilata un maglione perché non riuscivo a scaldarmi. Siamo andati dalla dottoressa, che ci ha detto che non poteva fare niente, e mi ha mandata direttamente in ospedale per l’ammissione. Il nostro peggiore incubo si era realizzato. Ho partorito una bimba minuscola, di 200 grammi. Le abbiamo detto addio, ed è stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto”.
Jeannie continua: “È accaduto nel 1993. Nel 1994 ci siamo sottoposti ad altri trattamenti, e sono rimasta nuovamente incinta. Entravo e uscivo dall’ospedale, durante tutta la gravidanza. Lei è nata con 5 settimane di anticipo. Ma sanissima. Era solo piccola. Ma è la luce della nostra famiglia”.
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