Anonimo
chiede:
Volevo esporre il mio caso: sono rimasta incinta del primo figlio
a
39 anni dopo circa un anno di tentativi non continuativi, dato che ho
dovuto
curare alcune infezioni e fare delle indagini ormonali. Dopo alcune
settimane di ritardo dall’ultima mestruazione, accortami della gravidanza
(con un test comprato in farmacia), ho ritenuto opportuno recarmi il prima
possibile dal ginecologo, il quale mi ha sottoposto ad un’ecografia
tranvaginale e transaddominale confermando che si trattava di una
gravidanza
di circa sette settimane (un po’ più indietro rispetto alla data
dell’ultima
mestruazione, ma questo poteva essere dovuto al fatto che ho di solito dei
cicli abbastanza lunghi), in cui si poteva notare il battito. Insomma:
tutto
ok; forse l’unica nota un po’ più negativa è stato un commento che gli ho
sentito fare sul collo dell’utero, dove sembravano esserci piccole
perdite.
Comunque mi ha prescritto gli esami di rito e alcuni medicinali preventivi
(prometrium e anche degli ovuli vaginali per un’infezione precedente da
enterococco non ancora del tutto debellata). Ero al settimo cielo, ma il
sogno è stato di breve, anzi di brevissima durata: infatti già il giorno
dopo, di sera, ho notato una leggera perdita (tipo una leggera
mestruazione). La mattina seguente, non essendo riuscita a rintracciare il
ginecologo, mi sono recata al pronto soccorso, preoccupata, ma non
disperata: sapevo che in molti casi anche se si verificano perdite, questo
non significa necessariamente la perdita del bambino, e del resto, la
visita
appena fatta non dava adito a particolari preoccupazioni… invece i medici
del pronto soccorso, che mi hanno visitato, mi hanno immediatamente fatto
capire che non c’erano speranze… il battito non c’era più e la perdita
interna era abbastanza evidente… sono stata quindi sottoposta al
raschiamento e con esso è crollata buona parte delle speranze di diventare
madre. Vi chiedo: è una pura casualità perdere il bambino dopo una visita
ginecologica e dopo aver assunto farmaci prescritti dal medico (per un
buon
fine… si spera) o ci possono essere stati, nella visita stessa o nei
medicinali presi, dei fattori che possono aver provocato l’aborto?
Oppure: quali possono essere altre cause? Fattori genetici? Formazione della placenta? Collo dell’utero con problemi? Mesi precedenti di vita
stressante? Inoltre ho sentito che prima di praticare il raschiamento a
volte
si aspetta qualche giorno, per poi rifare l’ecografia e vedere se
eventualmente il battito sia presente: a me nel giro di poche ore è stato
detto che non c’era niente da fare e hanno proceduto quasi subito con
l’operazione. Vi ringrazio per i chiarimenti che vorrete gentilmente
darmi.
Gentile Franci,
una visita non è in grado di provocare l’aborto. Le terapie che lei ha
effettuato possono non essere in grado di evitare un aborto già imminente,
ma di sicuro non lo provocano. Quindi le cause sono sicuramente altre, fra
cui le più frequenti sono le anomalie genetiche. Altri motivi possono essere
le infezioni, coagulopatie, fattori immunologici ecc. Lo stress, chiamato
spesso in causa, è difficile da accusare, anche perché tutti, chi più, chi
meno, ne hanno. Se i colleghi hanno deciso di procedere al raschiamento è
perché avevano la certezza che l’embrione era privo di attività cardiaca.
Inutile guardare ancora, specie se c’è un’emorragia in atto. Non si
avvilisca e non rimugini sull’accaduto, ma guardi con ottimismo alla sua
prossima gravidanza. Cordiali saluti.
* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento
Specializzazione
- Ginecologo