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In cosa consiste la pratica dell'agopuntura e come si può integrare nella ricerca di una gravidanza e durante i trattamenti di Procreazione medicalmente assistita (PMA): ne abbiamo parlato con un esperto agopuntore.
Associata alle atmosfere del lontano Oriente, l’agopuntura è una realtà sempre più presente – e regolamentata – anche in Occidente. È riconosciuta come una terapia medica a tutti gli effetti, ma non farmacologica, e viene impiegata in diversi ambiti del benessere e della salute della donna: non da ultimo, si utilizza anche come terapia di supporto nei trattamenti di PMA.
Ma in cosa consiste la pratica dell’agopuntura? Ne abbiamo parlato con il dottor Mauro Devecchi, medico chirurgo e Responsabile del Servizio Agopuntura del Centro Demetra di Firenze.
Innanzitutto – spiega Devecchi – l’agopuntura è un atto medico: per esercitarla in Italia bisogna avere una laurea in Medicina e una specifica abilitazione. Nei vari ordini dei medici ci sono dei registri specifici per l’agopuntura a cui si accede solo dopo un’ulteriore formazione post laurea. Nella visione moderna orientale l’agopuntura è anche cultura, filosofia e storia. Nella visione moderna occidentale e in Italia in particolare è un atto medico e un intervento multimodale complesso. A differenza della visione orientale noi ci concentriamo quindi sull’indicazione terapeutica che possiamo trarne.
Il timore nell’approccio alla pratica dell’agopuntura è spesso rivolto all’eventualità di provare dolore durante l’inserimento degli aghi: “L’agopuntura correttamente praticata non provoca dolore: gli aghi – spiega Devecchi – hanno una dimensione minima, che non supera gli 0,20 millimetri. Si utilizzano poi solo aghi sterili e monouso, fatti appositamente per scivolare sotto la cute senza causare dolore. È bene affidarsi però sempre a medici abilitati e correttamente formati: si può verificare la presenza del nome del medico nel registro dell’Ordine dei medici della provincia di riferimento, che è accessibile a tutti”.
Nella pratica, gli aghi possono essere inseriti lungo tutto il corpo, a seconda delle necessità e dell’effetto che si desidera ottenere: “Vengono di solito utilizzati da 7 a 10 punti diversi per ogni trattamento, con localizzazione varia. Nei trattamenti di fecondazione assistita vengono inseriti sulla pancia, oppure lungo gli arti inferiori e superiori. Il trattamento dura 25-30 minuti, durante i quali la paziente rimane in un ambiente tranquillo e dedicato, in cui può rimanere anche il partner. È un buon modo per ritagliarsi una mezz’ora di tranquillità in un mondo complesso come quello della Pma”.
L’impiego dell’agopuntura dalla seconda metà degli anni ’90 ha visto un notevole incremento nelle procedure di fecondazione assistita: “Al Centro Demetra – continua Devecchi – la proponiamo da diversi anni come supporto per le pazienti nelle varie fasi di questo percorso. Noi seguiamo quello noto come ‘protocollo Paulus’, dal nome dello studioso che nel 2002 pubblicò il proprio lavoro sull’impiego dell’agopuntura nel giorno del transfer nei percorsi di Pma”.
Nel percorso di Pma sono tre i momenti in cui, spiega l’esperto, si effettuano trattamenti di agopuntura:
Il giorno del transfer, spiega Devecchi, è forse il più importante dell’intero percorso di procreazione assistita: “La seduta aiuta a richiamare una maggiore quantità di sangue verso l’endometrio per irrorarlo meglio, ma l’esito forse più apprezzato è legato alla diminuzione dello stress: l’agopuntura libera endorfine e diminuisce la circolazione degli ormoni dello stress, riducendo la percezione effettiva di ansia e tensione nei pazienti”.
Negli ultimi 20 anni sono stati compiuti numerosi studi sugli effetti dell’agopuntura nei trattamenti di Procreazione assistita, e in particolare sui suoi effetti sull’aumento del tasso di fertilità: “È una materia difficile da studiare – spiega il dottor Devecchi – e gli studi sono discordanti a causa dell’incertezza metodologica dell’indagine stessa: nelle ricerche sull’agopuntura, infatti, non viene utilizzato un placebo vero e proprio, bensì quello che viene chiamato ‘sham‘, il quale non è però un placebo inerte. Un recente importante studio ha evidenziato come l’agopuntura aumenti l‘indice di successo delle tecniche di Pma. Rimane però un problema metodologico: nella ricerca si evidenzia che il tasso aumenta anche nel gruppo di donne a cui non è stata praticata l’agopuntura vera e propria bensì lo ‘sham’, che consiste comunque nell’inserimento degli aghi sotto pelle, ma in punti poco lontani da quelli utilizzati nella tecnica corretta. In sintesi, agisce a sua volta, alterando i risultati finali e aumentando l’incertezza: un problema che speriamo venga risolto a breve con ulteriori studi”.
Integrare l’agopuntura nei trattamenti di procreazione assistita è utile per almeno 4 motivi, riassume l’esperto:
Durante la gravidanza, poi, l’agopuntura si rivela utile nei diversi momenti della gestazione: nel primo trimestre può essere un valido supporto soprattutto nel trattamento della nausea gravidica e di cefalee, lombalgie e altro. In generale, poi, l’agopuntura aiuta a ridurre lo stress di un periodo ricco di cambiamenti e particolarmente delicato.
Per tutti questi motivi, conclude il dottor Devecchi, l’agopuntura sta acquistando sempre un maggiore spazio anche nella Procreazione medicalmente assistita: “In Italia non sono molti ad oggi i centri che applicano e integrano l’agopuntura. Il nostro auspicio è che questa pratica sia sempre più diffusa. Anche se per ora è un servizio aggiuntivo l’obiettivo futuro è di includere questo trattamento in modo sempre più continuativo nelle varie fasi del delicato percorso della procreazione assistita”.
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