Anonimo

chiede:

Salve dottoressa, io e mio marito dopo tanta attesa, 4 anni fa abbiamo avuto un bimbo. Io ho affrontato mille ostacoli: una gravidanza difficile, un parto allucinante, un allattamento problematico. Ma il bambino è sempre stato amatissimo. Tanto che io e lui siamo sempre stati una cosa sola.

I primi due anni ho gestito quasi tutto da sola senza aiuti. Ho rinunciato a molto, lavoro compreso, il che mi ha portato anche a momenti di forte depressione. Ma l’amore per lui era così grande che non mi pento delle rinunce. Anzi, il desiderio del secondo è emerso dopo un anno. Mio marito è sempre stato contrario perché rimasto spaventato dai miei momenti di sofferenza, di crisi personale e da una crisi di coppia verificatasi dopo la nascita del nostro bimbo, crisi superata con un percorso psicologico. Potevo averne un altro e ci sono stata vicina. Ma il suo rifiuto e la mancanza di aiuti famigliari me lo hanno impedito.

Io dopo anni continuo a pensarci, mio marito invece dice che devo godermi quello che abbiamo. Un bambino dolce, buono, intelligente. Il bambino migliore che si possa avere. Dice che ne ho passate tante e che non devo mettere a repentaglio l’equilibrio personale e di coppia ritrovati né il lavoro tanto atteso che da 2 anni mi soddisfa. Né la libertà ritrovata.

Ciononostante, il mio desiderio profondo di un altro dolce frugoletto rimane. Nonostante il malessere, i dolori, le frustrazioni avute, nonostante tutte le incertezze derivanti da un’altra possibile gravidanza, non da ultimo l’età avanzata di mio marito e l’importante differenza di età fra noi, nonostante il non sapere se sarebbe sano, se sarebbe buono come il primo, se potrebbe ancora una volta mettere a repentaglio il nostro equilibrio. Nonostante tutto, dentro di me c’è il desiderio di avere ciò che non ho avuto e il pensiero fisso rimane, anche se per poterlo realizzare dovrei anche ricorrere alla fecondazione assistita perché ormai ho una carenza ovarica. Ma perché nonostante tutto viaggi contro, questo mio desiderio resta?

Gentile signora, il desiderio di avere un figlio muove da una serie di elementi connessi all’identità della persona ed è il risultato di un processo di maturazione del singolo individuo così come ha un profondo significato nel complesso processo di crescita all’interno della relazione con il proprio partner.

Come coppia mi sembra di capire che abbiate affrontato spesso una strada in salita ma con coraggio, beneficiando dell’aiuto di uno specialista. Quello che penso possa aiutarla in questo momento, è capire le motivazioni che soggiacciono al suo desiderio di avere un secondo figlio e le resistenze di suo marito, valutando insieme se ricorrere ancora al supporto di qualcuno per affrontare questi aspetti e, non ultimo, anche il fatto che questa volta dovreste intraprendere un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita.

È importante che siate consapevoli della strada che vi aspetta; la scelta di ricorrere a questi trattamenti infatti porta con sé tanta fatica e l’implicito patto di accettare di essere invasi nella dimensione più intima della vita di coppia. Ciò può dar luogo, se non vi sono buone risorse di comunicatività, ad un substrato di non detti, di rinunce, di auto-imposizioni che a lungo andare possono minacciare la serenità della coppia e talvolta anche la riuscita degli stessi trattamenti.

Per evitare di scivolare in questa situazione è bene quindi recuperare il dialogo instaurando una buona comunicazione, fatta sia della possibilità di parlare liberamente sia di ascoltare attentamente. Conoscere i vissuti dell’altro permette di far leva su una risorsa preziosa per ogni coppia: l’empatia. Le faccio i miei migliori auguri!

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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