Anonimo
chiede:
Gentile Dottore,
desidererei sapere se è possibile una diagnosi prenatale della sindrome di Prader-Willy (di cui era probabilmente affetto mio fratello) e se c’è un legame ereditario, ovvero se io posso trasmetterla a mio figlio. Sono incinta di poche settimane (7) e vorrei appunto valutare l’eventuale possibilità di diagnosticarla. Grazie per una risposta.
Egregia Signora,
la sindrome di P.W. è una sindrome complessa di origine genetica, caratterizzata da alterazioni del comportamento e da disturbi di vario tipo. Fra le alterazioni comportamentali caratteristiche troviamo l’iperfagia, cioè la spinta ad alimentarsi in modo assolutamente incontrollato.
I neonati affetti dalla sindrome di Prader-Willi manifestano ipotonia, cioè un abbassamento del tono muscolare, che causa debolezza diffusa. Per questo hanno spesso gravi difficoltà nell’alimentarsi, con problemi di suzione e deglutizione, tali da richiedere l’utilizzo del sondino nasogastrico. L’ipotonia migliora con il tempo e già in età infantile i bambini cominciano a mostrare alterazioni del comportamento, tra cui spicca l’iperfagia, cioè il bisogno incontrollabile di cibo, che rappresenta uno dei maggiori problemi causati dalla sindrome e che, in assenza di interventi, può portare ad una grave obesità e a complicazioni anche fatali. Mangiare in modo “compulsivo” e l’ossessione per il cibo iniziano solitamente prima dei 6 anni. L’impulso ad introdurre cibo è travolgente e porta le persone affette a mangiare qualunque cosa capiti a tiro, compresi alimenti liquidi e solidi scaduti o avariati, con gravi pericoli per la salute. L’alimentazione richiede perciò costante attenzione da parte dei genitori o di chi si prende cura del bambino con sindrome di Prader-Willi. Si pensa che a causare l’iperfagia sia una disfunzione dell’ipotalamo (la regione del cervello che regola l’appetito). L’appetito insaziabile può portare ad incremento di peso, spesso molto rapido, tale da compromettere la salute fino a mettere in pericolo la vita. Le persone affette dalla sindrome devono essere costantemente sorvegliate in tutte le situazioni dove è raggiungibile cibo. I malati che hanno un peso normale hanno raggiunto questo obiettivo perché sottoposti a rigido controllo esterno della dieta e dell’introduzione di cibo. II bambini con sindrome di Prader-Willi hanno un carattere gioviale ed allegro e solitamente non presentano problemi di comportamento. La maggior parte di ragazzi ed adulti affetti dalla sindrome ha invece difficoltà comportamentali, che coincidono con l’insorgenza dell’iperfagia, anche se non tutti i problemi di comportamento sono da correlare al cibo. Le persone affette subiscono spesso cambiamenti repentini dell’umore e trovano difficile adattarsi a situazioni che escano dalla routine. Per meglio gestire i problemi di comportamento di questi pazienti è consigliabile seguire regole di vita molto precise e routinarie, con rigidi limiti e gratificanti concessioni, sia per quanto riguarda la vita di tutti i giorni, che il tempo libero. La depressione può essere frequente nei soggetti adulti e può comportare la necessità di un trattamento farmacologico, mentre episodi psicotici si verificano raramente. Altre manifestazioni.
.. Alcune persone con sindrome di Prader-Willi possono non avvertire il dolore finché l’infezione è grave, o possono avere difficoltà nella localizzazione del dolore. Perciò, modificazioni anche minime delle condizioni generali di salute o del comportamento, riferite dai genitori o da chi si prende cura dei soggetti con Prader-Willi, dovrebbero essere prese in considerazione per eseguire prontamente indagini mediche.
Le persone affette dalla sindrome possono presentare difficoltà respiratorie. L’ipotonia, la debolezza dei muscoli della gabbia toracica e le apnee durante il sonno sono tra i fattori che portano a possibili complicazioni. Può insorgere anche molto precocemente e può essere difficile diagnosticare una scoliosi senza una radiografia della colonna vertebrale. La cifosi (spesso accompagnata a scoliosi), è più facile da osservare nell’adolescenza o nell’età adulta.
Per comprendere le cause genetiche della sindrome di Prader-Willi bisogna ricordare che ognuno di noi possiede 46 coppie di cromosomi; di ogni coppia di cromosomi, uno proviene dalla madre e uno dal padre. La sindrome di Prader-Willi è causata dall’assenza di una porzione del cromosoma 15 (porzione contrassegnata come 15q11-q13). Molte altre malattie genetiche sono causate dall’assenza di regioni più o meno grandi appartenenti ai diversi cromosomi, ma il caso della s. di Prader willi è piuttosto particolare: la malattia infatti si osserva solo nelle persone in cui la mancanza riguarda il cromosoma 15 di origine paterna. A causa di un complesso meccanismo biologico chiamato “imprinting”, i geni contenuti in questa porzione del cromosoma 15 sono funzionanti solo nel cromosoma paterno e sono “spenti” in quello materno. Le cause genetiche della S. di Prader Willi sono sostanzialmente: Delezione (mancanza) della regione 15q11-q13. E’ la causa più frequente della malattia (70% dei casi). Il cromosoma che presenta la delezione è sempre quello di origine paterna, per cui, di fatto, verranno a mancare i geni normalmente funzionanti sulla regione 15q11-q13 (quelli materni, infatti sono spenti).
Disomia uniparentale (circa 30% dei casi). Per dei complessi motivi biologici è possibile che entrambi i cromosomi 15 siano di origine materna. Questo fenomeno si chiama disomia uniparentale. Disomia indica che il numero di cromosomi 15 è normale (=2) ma che entrambe le copie provengono da un solo genitore. In questo caso i pazienti hanno un numero normale di cromosomi e una quantità normale di geni, ma è come se mancassero dei geni presenti nella regione 15q11-q13, in quanto sono attivi solo sul cromosoma 15 di origine paterna.
Mutazioni del centro di imprinting. Questo terzo gruppo di pazienti sono molto rari (1-2%). In questi casi l’alterazione è localizzata nella stessa regione del cromosoma 15 ma è più sottile, e coinvolge esclusivamente un piccolo frammento, chiamato “centro dell’imprinting”, che regola l’espressione dei geni circostanti. Il funzionamento corretto di questa regione permette l’espressione dei geni della regione 15q11-q13 di origine paterna. Quando il centro dell’imprinting è mutato, i geni che dovrebbero essere espressi dal cromosoma paterno non lo saranno più, con un effetto finale analogo a quello della delezione o della disomia uniparentale.
I geni nella regione 15q11-q13 che potrebbero causare la Sindrome sono numerosi (la regione è di circa 4 cM). Il gene SNRPN è stato per un certo periodo considerato un buon candidato ma varie evidenze suggeriscono che non sia responsabile della sindrome o almeno che non sia l’unico responsabile.
Se il primo figlio ha la delezione classica o la disomia uniparentale, il rischio di avere un secondo figlio malato è basso (inferiore a 1 su 100). Se il padre è portatore di traslocazione (15q11-13/ altro cromosoma) o con un difetto dell’imprinting, il rischio di ricorrenza può arrivare al 50%. Per questo è importante rivolgersi ad un centro specializzato per avere una consulenza appropriata.
Alla nascita la sindrome viene diagnosticata per l’ipotonia e alcune caratteristiche facciali; successivamente il ritardo mentale, l’obesità, la bassa statura, l’acromicria (mani e piedi piccoli), alcuni atteggiamenti comportamentali (bulimia altri atteggiamenti compulsivi) e il criptorchidismo nei maschi sono suggestivi della sindrome. Il test genetico esiste ed è accurato nel 99% dei casi. L’analisi genetica permette anche di effettuare la diagnosi prenatale per tutti i tipi di meccanismi che causano la sindrome.
Cordialmente
* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento
Specializzazione
- Genetista