
Conosciamo più da vicino l'embrione e scopriamo come cambia nel corso delle primissime settimane di vita.
Le tecniche di PMA di II livello prevedono il transfer degli embrioni; scopriamo come funziona e cosa fare (e cosa evitare) per favorirlo
Le PMA di II livello, Fecondazione in Vitro e FIVET (trasferimento dell’embrione), sono quelle “in cui i gameti (ovocita per la donna e spermatozoo per l’uomo) si incontrano all’esterno del corpo della donna e dopo la fecondazione e la produzione di uno o più embrioni questi vengono trasferiti nell’utero”.
Perché la gravidanza abbia inizio è fondamentale che l’attecchimento embrionale post-transfer avvenga positivamente. Non sempre è così e possono esserci diversi fattori che possono contribuire a un esito negativo, così come molti altri che favoriscono l’attecchimento. Cerchiamo di fare chiarezza individuando anche una serie di consigli utili per le donne che sono alla ricerca di una gravidanza.
Il trasferimento degli embrioni in utero avviene in tempi molto rapidi, i più veloci possibili, per evitare che gli embrioni possano danneggiarsi. Dopo essere stato fecondato, l’embrione già dopo 5-6 giorni diventa blastocisti ed è in questa fase che, per sopravvivere, deve avvenire l’annidamento.
Conosciamo più da vicino l'embrione e scopriamo come cambia nel corso delle primissime settimane di vita.
L’attecchimento embrionale post-transfer, infatti, è fondamentale per consentire all’embrione di trarre il nutrimento dall’utero materno e proseguire il suo sviluppo. L’attecchimento embrionale post-transfer avviene in tre fasi:
Nella prima fase l’embrione si appoggia in una zona specifica dell’endometrio; durante l’adesione l’embrione stabilisce dei legami con l’endometrio e, nella terza fase, l’impianto è completato in quanto l’embrione riesce a collegarsi ai vasi uterini. Questa procedura si completa generalmente intorno al 14° giorno successivo alla fecondazione.
Da questo momento è possibile eseguire le analisi del sangue con l’esame delle beta-hCG. In questo modo si per verificare l’effettivo inizio della gravidanza. Dalla settimana successiva si può effettuare una visita ginecologica nella quale individuare, tramite ecografia, la camera gestazionale.
Per favorire e non avere comportamenti che possono inficiare l’attecchimento è doveroso seguire alcuni consigli:
Tra le indicazioni da seguire trovano posto anche una corretta alimentazione con particolare attenzione all’idratazione, con il consiglio di bere spesso acqua. Bisogna, quindi, evitare bevande alcoliche, a base di caffeina e cibi crudi. Così come è fondamentale non fumare.
Parlare di sintomi relativi all’attecchimento embrionale post-transfer significa entrare in un campo molto delicato. Capita spesso, infatti, che questa fase sia piena di aspettative e si possano di conseguenza confondere i sintomi, temendo che la loro assenza sia la conferma che l’attecchimento non sia andato a buon fine. In realtà non è sempre così e quello che occorre è sempre una buona dose di tranquillità e serenità.
È chiaro che le ragioni che spesso determinano il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita sono tali da creare grandi aspettative. Questo perché per altre vie la gravidanza non è arrivata. La tensione, però, non è mai un fattore positivo per l’inizio (così come per il proseguimento) della gravidanza.
Tale premessa è necessaria anche per evitare di confondere i sintomi e andare incontro a delusioni e sofferenze ben più gravi. Uno dei sintomi principali, infatti, dell’attecchimento embrionale post-transfer è quello di sentire dei crampi addominali. Possono essere delle normali fitte che coinvolgono l’utero proprio perché l’impianto è avvenuto; ma possono anche essere dolori dovuti al ciclo mestruale.
Anche per quel che riguarda la nausea o i dolori al seno è bene andare cauti. Spesso, infatti, questi sintomi possono essere provocati dai trattamenti ormonali connessi alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e non rappresentano una certezza dell’inizio della gravidanza.
Un sintomo invece più attendibile (anche se non imprescindibile) è quello legato alle cosiddette perdite da impianto. In questo caso parliamo di perdite più contenute rispetto a quelle del ciclo e che si esauriscono in un paio di giorni.
La fertilità e i problemi di infertilità non sono procedure meccaniche che le tecniche di procreazione risolvono completamente. Tutto, infatti, dipende dalle cause che determinano l’infertilità. Le tecniche di PMA possono superare alcuni ostacoli, ma non tutti ed è doveroso avere questa consapevolezza quando si intraprendono questi trattamenti.
Può infatti capitare che l’attecchimento embrionale post-transfer non avvenga a causa del numero o della qualità degli embrioni che sono stati fecondati, così come della ricettività dell’utero, di anomalie cromosomiche o di fattori non sempre individuabili e spiegabili.
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