Anonimo
chiede:
Gentili Dottori, il problema che mi affligge da oltre un anno e mezzo
è un’infezione vaginale da ureaplasma urelyticum. Ho assunto gli antibiotici
più svariati, da bassado a iosalide, da zitromax a eritrocina. Nessun
risultato, sebbene anche il mio partner sia stato trattato. Nel maggio
scorso, nonostante si dica che un infezione ostacola una eventuale
gravidanza, sono rimasta incinta. Purtroppo l’esito non è stato dei migliori
in quanto nel mese di settembre ho dovuto interromperla perché il bambino è
risultato affetto da trisomia 16. Per tutta la gravidanza ho continuato ad
avere paura degli effetti che quest’infezione avrebbe potuto avere sul
bambino: i medici con cui ho parlato sino ad ora mi hanno assicurato che non
c’è alcun nesso di causa e effetto. Io però vorrei provare ad avere un altro
bambino ma non sono ancora riuscita a liberarmi di quest’infezione, che in
realtà non mi dà alcun disturbo, escluse copiose perdite biancastre e a
volte maleodoranti. Il primario con cui ho parlato dopo l’ultimo tampone
vaginale mi ha suggerito di fare un’unica iniezione di pennicellina! Vi
sarei grata se voleste esprimere un parere. Grazie e complimenti per il
servizio
Gentile signora, purtroppo le infezioni da Ureplasma sono talora di difficoltosa eradicazione, come pare nel suo caso. In queste situazioni è utile al medico conoscere la sensibilità ai vari antibiotici del germe isolato, valutata mediante un antibiogramma. Ottenute tali informazioni è possibile eseguire una terapia di associazione, che impieghi cioè due diversi antibiotici che agiscano in maniera sinergica. Tale trattamento può essere eseguito a cicli, anche in assenza di sintomatologia. In questo modo si riesce il più delle volte ad eradicare l’infezione. Tale obiettivo va assolutamente perseguito: per quanto non vi sia una correlazione tra l’Ureaplasma e la anomalia genetica diagnosticata nel corso della sua gravidanza, il germe in questione può influire negativamente sul decorso della gravidanza oltre a poter essere correlato a serie patologie infiammatorie del tratto genitale femminile (malattia infiammatoria pelvica o PID). L’impiego di una monosomministrazione di “penicillina” consigliatale dal medico consultato ha certo un razionale che si basa sulla analisi di informazioni che io non ho: non posso, pertanto, esprimere una mia personale opinione in merito.
Cordiali saluti
* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento
Specializzazione
- Infettivologo