
Il percorso di elaborazione del lutto perinatale raccontato da chi è impegnato nel supporto delle coppie che stanno affrontando una perdita che sp...
È innaturale pensare alla fine di una vita che ha appena iniziato a sbocciare, ma purtroppo è un evento che succede più spesso di quanto si pensi. Le parole di chi ha affrontato un lutto perinatale.
Pensare alla fine di una vita che sta sbocciando è innaturale, prepararsi all’inevitabile addio prima di aver detto il primo saluto è qualcosa di straziante, a cui è difficile dare un senso. Ma è purtroppo un evento più frequente di quanto non si pensi.
Il 15 ottobre è la Giornata della consapevolezza del lutto perinatale, un momento per ricordare tutti i bambini che potevano essere ma non sono stati, per complicanze legate alle fasi iniziali di una gravidanza o sorte a gravidanza avanzata, o perché qualcosa è andato storto durante il parto o poco dopo la nascita.
Non è facile parlare della sofferenza che investe una coppia che perde un figlio, ma, come ricordano gli esperti, è anche fondamentale provare a farlo e affrontare il dolore per guardare avanti.
Il percorso di elaborazione del lutto perinatale raccontato da chi è impegnato nel supporto delle coppie che stanno affrontando una perdita che sp...
Nella gallery qui sotto abbiamo raccolto alcune delle molte storie delle mamme e dei papà che hanno subito la perdita di un figlio e hanno condiviso il proprio dolore sul Forum di GravidanzaOnLine.
Per rispetto della loro privacy abbiamo eliminato i riferimenti che potrebbero portare ad una loro identificazione, perché la storia di ognuno va rispettata, ma conoscerla è utile per non far sentire sole le coppie che hanno perso un figlio e per aumentare la consapevolezza sul lutto perinatale.
Si può raccontare (o non raccontare) il proprio dolore in molti modi. La scrittrice e giornalista Oriana Fallaci l’ha fatto in un lungo monologo, Lettera a un bambino mai nato, un lucido, commovente racconto della propria gravidanza e dell’aborto spontaneo, il diario di un’attesa che si trasforma in dolore e di quel che succede dopo quel dolore.
[…] Mi manchi, bambino. Mi manchi quanto mi mancherebbe un braccio, un occhio, la voce: e tuttavia mi manchi meno di ieri, meno di stamani. È strano. Si direbbe che di ora in ora il tormento si affievolisca per chiudersi in una parentesi. I lupi hanno già incominciato a chiamarmi e non importa se sono ancora lontani: appena si avvicineranno, me ne rendo conto, io li seguirò. Davvero ho sofferto così profondamente ed a lungo? Me lo chiedo con incredulità. Una volta lessi in un libro che la durezza di una pena sopportata si avverte soltanto quando ce ne siamo liberati e stupefatti, si esclama: come ho fatto a tollerare un simile inferno? Dev’essere davvero così, e la vita è straordinaria. Rimargina le ferite a una velocità folle. Se non restassero le cicatrici, non ci ricorderemmo nemmeno che di lì sgorgò il sangue. Del resto perfino le cicatrici svaniscono. Impallidiscono e infine svaniscono. Succederà anche a me. […]
Ho perso il mio bimbo 9 mesi fa per un nodo sul cordone ombelicale (il cosiddetto “nodo vero”). Mancava poco alla sua nascita. Ero di 38 settimane. Tutto era andato alla perfezione. Era un bimbo vivacissimo, si muoveva tanto, soprattutto nell’ultimo periodo dove ero costretta spesso a sedermi per evitare di non arrivare a termine… ma se solo avessi saputo che c’era questo rischio avrei corso ogni giorno affinché fosse nato prima ma chissà, forse era destino.
Forse sarebbe accaduto comunque al momento della nascita! Mi hanno detto che tutto questo è raro, che difficilmente accadono queste morti in utero, difficilmente quel nodo sul cordone può stringersi fino a mettere a rischio la vita del nascituro. Eppure prima della sua nascita ancora non capivamo il motivo del perché il suo cuoricino non batteva più.
[…] È stata dura lasciarlo andare, accompagnarlo al cimitero. È dura ogni volta andarlo a trovare e dirgli che non è quello il posto in cui dovrebbe stare ma tra le braccia della sua mamma! È dura dimenticare quei momenti, convivere con questo vuoto dentro… Il mio cuore come tante di voi si è spezzato.
È inaccettabile una morte così, così vicina al suo termine, è inaccettabile vivere 9 mesi per scoprire che è stato tutto un sogno ad occhi aperti. […] Vi abbraccio tutte e mi stringo al vostro dolore augurandoci che i nostri angeli ci siano vicino sempre e ci diano la forza di continuare a lottare!
Ero alla 34^ settimana, finalmente il pancione dopo 3 aborti in 3 anni. Avevamo tanti sogni io e mio marito, tanti progetti insieme, la sua cameretta gli sarebbe piaciuta perché il suo papà aveva fatto un ottimo lavoro, ed è ancora lì per lui.
Sono rimasta incinta spontaneamente, dopo tanti tentativi ed in lista per la fivet, problemi di pressione ballerina, in rialzo, su consiglio della mia ginecologa ho iniziato ad assumere la pastiglia, in cura già con cardioaspirina per una mutazione della trombofilia.
Ogni tanto corse al pronto soccorso perché non lo sentivo muovere ma tornavo sempre a casa tranquilla perché il bimbo da ecografia e visita stava bene.
All’ospedale ero anche monitorata facendo ecografie di 2° livello + flussimetria, sempre risultate regolari con buona crescita del bambino.
Raggiunte le 33 settimane mi sono rivolta al ps ginecologico perché non sentivo muovere il bambino, mi hanno subito fatto un tracciato da cui è risultato tutto nella norma, battito forte e regolare, al che mi fanno un’eco di controllo da cui risultato tutto ok ma il bambino non si muoveva, flussi perfetti, crescita regolare, dall’ultima eco, l’eco è durata parecchio ma il bimbo non si muoveva e mi è stato detto che probabilmente aveva delle fasi di sonno parecchio lunghe, mi misurano la pressione, era leggermente altina probabilmente per l’agitazione delle ultime ore, mi ricoverano per sicurezza, dopo un’oretta altra eco ed allora il bimbo si era svegliato e si muoveva, muoveva bene le manine e le gambine, mi mettono sotto tracciato, tutto bene.
Sono rimasta in ospedale sotto controllo per una settimana […] ad un certo punto arriva il ginecologo di turno e mi dice che fa nascere il bambino perché il tracciato è sospetto.
Da li è iniziato l’incubo, in fretta e furia mi preparano, vado in sala operatoria, mi attaccano al tracciato mentre mi fanno le domande di routine ed arriva mio marito che vede con i suoi occhi il tracciato nuovamente normale come quello del mattino ed anche le ostetriche lo commentano come un tracciato normalissimo. […]
Io ero agitatissima, continuavo a tremare dalla paura e piangevo, entro in sala ed il mio bambino nasce ma non lo sento piangere, nessuno mi dice niente, il chirurgo finisce con me e poi mi dice che va a vedere e verrà a dirmi qualcosa.
Dopo 1 minuto torna e mi dice che il mio bambino non sta male ma hanno dovuto intubarlo e di non preoccuparmi. Poi mi spostano, vedo mio marito e nell’altra stanza ostetrici, pediatra, rianimatore, chirurgo erano tutti attorno a lui, ci dicono che hanno chiamato l’ospedale di un altra città per portarlo la nella culla termica all’unità neonatale intensiva, ma quando arrivano dopo 10 minuti se ne vanno con la culletta vuota, il mio bimbo è morto.
L’equipe è stata tempestiva, ha fatto tutto quello che poteva, almeno credo e così ci hanno detto, ma non si è salvato. […]
Era così bello, 2 kg di peso, un cucciolino, ma neanche tanto piccolo per essere a 34 settimane, con il suo visino, e le sue guanciottine piene, perfetto, identico al suo papà, come si fa ad andare avanti, come si fa a superare, come si fa a dire la frase “è morto mio figlio”?
Una persona non dovrebbe soffrire così. Nemmeno il mio peggior nemico dovrebbe soffrire come sto soffrendo io in questo momento, e vedere mio marito piangere come un disperato, insieme a me mi ha fatto ancora più male, vederlo così, il pensiero di quella sera, insieme, mi fa venire il gelo alle ossa.
[…] La prossima settimana iniziamo gli incontri con la psicologa, spero ci servano a qualcosa, spero mi aiutino perché davvero non so dove trovare la forza.
Non mi va di uscire, vedere nessuno, sto bene sola chiusa in casa sul divano o solo con mio marito, gli amici cercano di avvicinarsi ma io li sto allontanando, non ne ho voglia. Come vorrei tornare indietro di un mese, avrei ancora il mio bambino nella mia pancia, lo sentirei ancora muovere e saprei che c’è, invece non c’è più.
Così come ho immediatamente percepito di essere incinta ho subito percepito che le cose non andavano. Eppure le beta e le eco evolvevano, ma sempre un po’ più indietro rispetto alla norma. Abbiamo visto un esserino tutta testa di 5 mm con un cuore battere, lento… Penso sia stato l’ultimo regalo per mamma e papà.
Ammetto che avevamo preso la cosa “sottogamba”, non pensavo che sarei rimasta incinta ma piccole paure a parte, problemi contingenti inclusi, fantasticavamo sulle nostre vite travolte e stravolte, su asilo, pannolini e nomi.
L’ultima eco dava come diagnosi aborto ritenuto: 3 mm tutta testa senza battito.
Penso che si sia fermato anche il mio di battito, poi è ripartito ma lento.
Mi sento dentro una tempesta, non so quando e se ne uscirò e che donna sarò quando ne verrò fuori.
La mia compagna ha subito un aborto spontaneo. Ho letto e cercato su internet di tutto e poi sono capitato qui e ho deciso di scrivere per ricevere un pò di conforto e per sfogare un pò i miei pensieri…
Vedo che non siamo in pochi purtroppo ad aver subito questo brutto incubo. Prima che potesse succedere a noi non pensavo fosse una cosa così comune ma ovviamente nella vita finché non ti capitano queste cose non ti rendi conto dell’entità e della quantità di persone che possono aver avuto la tua stessa esperienza…
Noi abbiamo scoperto che eravamo in dolce attesa (non mi prendete per pazzo ma quando ho saputo che la mia compagna era incinta mi sono totalmente immedesimato nella questione e quindi uso spesso il noi invece che il singolare) eravamo felici anche se increduli.
Era la prima volta, il primo mese che ci stavamo provando, ci eravamo detti: “Iniziamo a provarci, poi sappiamo che ci vorrà un po’…”, tac lei è rimasta subito incinta. Felici come una pasqua a vedere quelle due lineette belle marcate che ci guardavano. Subito esame delle beta tutto ok, prenotiamo visita dal ginecologo e iniziamo ad avvisare i parenti più stretti.
Tutti increduli e felicissimi, poi l’incubo ha iniziato a manifestarsi. Prime perdite marroncine, ok non ci preoccupiamo più di tanto informandoci con amici e parenti che avevano già passato quel momento. Dopo due giorni le perdite (sempre molto contenute) diventano rosse. Corsa al pronto soccorso, visita frettolosa ma dall’eco trasvaginale embrione presente, tutto ok, la mia compagna ha visto anche il cuore battere (io non potevo entrare), felici e tranquilli torniamo a casa.
Pochi giorni dopo la tragedia: sangue rosso copioso e aborto. Ci è letteralmente crollato il mondo addosso. Stavamo pensando già al nome, a come avrebbe cambiato la nostra vita, a come ce la saremmo cavata ma tutti questi pensieri hanno lasciato il posto allo sconforto e all’incredulità.
Siamo ancora distrutti, spesso mi sveglio la notte pensando a lui/lei a quel cuoricino che ha iniziato a battere ma che poi di punto in bianco ha smesso di battere e ci ha lasciato. Continuo a pensare a quella vita che non ha fatto in tempo ad affacciarsi al mondo che già non c’è più. Non so se e quando riusciremo a superare questo ostacolo, so solo che non ci arrenderemo, la voglia di essere genitori è tanta.
Non so quando avremo il coraggio di riprovarci ma so che niente potrà sostituire quello che era e non è più.
Sono passati 15 anni. La mia dpp era proprio in questi giorni, invece la piccola Alice ha scelto di nascere alla 24ma settimana, lasciando dietro di sé un gran vuoto.
La nostra vita è andata avanti, abbiamo avuto due splendide bambine, anche se, ogni tanto, inaspettatamente, quel suo visino esile esile viene a trovarmi, nei sogni o nei pensieri… per ogni traguardo che negli ultimi 11 anni hanno raggiunto le mie fantastiche bambine, il mio pensiero è andato a lei, anche solo per un secondo, chiedendomi come sarebbe stato vivere tali gioie con Alice accanto.
In tutti questi anni ho commesso un errore, forse: non ho mai raccontato questa storia alle mie figlie, ma ora vorrei trovare il modo, portarle a trovare Alice, poterne parlare con loro. Ora aspetto un fratellino e non voglio creare in loro ansie ingiustificate nei confronti del nascituro, ma dopo il parto vorrei riuscire a condividere tutto questo.
Resto incinta ma la gravidanza si interrompe alla settima settimana ed i miei due angioletti volano via da me. I mesi seguenti sono stati tremendi, crisi di pianto improvvise alternate a momenti di crisi nera… ma piano piano sono stata meglio e con mio marito abbiamo deciso di riprovarci. Resto incinta quasi subito ma a marzo il mio terzo angioletto vola in cielo dai fratellini.
Sono a terra e mio marito non riesce a comprendere appieno le motivazioni di tanto dolore…ma mia figlia è la luce e ne uscirò anche stavolta. Intanto indago le ragioni dei miei due aborti, tra ginecologi che mi dicono di aspettare a riprovarci (come se potessi permettermelo alla veneranda età di 40 anni) ed altri che mi dicono quanto siano frequenti io non mollo e vado avanti.
Ho 38 anni ed io e mio marito cerchiamo una gravidanza da 3. Una serie lunghissima di visite, esami e delusioni senza trovare una causa. Due IUI non andate a buon fine ed una Fivet già in programma ed invece… invece la sorpresa più bella che potesse esserci. Tra incredulità sorpresa gioia ed orgoglio il test positivo.
Teniamo la notizia per noi per un po’ perché… non si sa mai. La paura è tanta. Paura di perdere quel dono prezioso. Poi il test combinato ed il panico. La translucenza nucale è molto aumentata e correlato con la mia età il rischio è alto. Dopo un consulto devastante con la genetista il giorno dopo corriamo a fare la villo. Sono terrorizzata. Tre giorni di ansia poi l’esito: nessun problema cromosomico.
Tiriamo un sospiro di sollievo. Dopo 21 giorni gli altri esiti e tutto è a posto. Pensiamo che a quel punto possiamo concederci un po’ di felicità perché fino a quel momento abbiamo vissuto sospesi. Una bambina. Da lì a pochi mesi una piccola principessa avrebbe riempito le nostre vite di gioia ed amore ed invece. Invece da quell’ecografia fissata con uno specialista per stare più serena il mondo si è fermato. Tutta una serie di malformazioni tra cui una gravissima. La gravidanza non sarebbe arrivata a termine. Forse non sarebbe sopravvissuta anche solo una settimana. Sono alla 16^ settimana.
La nostra non è una scelta. Non c’è niente da scegliere. Non ci sono speranze. Da lì è partito il turbine. Visita ufficiale, elettrocardiogramma, analisi ed il consulto con lo psichiatra obiettore di coscienza che mi da dell’assassina. Non posso piangere. Il peggio deve venire, non posso concedermi di lasciarmi andare al dolore. Mio marito è distrutto, piange inconsolabile. Ma io non posso. Lo abbraccio, lo stringo ma io non posso. Con i miei faccio la forte. Sono tanto abbattuti e non posso farli stare peggio piangendo. In ospedale sono tutti talmente gentili. Mi coccolano. Forse perché la nostra è una non scelta. La procedura per fortuna si rivela abbastanza veloce.
Dopo 7 ore di travaglio la mia bimba scivola da me. In silenzio senza fare rumore. Non posso guardare. Non posso. Mi sento come se non provassi niente. Niente. Il raschiamento dura poco e per fortuna non ho postumi per l’anestesia o dolori. Ma il giorno dopo… Il giorno dopo il dolore piomba sulle mie spalle ed io cerco di ricacciare in gola la piagnolina che mi attanaglia.
Ci sono i miei ed io non posso. Solo con mio marito piango e mi dispero. Tutti mi dicono che devo essere forte. Mi dicono che devo voltare pagina ed andare avanti. Qualcuno mi dice che lei ora è un angelo ma io non credo più in niente. Mio marito comprende che ho bisogno di sfogare il mio dolore, che ho bisogno di piangere tutte le mie lacrime e lui piange con me. È passata una settimana ed io non voglio uscire. Non voglio vedere nessuno se non mio marito. Tra qualche giorno dovrò tornare a lavoro. Affrontare gli sguardi pietosi, rispondere alle domande…guardare la pancia della collega che cresce sana e forte. Mentre io sono morta dentro.
Riesco a mala pena a mangiare. Passo il tempo a rimuginare. Penso che non ho mai avuto la gioia di sentirla muovere dentro di me. Ma forse questo dovrei vederlo come un bene… Penso a come sarebbe stato bello pettinare i suoi capelli con delle mollettine colorate. Penso a quanto l’avrebbe adorata il suo papà. Penso a tutta la gioia che mi ha dato e a tutte le promesse che le avevo fatto. Credevo che il peggio fosse la procedura in sé, invece il peggio è il dolore che mi da ogni respiro. Il peggio è stata la festa del papà che è stata una serie infinita di coltellate. Il peggio sarà l’estate che arriverà senza la tua nascita. Il peggio è la vita senza di lei.
Si può essere madre senza un figlio, un figlio che si è aspettato, nutrito ed amato per nove mesi. Un figlio che poi non nasce ma ti muore dentro e te lo estraggono come una malattia, come un tumore, come una vergogna da nascondere.
Come si può seppellire un figlio che non è mai nato, che si è immaginato, sognato… pur sapendo che lui esisteva era dentro di te, si nutriva di te, si muoveva con te, il suo cuore batteva con il tuo. Come sifa a pensare ad un sogno seppur così reale come un corpo morto, senza vita se in realtà una vita non l’ha mai avuta, una vera vita… con la luce diretta del sole, con suoni, rumori ed odori veri e non filtrati dal tuo corpo.
[…] E poi c’è il tuo corpo che guarisce, mette tutto a posto, inesorabile ricomincia con la sua normalità, con i suoi cicli senza nessuna vergogna come a dirti a ribadirti tu sei viva, lui non c’è più… Un corpo che velocemente riprende le sue forme come se lui non ci fosse mai stato.
Quasi si confonde il ricordo di un corpo, il mio corpo così diverso, pieno, ora vuoto.
Vuoto come le mie braccia. E rimango così a (braccia) vuote.
Ciao Fagiolino,
è la tua mamma che ti scrive.
Appena ho scoperto che c’eri, mi è girata la testa e mi sono messa a piangere.
Non mi era mai capitato di vedere 2 lineette nel test di gravidanza fatto a casa.
La mamma è sempre stata impacciata, non sapeva che fare a chi dirlo se dirlo, se i test sono attendibili, la mamma tante cose non le sapeva! Ho chiamato la dottoressa che le ha detto che sì, ero incinta! E ha fissato un incontro.
Tutto confermato: dentro la mia pancia c’eri tu, una piccola vita formatosi in un giorno d estate. Dal primo momento ho solo pensato a proteggerti, quella era l’unica cosa che mi interessava.
Quando i colleghi mi facevano arrabbiare e mi innervosivo la pancia mi tirava, allora io mi calmavo subito, perché non telo meritavi, non volevi che io mi innervosissi, volevi una mamma calma e saggia che lascia perdere chi non se lo merita. Poi mi hanno messa a casa per due mesi, ero contenta perché finalmente eravamo lontani dalle persone negative.
Ho continuato a proteggerti, questa volta perché era arrivato il caldo insopportabile, e nessuno mi ha detto di farlo, ma io stavo immobile a letto, con il mio tablet e le mie riviste, perché mai avrei rischiato di perderti. Te le ricordi le nostre passeggiatine alla asl del quartiere la mattina presto, quando l’aria era ancora fresca?
Ti ho visto, la prima ecografia, eri troppo bellino, ti ho amato subito, eri piccolo eri un fagiolino, pulsavi, sembrava una magia averti dentro… anche il babbo era contento. Tutte le sere il babbo ti salutava con un bacino sulla pancia … sei stato una luce nella sua vita faticosa.
La mamma prima di averti ha perso tanti chili, ha fatto tante analisi, per non sbagliare niente, e durante la gravidanza ha mangiato benissimo, ha perso 2 kg e mezzo. La ginecologa le ha fatto tanti complimenti! Mai avrei voluto che per colpa mia tu avessi dei problemi. Ma a volte l’impegno non basta.
Dopo poche settimane ho scoperto che eri fermo, non pulsavi più… non me lo aspettavo, anche il mio cuore in quel momento si è fermato.
Poi mi hai lasciato, hai fatto tutto da solo, ho sofferto molto in quelle ore fisicamente.
MI ripetevo che la natura seleziona, che eri malato, che almeno non ho dovuto scegliere io ma ha scelto la vita, oppure tu.
Ma non riuscivo a smettere di piangere lo stesso…
Il babbo la sera non sa più chi salutare, adesso è più triste di prima. Mi si spezza il cuore perché tu eri piccolo, eri di due mesi e due giorni, ma eri malformato, è dura accettare che tuo figlio non fosse sano. Non è giusto, io avevo fatto tutto bene, le analisi prima di rimanere incinta, la dieta. Ma non si può controllare la vita. Mi dispiace che non sei potuto nascere, ti avrei voluto bene anche se non fossi stato perfetto.
Definito “lutto fantasma” perché spesso non adeguatamente considerato anche da professionistǝ, il lutto perinatale colpisce circa 20% delle c...
Qualsiasi genitore che abbia subito una perdita di gravidanza si identificherà immediatamente con le sue parole.