Anonimo
chiede:
Buongiorno, ho 34 anni e ho 2 bellissimi figli di 9 e 7 anni, fino a pochi mesi fa pensavo di non desiderare altro… poi pian piano ha iniziato ad insinuarsi in me il desiderio di avere un altro figlio (ad essere onesti vorrei che questa volta fosse una femmina ma ovviamente andrebbe bene lo stesso) fino ad arrivare al punto di parlarne con mio marito…. e lui ha risposto un secco NO!!! Posso capire che per lui la mia richiesta sembri assurda in fondo non ho mai parlato di volere 3 figli e lui ha una estrema difficoltà ad accettare i cambiamenti, ma io sto davvero male, continuo a pensarci anche perché in realtà non esiste un reale motivo per cui non lo si possa avere, no problemi economici, la casa è grande a sufficienza, io lavoro part-time, quindi riuscirei a gestirmi; la sua risposta è stata: non ne ho più voglia di ricominciare. Devo ammettere che ci sono momenti in cui provo verso mio marito una rabbia incredibile perché io sento di desiderare molto questo figlio come ho desiderato gli altri 2 (che amo tanto) e lui invece vorrebbe che dimenticassi questo desiderio e vorrebbe che tutto tornasse come era prima che ne parlassi. Dall’altra parte sono arrabbiata con me stessa perchè stavo bene prima che esplodesse in me questo desiderio quindi mi incolpo di aver voluto forse troppo dalla vita, non so…, sono però certa che non si può tornare indietro e ho paura che dovrò imparare a convivere con questo peso sul cuore. Finisco dicendo che amo mio marito e amo la mia famiglia e penso che sia proprio perché la amo così tanto che sia nato in me il forte desiderio di avere un altro figlio; malgrado tutto sono consapevole che per avere un figlio entrambi i genitori devono volerlo quindi dovrò trovare la forza di superare questo mio momento di tristezza e colmare il vuoto che sento in questo momento in un altro modo… ma come fare se il mio cuore e la mia testa continuano a pensare che un altro figlio porterebbe tanta gioia in più nella nostra bella e serena famiglia???
Carissima, sono molto dispiaciuto per il contrasto con suo marito e credo che ci sia ben poco che possa fare per convincerlo. Quello che penso possa aiutarla in questo momento è capire le motivazioni che soggiacciono al suo desiderio se non addirittura bisogno di avere il terzo figlio. Ognuno di noi ha un aspetto di sé che ritiene funzionare meglio e da questo aspetto di sé trae gratificazione e piacere. Ad esempio io nel risponderle e sapere che posso in qualche modo aiutarla mi fa star bene, perché mi gratifica sapere che posso essere importante per qualcuno nel momento del bisogno. Dopo tanti anni di duro lavoro è la mia vita. Se dovessi farne a meno starei male come e forse più di lei. Credo che per tutti possa essere così. Possiamo ipotizzare che per lei possa essere come nell’esempio che le ho fatto? Cioè sentirsi gratificata dall’essere la mamma di una creatura che dipende interamente da lei? E per questo sentire un enorme vuoto che può essere colmato solo con una gravidanza? Ma non solo questo; è possibile che si senta vuota per altri motivi e che il ricordo dolce e caldo e la felicità delle sue gravidanze e maternità possa indurla a credere che quel vuoto sarà colmato? Ma c’è altro: vede l’uomo sostanzialmente ha una grossa difficoltà ad empatizzare con le emozioni legate alla gravidanza in particolare, e con la maternità. La natura ci ha creato meno complessi delle donne, non abbiamo un orologio biologico che ogni 28 giorni ci avverte che il momento è giusto e stai perdendo un treno. Non c’è quella spinta biologico emotiva che le donne hanno a cercare una gravidanza. Possiamo solo immaginare che una donna può sentirsi già madre dopo il test della gravidanza positivo, quello che si prova a mettere una mano sulla pancia mentre si pensa a come sarà esser mamma della creatura in grembo, immaginare il suo futuro, sentire uscire la vita da sé sentirlo piangere per la prima volta, attaccarlo al seno. Tutto ciò davvero lo possiamo immaginare ma alla lontana. Ci sono uomini che alla notizia della gravidanza prima di essere felici “sbiancano di brutto” e le mogli dal loro punto di vista giustamente si sento rifiutate per la gravidanza quando poi in realtà lo sbiancare era relativo alla responsabilità che comporta la paternità. Di solito l’uomo inizia a pensare alla paternità quando la pancia inizia a vedersi. Altri a ridosso del parto. Altri ancora si sento davvero papà solo quando il bimbetto riesce a spiccicare 4 parole alle quali loro riescono a dare un senso compiuto, quando la mamma riesce a scriverci un libro sul significato di quelle quattro parole. Questo per dirle di non avercela a male con suo marito visti i nostri limiti biologici, ma nemmeno colpevolizzarsi per un desiderio del tutto legittimo. Penso tuttavia che dare un senso a quel vuoto che porta dentro potrebbe aiutarla ad accettare con meno sofferenza la decisione di suo marito ammesso che non cambi idea. In bocca al lupo! Rimango comunque a sua disposizione.
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- Psicologo