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Prendere medicine in gravidanza è sempre un rischio perchè molte (anche quelle da banco) potrebbero avere effetti nocivi (anche gravissimi) sullo sviluppo del feto.
Senza voler generare allarmismo è però doveroso che le donne siano informate sui rischi legati all’assunzione dei farmaci. L’1% delle cause esterne che determinano dei difetti congeniti (anomalie anatomiche e strutturali, ma anche alterazioni metaboliche e funzionali) sono da ascrivere all’uso dei farmaci.
È doveroso specificare che il problema è l’uso scorretto dei farmaci, non l’uso in sé e che in generale, ma in modo particolare durante la gravidanza (e in realtà anche nel periodo preconcezionale nel quale si è alla ricerca del concepimento) l’assunzione dei farmaci deve essere sempre soggetta a valutazione, approvazione e prescrizione del medico curante. Questo vale anche per i farmaci da banco; basti pensare, infatti, che ci sono studi che mostrano come l’assunzione di alcuni farmaci per la nausea mattutina sono stati responsabili di aborti spontanei e anomalie fisiche del feto.
Per comprendere come (e quali) medicinali possono essere responsabili di conseguenze così gravi è necessario parlare del loro effetto teratogeno.
Dal punto di vista scientifico il teratogeno è un qualsiasi agente che provoca un’anomalia del feto durante la gravidanza. Si parla quindi di farmaci teratogeni quando sono i medicinali a provocare queste conseguenze, ma i teratogeni possono essere anche degli agenti infettivi (come la toxoplasmosi, la varicella, la rosolia, il citomegalovirus, eccetera) così come degli agenti fisici, condizioni materne (il diabete gestazionale), prodotti chimici (solventi industriali, composti del mercurio, eccetera) e droghe (anche quelle da banco e con fine ricreativo).
La gravità dell’effetto teratogeno non è uguale in tutte le gravidanze, ma varia anche dalle condizioni pregresse della madre e del feto.
L’indicazione generale per i farmaci teratogeni è quella, laddove possibile, di preferire sempre la dose più bassa possibile e da evitare le terapie farmacologiche specialmente nel primo trimestre di gravidanza. È in questa fase, infatti, che avvengono i processi morfogenetici più importanti, specialmente nelle prime settimane di sviluppo.
Per distinguere e riconoscere quali sono i farmaci teratogeni esistono diverse classificazioni: la principale è quella della Food and Drug Administration, l’Agenzia per gli alimenti e i medicinali. L’FDA ha elaborato una suddivisione dei farmaci a rischio teratogeno che li divide in 5 classi: A, B, C, D e X.
Tra i farmaci con il più alto potenziale teratogeno ci sono quelli per le condizioni neurologiche (antiepilettici, quelli per i disturbi psichiatrici, eccetera). I farmaci antimicrobici, invece, sono quelli che generalmente sono i più prescritti durante la gravidanza ma che hanno un importante effetto teratogeno che deve essere valutato con attenzione.
I farmaci anticoagulanti possono avere conseguenze gravi nello sviluppo fetale essendo responsabili delle malformazioni del sistema nervoso centrale o dei problemi di alimentazione e respirazione.
Anche l’abuso di vitamina A (tramite integratori o con un’alimentazione non corretta) può essere considerato teratogeno. Un’attenzione particolare la meritano i farmaci ormonali (per anni prescritti per prevenire gli aborti spontanei) che possono essere sia teratogeni, sia cancerogeni e responsabili di anomalie del tratto genitali nei figli nati da donne che hanno assunto questi farmaci. Per approfondire è possibile consultare l’elenco di alcuni farmaci con effetti avversi durante la gravidanza.
Come abbiamo anticipato all’inizio, è importante ribadire l’attenzione sull’uso corretto dei farmaci. Troppo spesso, infatti, specialmente nei confronti di quelli da banco, si ha una certa leggerezza. L’informazione e l’accesso ai dati non deve generare allarmismo, ma la consapevolezza che le medicine hanno uno specifico scopo che deve essere sempre contestualizzato nel paziente che le assume.
Questo è ancora più evidente nelle donne in gravidanza che hanno profondi cambiamenti nel proprio organismo il quale, di trimestre in trimestre, è concentrato nello sviluppare l’embrione prima e il feto poi.
L’azione palliativa o terapeutica dei farmaci teratogeni non viene meno, ma può generare gravissimi squilibri nel delicato complesso di meccanismi della gravidanza. È quindi doveroso che sia il medico a prescriverli, consapevole dei rischi e dei benefici e della situazione clinica della donna. Anche perché molto spesso per alcune specifiche condizioni patologiche per cui è fondamentale l’assunzione dei farmaci, è difficile “distinguere tra rischio attribuibile alla terapia e rischio associato alla patologia in quanto tale”. Una valutazione che, ovviamente, non può essere svolta se non nelle sedi opportune, ovvero quelle del ginecologo e del medico che segue la gravidanza.
In linea generale i farmaci teratogeni possono essere alla base di ritardi nella crescita intrauterina, anomalie del sistema nervoso centrale, infertilità, nascita prenatale, aborto spontaneo e morte fetale. Nello specifico per i farmaci neurologici è stata individuata una responsabilità nella formazione di anomalie cardiache, della spina bifida, di un ritardo dello sviluppo e di alcune dismorfismi facciali.
La vitamina A, invece, può provocare palatoschisi e malformazioni oculari.
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