Anonimo
chiede:
Buonasera. Alessia, 34 anni. 5 mesi fa ho avuto un ritardo e pensavo di essere rimasta incinta.
Non era e non è nei miei programmi avere un bambino quindi si può immaginare che paura
ho avuto. Questa paura, in quell’attesa, si è mutata in terrore, un terrore che mi porto dentro
da quel test negativo a oggi. Dentro di me dicevo continuamente: fa che non sono incinta, fa
che non lo sono. Se succede abortisco, non mi importa nulla. Ho pregato anche Dio per
non rimanere incinta. Il mio uomo mi diceva sempre che non dovevo desiderare in quel modo
maniacale l’aborto, se fossi rimasta incinta, ma che comunque l’ultima scelta sarebbe rimasta
a me. Ma non mi interessava in quel momento il suo pensiero. Il tarlo mi tormentava.
Dopo il test, negativo, mi sentivo felice, libera da un peso enorme. Ma è durata pochissimo
quella finta felicità. Mi sono cominciate ad apparire davanti scene che mi riportavano li,
sempre li… Ho cominciato a vedere casualmente dei programmi sul parto, sull’aborto e mi sono
cominciata a sentire colpevole. Colpevole di aver pensato che avrei ucciso una vita umana.
Ora mi sento vicina a Dio, a quello che ha detto e il suo volere.
Ma non mi sento più vicina a nessuno: a mia madre, mio fratello, mio padre, i miei amici, il mio ragazzo. Sento solo odio dentro di me. Per me stessa soprattutto.
Sono colpevole di aver pensato e desiderato con tutta me stessa di abortire nel
caso in cui fossi rimasta incinta? Non ho più il coraggio di farmi sfiorare dal mio uomo,
non riesco più a fare sesso capisce? È come se peccassi, ecco si è proprio così, mi sento
sporca nei confronti di Dio. Mi rendo conto però che sto perdendo tutti e tutte le persone
che mi amano. Sono cinica, spenta, insesibile. Ogni tanto mi sento felice e ogni tanto non
vorrei reagire nemmeno alla vita. Non mi piace il lavoro che faccio, non mi piace occuparmi
di mio fratello e prendermi cura di lui in casa e sto trascurando l’uomo che amo.
Mi sono allontanata molto da lui, e in questo periodo i dubbi mi distruggono e mi vengono
anche su di lui. A volte è chiaro e limpido che lo amo, altre non vorrei vedere ne lui ne nessun’altro.
Lui ha accettato tutte le mie volontà ma sento che potrei perderlo.
Continuare a non fare l’amore con lui me lo farà perdere? Quando sono vicino a lui sento la voglia
dentro di me di fare l’amore con lui, ma poi mentre lo bacio e quando arrivo al punto di farlo
mi sento sporca nei confronti di Dio e mi blocco.
Mi aiuti perchè ora come ora non sento il desiderio di parlare di persona con uno psicologo.
Scusi se ho scritto tanto, ma ho scritto tutto quello che mi poteva venire in mente. Attendo la risposta. Grazie
Alessia stia tranquilla! Non ha ucciso nessuno! Ha avuto sì la fantasia di farlo, ma l’avrebbe fatto veramente? Mi sento di rassicurarla del fatto che lei, non è sporca ne di fronte a Dio ne a chicchessia. Lei ha detto di essere vicino a Dio ed il Suo volere. Il fantasticare di abortire non è la stessa cosa di farlo. In un momento di “terrore” è del tutto comprensibile che lei possa averlo fantasticato. Immaginare che se fosse rimasta incinta avrebbe abortito non significa che lei sia una omicida. Il desiderare qualcosa non equivale all’atto concreto. Mai! Vorrei aiutarla a riflettere su quanto è successo provando ad attribuire (quanto meno iniziare a farlo) a quei forti sentimenti che ha sperimentato un significato chiaro ed il giusto valore. Se lei è credente e frequenta la chiesa, si rivolga ad un confessore, il quale sicuramente saprà dare il giusto valore a ciò che ha vissuto e ridimensionerà senza meno i suoi sensi di colpa. Un punto in comune tra il Sacramento della confessione e “la psicologia odierna”, semplificando le cose, è “la riconciliazione”: tramite la confessione lei può chiedere perdono a Dio per i peccati che lei pensa di aver commesso e con l’assoluzione il prete la riporta tra le braccia del Signore”. In psicologia la riconciliazione prevede un percorso alternativo che è quello di rinforzare ed integrare gli aspetti del sè che, sembrano essere davvero distonici trovando una armonia che pare manchi. Come mi ha evidenziato, sta vivendo ed a vissuto sentimenti davvero forti: il terrore di rimanere incinta per iniziare. La spiegazione di questo vissuto, certamente non può essere il non avere in programma figli che semmai, è un dato di fatto. Mi spiego: lei non vuole bambini e quindi non li ha preventivati, ma il terrore della gravidanza non è giustificato da non averli in programma. Ma da qualcosa d’altro suppongo. Quindi quale potrebbe essere il motivo del terrore? Dice di sentirsi sporca e lontana dai suoi familiari e dal suo fidanzato. Ho l’impressione che per gestire il suo fortissimo senso di colpa, abbia dovuto “esportare” al di fuori di sé. Lei si biasima per la sua fantasia e questo le genera un vissuto di colpa. Il sentirsi lontana sembrerebbe significare che lei, si veda da biasimare anche dagli altri per lo stesso motivo, si senta non compresa o addirittura indifendibile. Se così fosse il fatto di sentirsi sporca e lontana e indifendibile è una esperienza che non ha nulla a che vedere su come gli altri la vedono. In questo modo lei sta espiando una colpa sproporzionata. È possibile che la sua famiglia non la veda dipinta così. Ho l’impressione che a monte di questo episodio che sta vivendo ci sia del “non detto”. Qualcosa riguardante il suo vissuto pregresso di cui non ha avuto la possibilità di parlare, elaborare e “archiviare” e che adesso si sta riaffacciando perché fatta riemergere da questi ultimi eventi. Non mi spingo oltre, ma rimango a sua disposizione per qualsiasi chiarimento. Visto il suo vissuto mi sento di fare una necessaria precisazione: non avendo sufficienti informazioni sulla vicenda, prenda ciò che le ho scritto non come una certezza assoluta ma come delle ipotesi che le diano lo stimolo per approfondirla.
Un caro abbraccio.
* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento
Specializzazione
- Psicologo