Anonimo
chiede:
Buongiorno, mi sono sposata un anno fa con un ragazzo proveniente da un altro paese. Per lui ho cambiato tutto, piani, casa (sono venuta a vivere nella città dove lavora, nel suo paese di origine, una città noiosa, senza cultura e dove usi e costumi sono molto diversi). In realtà ho fatto in modo che i miei piani di carriera coincidessero con la sua vita, molto contenta di farlo. Ci è nata una bambina e purtroppo sua madre è corsa in aiuto e sono due settimane che mi rende la vita un inferno. Da loro, infatti, si usa che la suocera comanda, mentre la nuora non conta nulla, si riduce ad una tetta a sostegno della vita della piccola, che non è considerata neanche a pieno sua figlia ma figlia di suo marito e “oggetto” dei nonni paterni (mia suocera mi ribadisce più volte che i miei genitori non hanno alcun ruolo). Di fronte alle pretese della suocera di fare di casa mia casa sua e di mia figlia, un surrogato di figlia sua, mio marito ed io siamo stati uniti, lui l’ha sgridata molte volte e io le ho imposto le mie regole su come accudire la bambina (in realtà gliela lascio solo per fare il ruttino), ho segnato il mio territorio, facendole vedere che sono la padrona di casa. Lei così ora ha assunto un atteggiamento da vittima davanti a suo figlio e quando lui non c’è mi rende la vita un inferno: cucina solo per sé e suo figlio e quando suo figlio le impone di cucinare anche per me mi fa delle robe immangiabili, passa la giornata sul divano a dire quanto è stanca, così che tutti i lavori domestici me li carico io, culla la bambina continuamente di nascosto da me (l’ho colta in fallo un paio di volte), mi dice cattiverie, mi spiffera continuamente che la bambina di SUO figlio, di qua e di là, risvegliando in me un istinto di prendere sta povera creatura e scappare via (che poi per lei e per suo marito le donne non valgono niente e sperano per la nipote che sia una moglie obbediente e asservita). Quando mio marito torna a casa dal lavoro trova me isterica o in lacrime. All’inizio sgridava sua madre, ma ora che sua madre ha assunto la tattica della vittima davanti al figlio, lui ha un po’ cambiato atteggiamento: mi rimprovera di non aver capito niente, dice che lui ed io abbiamo sbagliato dall’inizio ad aspettarci qualcosa di diverso da sua madre che più che il suo villaggio non ha mai visto e che poverina soffre questa situazione in cui il suo ruolo è stato distrutto completamente quindi dovrei fare buon viso a cattivo gioco. Io gli ho detto che capisco questa cosa, infatti lei spesso mi fa pena e io allora le vengo un po’ incontro, sopporto il fatto che prepari tutto per suo figlio che è tanto stanco (le notti insonni me le faccio io), ecc. Ma poi mi spazientisco, mi sento ferita, sola (qui non ho amici, né parenti), incompresa, ho voglia di fuggire via di qui. Gli spiego anche che è un momento delicato, che gli ormoni giocano la loro parte, che ho bisogno di attenzione e tranquillità che non avendo nessuno oltre a lui qui, ho bisogno delle sue attenzioni ora più che mai. Ma lui sembra prendere tutto questo come capricci e ottusità mentale, tutta l’attenzione va a sua madre che poverina deve anche fare due passi, che poverina si stanca tanto. Per fortuna parte domani, ma il risultato di due settimane di visita è che mio marito è più freddo nei miei confronti e io sono esaurita e sull’orlo di una crisi di nervi. Temo che la sua famiglia, con le sue tradizioni e tutto il resto e con la convinzione profonda che io non valga nulla, perché la nuora è meno di zero, possano rovinare il rapporto con mio marito e rendere alquanto difficoltosa l’educazione di mia figlia. Non ho intenzione di restare qui per sempre, qualche anno per mettere i soldi da parte, e poi voglio tornare in Europa, e mio marito è d’accordo (ha studiato e vissuto in Europa e la preferisce a qui). Ma a questo punto temo il futuro, di restare incastrata in qualche strana situazione famigliare, visti i passi indietro di mio marito. E sono arrabbiata e ferita, perché io devo capire sua madre, ma nessuno ha mai fatto parola su me che ho partorito in un paese straniero e lontano dall’Europa, senza mia madre vicino, ho mollato amici, tutto, e mi sono adeguata a vivere qui in solitudine, accettando il periodo particolare della gravidanza che mi impediva di iniziare un lavoro e crearmi un giro di conoscenze, ecc. Tutti i miei sacrifici e sforzi sembrano dovuti e mi sento trattata come un’isterica fissata con sua suocera. Tengo duro per il bene della bimba, altrimenti a quest’ora avrei già mollato tutto, sarei crollata e mi sarei lasciata andare alla depressione. Come posso trovare comprensione e attenzione in mio marito e rendere quest’esperienza serena? Mamma nuova in cerca di una soluzione.
Carissima, comprendo il suo stato d’animo. Sentirsi alienata in un ambiente che non è il suo, scontrandosi con una cultura che non è la sua deve essere veramente una grossa sofferenza per lei. Mi chiede cosa può fare in questo momento per salvare capra e tavoli: io non sono mai stato un “bravo diplomatico” in vita mia, ma credo che lei dovrà esserlo, e molto più di me. Condivido il suo atteggiamento di imporsi nei riguardi di sua suocera, e credo che sia ormai chiaro chi è la madre della bimba. Penso che ora sia arrivato il momento delle concessioni: potrebbe accordarsi per lasciare una mezza giornata o più la bambina alla suocera così da poter passare più tempo con suo marito nel tempo libero di lui, ammesso che coincida con il suo. Il tempo passato con lui lo potrebbe sfruttare per rinsaldare il vostro rapporto; la concessione che farà alla suocera non deve sembrare tale, ma passarla come un aiuto importantissimo che la suocera le “concede”. Questo atteggiamento secondo me sì da stratega ma necessario farà bene alla coppia perché avrà una possibilità per far capire a suo marito che le sue proteste non erano bizze di un bambino, ma il suo segnalare agli altri ruoli e spazi nel modo che lei ritiene opportuno, e che una volta compresi porteranno a nuove aperture nei riguardi della suocera. Parallelamente far fare da baby-sitter a quest’ultima la farà credere necessaria più di quanto lo sia realmente, e se anche glielo ricorderà ad ogni “2×3” il gioco lo condurrà sempre lei.. Le vorrei lasciare uno spazio di riflessione: si ricordi che se si sente davvero la ”madre” non sarà più necessario imporsi con autoritarietà come in quel frangente (lì l’ha necessariamente dovuto fare), ma con autorevolezza. Mentre l’autorità si impone grazie a un comportamento basato sul potere, l’autorevolezza si basa sull’accettazione dell’altrui ruolo in virtù del riconoscimento dei meriti. In bocca al lupo!
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- Psicologo