Il mondo della scienza medica è in costante sviluppo. Questo porta alla ricerca e all’individuazione non solo di nuove cure e terapie, ma anche di test diagnostici più precisi e meno invasivi. Un caso eloquente è quello dell’Ultrascreen, propriamente uno degli esami di screening che si esegue nel primo trimestre di gravidanza.

Si tratta di uno screening semplice, rapido e sicuro che consente di individuare le probabilità di malformazioni cromosomiche del feto. La particolarità di questo test, oltre alla grande accuratezza è che consente di ottenere informazioni preziose prima di procedere con la villocentesi o l’amniocentesi. Un test quindi molto promettente che merita di essere conosciuto più nel dettaglio.

Cos’è l’Ultrascreen?

Come molti altri esami di screening, anche in questo caso è corretto parlare di test che individuano i fattori di rischio di una determinata patologia. Non si tratta, infatti, di veri e propri esami diagnostici, in quanto l’esito di uno screening, sia positivo che negativo, come è anche nel caso dell’UIltrascreen, non assicura con certezza la presenza o l’assenza di un fenomeno.

Questo è un aspetto che è sempre doveroso sottolineare e ricordare per evitare inutili preoccupazioni e ansie, specie nella donna in gravidanza che potrebbe subire serie conseguenze.

La particolarità dell’Ultrascreen è quella di non essere un test invasivo, a differenza di altri screening. Questo significa che sono del tutto assenti i rischi per il feto e possono essere condotti con una maggiore serenità.

Di quali esami si combina?

ultrascreen esami test combinato

L’Ultrascreen (o Ultratest) è un esame che si compone di due diversi test: un prelievo di sangue e un’ecografia ostetrica. Questi esami vengono condotti tra l’undicesima e la tredicesima settimana di gravidanza. L’ecografia permette di monitorare la vitalità dell’embrione e di misurare la translucenza nucale (NT) e la lunghezza cranio-caudale (CRL).

Il prelievo, il Bitest, è un test combinato tramite il quale rilevare i valori dell’ormone Beta-hCG e della proteina PAPP-A. Questi dati vengono inseriti ed elaborati da un particolare software che permette di stabilire il rischio che nel feto ci siano delle anomalie cromosomiche.

Questo è possibile perché si è scoperto come ci sia una maggiore probabilità di sviluppare malattie cromosomiche in feti la cui translucenza nucale era maggiore. Si tratta di una zona compresa tra la colonna cervicale e la cute. Se lo spessore di questa cute è alto è più probabile che ci sia il rischio di un’anomalia cromosomica. Le sostanze misurate nel campione di sangue prelevato, invece, sono sempre presenti durante la gravidanza, ma hanno una quantità alterata nei casi di malformazioni cromosomiche.

 Cosa può diagnosticare?

Attraverso l’Ultrascreen si può individuare il rischio della presenza di diversi difetti congeniti, cromosomiche. Le principali per le quali si effettua questo testo sono la Sindrome di Down e la Trisomia 18. La Trisomia 21 (Sindrome di Down) produce diversi effetti, tra cui un ritardo mentale e difetti all’apparato digerente e al cuore. La possibilità della presenza della Sindrome di Down aumentano con l’avanzare dell’età della madre e questa è una delle condizioni per cui si consiglia di svolgere questo esame.

Ultrascreen: i costi

L’ecografia per misurare la translucenza nucale e il prelievo del sangue, sono gratuiti attraverso il Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Per potersi avvalere dell’elaborazione dei dati combinati l’Ultrascreen può essere eseguito anche presso cliniche private con un costo che varia a seconda della struttura. In alcuni casi può superare anche i cento euro, ma è importante valutare quali esami e test rientrano nel servizio cui si fa richiesta.

È inoltre opportuno ricordare come l’Ultrascreen non vada eseguito sempre, ma solo in quei casi in cui siano i reali sospetti della presenza di un’anomalia cromosomica, ovvero età della madre superiore ai 35 anni e una storia familiare in cui in precedenza ci siano stati casi di anomalie genetiche.

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