Anonimo

chiede:

Egr. Dottor Barletta,
sono all’11+4 settimana della mia seconda gravidanza. Ho appena
effettuato la villocentesi e contestualmente ho richiesto lo screening
per fibrosi cistica, sordità congenita (connexina) e X-fragile (chiesto
solo perché sapevo che era possibile farlo, non perché ci fosse una
familiarità positiva a noi conosciuta e tanto meno problemi con il primo
bimbo). Ho fatto un prelievo di sangue anche io in quanto il
laboratorio di genetica ricerca le 3 anomalie genetiche prima di me e
poi se necessario sul bambino. Ebbene io sono risultata portatrice sana
della sordità congenita (gli altri 2 sono negativi). Ora il laboratorio
ci ha consigliato di effettuare la ricerca prima su mio marito ed in
base al risultato procederanno o meno sui villi del bimbo. Quello che
desideravo chiederle è: non sarebbe più veloce a questo punto effettuare
la ricerca dell’anomalia genica sul bimbo sapendo già che io sono
portatrice sana? Poi, consultando anche un sito da Lei consigliato
(centro mediterraneogenetica) ho visto che la patologia può essere sia
recessiva che dominante, ma visto che ci sono parecchi geni coinvolti
non ho capito bene se la connexina è coinvolta con l’una o l’altra
modalità di trasmissione o entrambe. Visto che ciò è abbastanza
rilevante ai fini delle probabilità di trasmissione al bimbo (se è
recessiva, se mio marito fosse anche lui portatore sano sarebbe il 25%
di probabilità che il bimbo sia malato; se dominante anche se mio marito
non fosse portatore sano ci sarebbe lo stesso il 50% di probabilità che
il bimbo sia malato), potrebbe chiarirlo? Ultima cosa: è ovvio che spero
che tutto si risolva al meglio, ma se il bimbo esprimesse la patologia,
ad oggi, quale sono le possibilità di cura (se esistono)? La ringrazio
molto per quanto vorrà chiarirmi al più presto.
Cordiali saluti

Egregia Signora Tiziana,
La sordità può essere determinata sia da fattori genetici sia da fattori
ambientali. Può infatti essere conseguenza di infezioni perinatali
(contratte durante la gravidanza o nel periodo immediatamente successivo la
nascita), di traumi acustici o cerebrali ed all’uso di farmaci tossici per
l’orecchio (ototossici). La sordità può essere l’unico sintomo presente
(forme non sindromiche) o può accompagnarsi ad altri segni e sintomi (forme
sindromiche). Nella sordità sindromica sono presenti altri segni e/o sintomi
che definiscono alcuni quadri abbastanza comuni quali la sindrome di Alport,
la sindrome di Waardenburg, la sindrome di Usher e la sindrome di Pendred,
oltre ad altre meno frequenti.
I geni più frequentemente alterati sono:
– Il gene connessina 26 (Cx26, indicato anche con la sigla GJB2,
gap-junction protein beta 2), identificato nel 1997 è il responsabile della
maggior parte dei casi di sordità autosomica recessiva (in Italia e Spagna
addirittura dell’80% dei casi). Le connessine sono una famiglia di proteine
presenti sulla membrana cellulare, dove formano dei canali necessari per gli
scambi e la comunicazione tra cellule. Questo gene è coinvolto in due
diverse forme di sordità non sindromica: DFNB1 e DFNA3. Mentre la forma
DFNA3 è molto rara, la DFNB1 è la più frequente forma ad eredità autosomica
recessiva. Si tratta di una forma congenita (presente già alla nascita) di
sordità moderata o profonda, generalmente non progressiva. Per questo
l’analisi molecolare del gene connessina 26 può essere molto utile per
diagnosticare una sordità congenita ereditaria.
– Il gene COCH è probabilmente il gene più frequentemente coinvolto in casi
di sordità non sindromica ad eredità autosomica dominante (DFNA9). Si tratta
di una forma progressiva che inizialmente interessa soprattutto le alte
frequenze e che comporta anche disturbi dell’equilibrio (vertigini) a causa
del coinvolgimento di strutture dell’orecchio interno. La funzione del gene
COCH non è ancora del tutto nota, ma nell’orecchio interno delle persone
affette sono stati evidenziati depositi di lunghe molecole zuccherine
(mucopolisaccaridi), probabile causa della degenerazione delle fibre
nervose.
– Il gene POU3F4 è il maggior responsabile delle forme legate al cromosoma
X. Le informazioni contenute in questo gene servono probabilmente per la
produzione di un fattore importante per lo sviluppo del sistema nervoso.
– Il gene 12S rRNA non si trova sui cromosomi ma è contenuto nel DNA dei
mitocondri. E’ responsabile della forma più frequente di sordità ad eredità
mitocondriale.
Esistono molte forme di sordità genetica con diverse modalità di
trasmissione:
autosomica recessiva in circa il 75% dei casi,
autosomica dominante in circa il 20%,
legata al cromosoma X in circa il 5%,
mitocondriale in meno dell’1%.
I geni o le regioni cromosomiche (loci) associate alle varie forme di
sordità genetica non sindromica sono indicati con la sigla DFN, dall’inglese
DeaFNess:
DFNA per le forme ad eredità autosomica dominante
DFNB per le forme ad eredità autosomica recessiva
DFN per le forme ad eredità recessiva legata al cromosoma X.
La sigla è seguita da un numero che indica l’ordine cronologico con cui i
geni o le regioni cromosomiche sono stati identificati. Non è ancora
possibile definire in modo preciso quanto sono i geni della sordità, perché
le conoscenze sulla genetica della sordità sono molto recenti. Sono stati
finora identificati 19 geni responsabili di diverse forme di sordità
ereditaria. Molti altri non sono ancora stati identificati e per questo
motivo al momento non sempre è possibile nei soggetti affetti definire la
forma specifica di sordità ed identificare l’alterazione del DNA (mutazione)
responsabile della patologia. Inoltre, alcune forme sono particolarmente
rare tanto da essere descritte solo in singole famiglie.
Oltre alla valutazione clinica e strumentale, il medico può utilizzare
l’analisi molecolare come conferma diagnostica nei casi in cui il gene
responsabile della forma di sordità in questione sia noto. L’analisi
molecolare si esegue in genere a partire da un piccolo campione di sangue o
di cellule raschiate dall’interno della bocca, e permette di analizzare il
DNA alla ricerca di mutazioni nei geni noti. L’analisi molecolare si può
inoltre eseguire nei familiari delle persone affette, al fine di
identificare i portatori sani della mutazione. Dato che non tutti i geni
responsabili delle numerose forme di sordità ereditaria sono stati
identificati, non sempre l’analisi molecolare permette di identificare
l’alterazione che causa la malattia.
La diagnosi precoce e quella prenatale possono essere eseguite solo se la
mutazione responsabile della patologia è già stata identificata nelle
persone affette presenti in famiglia.
Mi faccia sapere con precisione il risultato delle vostre
analisi, quale gene è stato analizzato in modo da essere più preciso nella
mia risposta.
Cordialmente

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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